Conoscevo - come avviene in un piccolo centro qual era Conversano all’indomani della II Guerra Mondiale il giovane universitario Giulio Gigante per l’attività politica che svolgeva quale segretario della locale sezione DC, nonché rampollo di una famiglia benestante per l’attività commerciale che svolgeva. Io, pur universitario, senza mezzi economici, mi ero dovuto inventare un’attività: quella di agente di commercio, dalla quale speravo di ricavare il necessario per il mio sostentamento. Certamente fu proprio la mia attività a suggerire, al giovane segretario, di puntare su di me, per l’elezione alla presidenza della locale Associazione dei commercianti. Perché io accettai di candidarmi? Non so trovare una risposta a questa domanda. Credo che, alle volte, i nostri comportamenti sono irrazionali, seguono cioè strade di cui non conosciamo il percorso e non sappiamo spiegarci dove ci condurranno. Ed invece quella elezione cambiò il mio destino perché, da futuro avvocato, dopo qualche anno, divenni direttore della Confcommercio di Bari, incarico che mi consentì, nel corso della mia vita professionale, di raggiungere traguardi che non avrei mai immaginavo. Passarono oltre cinquantanni. Avevo già pubblicato due libri quando mi venne l’idea di scriverne un terzo “C’era una volta” che mi avrebbe consentito di ringraziare Giulio Gigante nel modo che egli avrebbe senz’altro gradito: raccontare la ventennale attività culturale svolta dall’Università Popolare, da lui creata nel lontano 1958 nonché la vita e le opere del poeta armeno Hrand Nazariantz, di cui Gigante si era preso cura nel corso della sua permanenza nel nostro Comune. Il libro, pubblicato nel 1993, ebbe un buon successo. Fu presentato dal Sen. prof. Pietro Mezzapesa, all’epoca componente della Commissione Europea per la Cultura, in rappresentanza del Parlamento Italiano, e si arricchì delle testimonianze dei proff. dott. Vito Caputo, Nicola Damiani, nonché di quella della prof.ssa Marisa Fantasia, erede culturale di suo padre prof. Matteo. Mattatore della serata fu, non più il giovane universitario Giulio Gigante, ma un affermato professionista ultra cinquantenne che, per l’occasione, rivestì il ruolo di presidente della rinata Università Popolare. Aprì la serata con un suo commovente saluto e con la presentazione del relatore e dei testimoni. Al termine trovò il tempo di consegnare, al prof. Matteo Fantasia, una targa ricordo per ringraziarlo di aver condiviso la creazione dell’Università Popolare e per averla sostenuta nel corso dei suoi vent’anni di attività. Non mancò di ricordare i rapporti che erano intercorsi tra noi lungo quel lasso di tempo e di rivolgermi, concludendo il suo intervento, affettuosi ringraziamenti. La ricostruzione storica dell’Università Popolare da me fatta, i giudizi espressi, su quella sua creatura, da personaggi qualificati che lo invitavano a riprendere quell’attività culturale, gli fecero inumidire gli occhi. Io fui molto contento di vedere il mio amico Giulio sorridente ed emozionato. Copia del libro, come per i miei due precedenti, provvidi a spedirla a numerosi colleghi, direttori di associazioni di altre provincie e al presidente nazionale della Confcommercio - dott. Francesco Colucci, nativo della vicina Castellana Grotte - che mi fece avere un suo gradito giudizio che pubblicai nella prima pagina del libro. Questo il testo: “Puntuale come un orologio è arrivato il terzo lavoro. C’era una volta... è il titolo, ma della fiaba ha solo la carica avvincente e la capacità magica di rievocare immagini, luoghi e circostanze relegati in un angolo remoto e polveroso della nostra memoria. Per quest’ultima fatica l ’amico Lovecchio smette i panni di direttore della Confcommercio di Bari e di indomito viaggiatore per raccontare l *esaltante avventura di un gruppo di giovani sognatori, che nel gennaio del 1959, animati dal desiderio di diffondere la cultura, fondarono la Università Popolare. Le prime pagine del nuovo lavoro di Lovecchio, riferite al poeta armeno Hrand Nazariantz mi hanno riportato indietro nel tempo, quando anch’io sognatore, animato dal desiderio di vivere i momenti culturali più significativi della mia città, partecipavo agli incontri che il “Premio Città di Castellana Grotte”, realizzava con cadenza annuale. In uno di quegli incontri, nel 1955, il premio fu assegnato al poeta armeno, cioè a colui che i giovani sognatori di Conversano s ’ispirarono nella loro ventennale e ricca attività. Hrand Nazariantz era un personaggio sconosciuto per noi provinciali: un poeta di una terra lontana e di cui non era nota la tragica storia; il villaggio “Nor Arax”, la sua attività poetica, il suo pensiero filosofico ci era del tutto sconosciuto. Il merito di quella scoperta fu di quei giovani della vicina Conversano che mi aveva visto, nell’immediato dopoguerra, studente nel famoso Liceo Ginnasio “Domenico Morea Ritengo doveroso informare i lettori di questo lavoro che esso è frutto di puntigliose ricerche che mi hanno consentito non solo di riportare alla luce gli atti dei due convegni intemazionali sul poeta armeno, svoltisi a Conversano, ad iniziativa del Centro Ricerche di Storia e Arte, ma anche il pregevole lavoro del dott. Pasquale Sorrenti intitolato “Nazariantz - uomo, poeta, patriota”
La consultazione di alcuni servizi di giornalisti, di grande spessore culturale, e la lettura di alcuni lavori di autorevoli scrittori mi hanno consentito, inoltre, di ampliare questa mia ricostruzione storica
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