Una scrittura tutta in verticale
“Ma chi può dire / se non siamo ora / proprio dove saremmo / se avessimo scritto e fatto / quel eh ’era scritto / che avremmo fatto?". In questa ironica interrogazione mi sembra si celi la parabola destinale della scrittura poetica di Antonietta Lestingi.
Una scrittura sobriamente lirica e tutta in verticale, non soltanto per rimpaginazione di versi corti o cortissimi (talora di un solo vocabolo), ma per una verticalità di ricerca di senso esistenziale condensata nello slancio “di come tendiamo / ad andar verso / ’alto / in realtà /per lo spazio / che manca / qui in basso." Il poetare, dunque, come attitudine e aspirazione a sormontare la ‘bassitudine’ del quotidiano, là dove si ricorre ad “una piccola dose / di ricostituente / per andare al massacro / di parole pungenti / illusioni cadute / tentativi falliti / in partenza”
È, allora, nel dialogo e rapporto con l’altro da sé che è possibile stabilire la propria identità, trovare una collocazione al proprio esserci: “perché non tanto / di te ho bisogno / quanto di sapere / che se ci sono io / puoi esserci anche tu". Quel “tu” forse amoroso o forse soltanto relazionale, la cui conoscenza anche parziale è appena quel che basta a dare rilievo al nostro terreno transitare: “Non so di te / che quello che mi dici / e pure quel che vedo / ed anche / quel che sento / che tu sei. / È poco / ma è di più / di quel che è dato /sapere di chiunque”
Si affaccia talvolta nella Lestingi il dubbio che il poetare sia soltanto la certificazione ex-post di qualcosa, la brama del vivere, oramai trascorso: “Postumo il desiderio / non s'accorda / con la resa / delle carezze / alle parole”
Ma forse il vivere è soltanto un “lontano sogno americano” che si è provato ad incarnare nella realtà e che poi è “rimasto in un cantuccio / del viaggio sconfinato / in groppa alla mia fame / di pagine e di film".
Così vivendo-viaggiando l’ego poetante si ritrova come un’ape svolazzante “che pensa il dolore / di non vedere /più / un fiore". Ovvero il fiore delle mille e una vita possibili nel gioco dell’immaginario, tra ‘terra e cielo’, che nutre la vena di uno scrittore.
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