Enormi ricchezze accumulate dalla chiesa in tre secoli: ingenti le donazioni di quei cittadini confidanti nell’eterna salvezza dell’anima
“Le Storie di Romano”, ultimo lavoro del professor Didonna
A distanza di un anno dalla donazione della documentazione raccolta e custodita dal vecchio comandante di Polizia Locale in favore della biblioteca degli agostiniani, il professor Vito Didonna riesce finalmente a ricostruire le finalità della raccolta di cui sopra, pubblicando l’apposito volume: “Le Storie di Romano”. “Ho raccolto, trascritto e commentato storicamente i documenti notarili di costituzione dei Monti di Pietà di Noicattaro, rinvenuti tra gli appunti del Comandante Romano Sorino”.
Sulla base di quanto preliminarmente riferito dall’ascoltato, in via Madre Chiesa, esattamente su Largo Pilorso, esiste tuttora un vecchio edificio costruito nel 1850 circa, il quale doveva avere una probabile funzione di ospedale. Tuttavia, dal momento che lo stesso non entrò in funzione, si preferì utilizzare il Convento dei Cappuccini per la medesima funzione di Ospedale Civile. Poiché nel periodo citato non esistevano fondi pubblici, per costruire i predetti ospedali si fece ricorso alle proprietà della Chiesa (beni mobili e immobili), dalla stessa accumulati nei secoli, sebbene i secondi non siano mai stati destinati ad un’agricoltura estensiva o intensiva. Dal 1500 al 1800, dunque, nelle mani delle due chiese importanti di Noja (Capitolo della Chiesa Madre e, in parte, anche il convento dei Carmelitani) si accumulò un’enorme proprietà fondiaria, formatasi in seguito alle donazioni di quei cittadini che confidavano nella salvezza eterna della propria anima.
Le succitate donazioni si realizzarono costituendo sia i Monti di Pietà che i Benefici Laicali. Nel presente volume, - informa il professor Didonna -, sono raccolti i documenti dei sei Monti di pietà gestiti dal Capitolo della Chiesa Madre. Fondati nel medioevo, i suddetti Monti di Pietà si diffusero nell’intero mezzogiorno per via dell’espulsione degli ebrei nel 1500 ad opera del governo spagnolo, i quali ebrei concedevano prestiti al 12%. Funzione dei Monti di Pietà divenne dunque quella di gestire quei capitali necessari a finanziare le imprese agricole sul territorio con un margine del 5%, bel al di sotto del margine conseguente ai prestiti erogati dagli ebrei. I Monti di Pietà venivano inoltre utilizzati per soccorrere i poveri in determinati periodi (a Natale e Pasqua), gli infermi, i carcerati, le famiglie dei bisognosi, ma parte dei descritti capitali veniva soprattutto utilizzata nel periodo di Pasqua per costituire quel patrimonio che le orfane povere non riuscivano a costituire in vista di un eventuale matrimonio. Il Monte più interessante si rivela quello fondato dall'arciprete Petroni nel 1775, il quale prevedeva la donazione di lettini alle famiglie povere che dormivano in un unico letto, al fine di evitare rapporti incestuosi all’interno del nucleo familiare.
Tuttavia, con il governo napoleonico di inizi ‘800, ma, soprattutto con l’unità d’Italia, i Savoia espropriarono i benefici ecclesiastici, buona parte dei quali fu destinata alla vendita. Il 5 maggio 1873 si assistette a una clamorosa vendita all’asta, con una parte cospicua dei beni della Chiesa Madre aggiudicata ad Antonio Macario per una somma corrispondente a circa 200.000 lire. Si trattava del noto lotto 17 costituito da 20 fondi urbani, botteghe, soprani e sottani, oltre che da 188 fondi rustici (oliveti, mandorleti, seminativi, giardini, vigneti), per un totale di 134 ettari, tra cui anche numerose masserie.
Il volume, - riportante in calce un provvidenziale glossario con relativa definizione di termini oggi desueti -, dedica uno specifico capitolo alla presenza degli ebrei a Noicattaro, testimoniata tanto da un’iscrizione sul portale di levante della Chiesa Madre indicante il sepolcro degli ebrei stessi, quanto da un documento attestante la presenza dei banchi ebrei. Questi ultimi, allestiti in occasione di feste o fiere, avevano la specifica funzione di concedere prestiti ad agricoltori e commercianti che qui si rivolgevano. Come riferito dal professor Didonna, è questo un capitolo dedicato appunto alla presenza degli ebrei a Noicattaro, a Rutigliano, a Conversano, a Mola, dove la famiglia che all’epoca gestiva la città era Vaaz, un ebreo portoghese che aveva avuto la concessione della gestione della città di Mola, fondatore tra l'altro anche della città di San Michele di Bari.
Come chiude il professor Didonna: “Romano Sorino ha avuto la funzione di evidenziare la natura, l'importanza delle ricchezze patrimoniali delle chiese di Noicattaro, dimostrando come in realtà le citate ricchezze abbiano poi preso altre strade”.
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