Per un Vescovo è normale che si instauri un rapporto privilegiato con la sua Cattedrale. È la Chiesa Madre della Diocesi e come tale è là che egli continuamente torna con il pensiero ed il cuore, consapevole che proprio in quel luogo può scorgere le radici della fede del popolo a lui affidato. Quante generazioni di credenti sono passate tra quelle mura, quanta grazia di Dio è stata donata nelle diverse assemblee che si sono là radunate per implorare la misericordia e per elevare a Dio l’inno di lode e di benedizione, quante pagine di santità sono state scritte nel libro della vita dei fedeli che sono lì convenuti per cercare il volto del Signore! E poi, quanti Pastori hanno esercitato il ministero apostolico con abnegazione, coraggio e zelo, arricchendo con la propria fede il cammino di una comunità chiamata a costruire il Regno di Dio nella storia! Pastori diversi per origine, per formazione, per il modo di esercitare il ministero, tutti però accomunati dal desiderio di portare il Vangelo nella vita delle persone. Sono questi i sentimenti che provo ogni volta che entro nelle due Cattedrali della Chiesa di Conversano-Monopoli che la Provvidenza mi ha affidato. Mi piace chiudere gli occhi e, lavorando con la fantasia, immaginare il lungo pellegrinaggio che, nel corso dei secoli, ha portato nelle Chiese Madri delle precedenti due Diocesi un popolo assetato di verità e di eternità. È un’esperienza interiore che spinge il mio cuore alla gratitudine per quanto è stato realizzato da chi ha lavorato in questa vigna del Signore nel passato e, nello stesso tempo, mi provoca ad assumere con maggiore responsabilità il compito di trasmettere alle generazioni future il genuino deposito della fede, di cui oggi sono chiamato a farmi custode e promotore. Il Signore mi ha dato la grazia di ricevere dai miei Predecessori una splendida eredità, la Chiesa di Conversano-Monopoli, che - come ebbi a dire il giorno d’inizio del mio ministero - porta in sé il riflesso della bellezza dello Sposo, il Signore Gesù, a lei indissolubilmente unito: “Come sei bella, Chiesa di Conversano-Monopoli. Bella non di una bellezza umana, bella invece perché sei animata dallo Spirito del Risorto, che ti rende viva e luminosa. Sì, sei bella e viva perché di te si compiace il tuo Sposo, che ti ama nella concretezza delle persone che ti compongono”. Ebbene, della bellezza della Chiesa di Conversano-Monopoli è icona eloquente la nostra Cattedrale, che da secoli svetta in tutta la sua possente forza dall’alto del colle di Conversano, quasi a vigilare come madre premurosa sull’intero territorio diocesano. La sua è una bellezza austera, espressa dalla semplicità delle sue linee architettoniche, che sebbene non originali in alcune parti, per via dei tanti rimaneggiamenti avvenuti nella sua lunga storia, specie dopo il disastroso incendio che la distrusse quasi interamente poco più di cento anni fa, la rendono tuttavia carica di suggestione e capace di aprire al Mistero. Davvero sa parlare al cuore! Accostarsi al monumento è un’emozione unica. È come aprire uno scrigno di inestimabile valore, dove tutte le pietre parlano, raccontando di vicissitudini accadute nel corso di secoli. L’architettura dell’edificio, con le sue eleganti colonne che danno slancio e movimento alle navate; le decorazioni che l’arricchiscono, in modo particolare negli splendidi portali e nel rosone che svetta sulla facciata; l'effetto della luce del sole in alcune ore del giorno, che muta i colori sia all’esterno sia all’interno del tempio: tutto concorre a creare un’atmosfera quasi mistica che invita al raccoglimento e alla preghiera. Sì, è proprio vero, le nostre chiese sono luoghi vivi, dove è possibile incontrare il Vivente, e questo non solo nelle celebrazioni liturgiche ma anche attraverso l’ammirazione di quanto la genialità umana ha saputo creare. E tutto per la maggior gloria di Dio! Molte città sono state costruite attorno alle Cattedrali, quasi ad esprimere in maniera tangibile il bisogno di vivere all’ombra della Domus Dei, luogo dove Dio c’è e si fa incontrare, e dove è facile accorrere per aprire il cuore ed effondere nella preghiera le speranze e le attese, le gioie e le preoccupazioni. La Casa di Dio diventa la casa degli uomini: entrandovi è sempre possibile avvertire il calore di un’accoglienza che fa sperimentare quanto Dio ci ama! Saluto perciò con immenso piacere la pubblicazione del presente volume, scritto a più mani, tanto più apprezzabile perché permette di conoscere da vicino i restauri che hanno riportato la nostra Cattedrale alla sua originaria bellezza. Il Novecento è stato il secolo della sua rinascita. L’incendio che nella notte tra il 10 e l’11 luglio 1911 distrusse quasi del tutto l’edificio, fu la causa che determinò quei sostanziali interventi di restauro che permisero - certo in non pochi anni - di ricostruire la chiesa, recuperando quanto era stato risparmiato dalla furia distruttrice del fuoco, con l’inserimento di elementi decorativi che ben si armonizzavano con l’insieme del tempio rinnovato. C’è da essere grati agli autori dei contributi qui raccolti, perché ci fanno compiere un ideale Viaggio, immergendoci tra le fonti archivistiche e le tante foto d’epoca, che testimoniano lo “scenario di morte” che era sotto gli occhi dei conversanesi in quei tragici giorni. Questo materiale, organicamente utilizzato nei diversi studi, ci offre la possibilità di seguire passo dopo passo l’opera di ricostruzione, con tutte le fatiche e le lacrime che ne segnarono il cammino. Non meno interessante è l’approfondimento relativo al più recente restauro, risalente agli inizi del terzo millennio. Grazie ai moderni ritrovati della scienza e della tecnica, la Cattedrale è come “ringiovanita”, quasi a volerla consegnare alle nuove generazioni perché ne siano custodi per il futuro. Che grande responsabilità è il trasmettere ciò che si è ricevuto! E questo vale non solo per la fede nella sua essenza più profonda, ma anche per i segni che la richiamano nel tessuto concreto dell’esistenza! Auspico di cuore che il volume, aperto nelle nostre mani, mentre ci permette di conoscere la bellezza e le vicissitudini del massimo tempio della Diocesi, ci aiuti a legarci ancor di più ad esso, come ad una madre che raccoglie intorno a sé e custodisce i suoi figli.
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