Morire di Murgia e altri racconti salentini

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Prefazione

  
Morire di Murgia e altri racconti salentini  

Ritorna alle stampe, dopo circa dieci anni, il racconto-verità “Morire di Murgia” Allora, scaturito da un doloroso fatto di cronaca, fu un atto di accusa, uno strumento di lotta civile, una occasione di roventi polemiche: lo colse e lo sottolineò tutta la critica nazionale. Ora, sopite le polemiche, spente le accuse, resta la lotta?

 

Chissà... Restano comunque i problemi. Non quello drammatico e virulento del pastorello suicida. Oggi sulla Murgia, per fortuna, non esistono più i pastorelli. Finalmente. La lunga, faticosa battaglia è vinta? Forse si, ma solo in parte. Perché i pastorelli di ieri, anche se in minor numero, sono i ragazzi di oggi che evadono l'obbligo scolastico per andare nelle botteghe e nelle officine a lavorare. Dunque se è stato sconfitto lo sfruttamento dei bambini in campagna, non lo è ancora quello nelle città (anche grandi). Ci è sembrato perciò opportuno riproporre “Morire di Murgia” dopo tanto tempo, anche se il racconto era e rimane datato, non solo per la banale ragione che, essendo esaurito, non era possibile evadere le richieste che ancora arrivavano; ma per la più profonda ragione di favorire, ormai a freddo, anche nelle nuove generazioni di ragazzi, una riflessione pacata su temi scottanti che non vanno dimenticati e, anche, su tutto ciò che ancora oggi si muove, vive, soffre e gioisce in quell'area geografica e umana che chiamiamo Murgia. Infatti questa volta il racconto-verità non è più solo, ma si accompagna ad altri racconti, storie emblematiche di vita (ma anche di morte) di uomini e ambienti, animali e paesaggi della Murgia. Dove ormai i pastorelli non ci sono più: ed è una vittoria. Ma non ci sono più nemmeno i pastori: ed è una sconfitta.

 

Scompaiono a poco a poco le greggi, langue un'attività economica antichissima, nobile e un tempo florida come l’allevamento del bestiame. La Murgia si impoverisce: anche questo è un ‘morire’ Ma c'è anche chi, novello Maramaldo, ama affondare la lama: ed allora ecco l’installazione di poligoni militari che cancellano del tutto la vocazione agricola e culturale di questa terra: ed anche questo è un “morire’ Ma la Murgia non è un’isola, come non è un deserto. Pulsano nel suo grande cuore attività, fermenti, collegamenti. Il progresso non l’ha solo sfiorata; l’ha investita in pieno. I suoi paesoni di una volta, planati su vaste distese ondulate, diventano città tumultuose di traffico e commercio. Le sue lunghe strade piane sono nastri d’asfalto spesso macchiati dal sangue degli incidenti all’ordine del giorno della circolazione moderna.

 

La Murgia oggi gode e soffre i vantaggi e i mali di tutte le aree progredite del mondo. Solo che ai mali che toccano la natura, essa è più sensibile: il suo grande cuore è fatto di cieli aperti, di prati intatti, di campi arati. Purtroppo anch’essi possono essere investiti dal disastro ecologico: e anche questo è un ‘morire’.

 

Eppure a dispetto di tutto, questo libro non vuol essere un libro pessimista e lugubre. Perché solo la consapevolezza critica del negativo che è in noi, che è attorno a noi può darci la forza e la capacità di combatterlo innanzitutto; e poi di apprezzare e valorizzare tutto il positivo che è in noi, che è intorno a noi: la Murgia.

 

In questa nuova edizione sono stati inseriti alcuni interessanti racconti salentini.

L’Autrice

Scheda bibliografica
Autore Bianca Tragni
Titolo Morire di Murgia e altri racconti salentini
Editore Pensa Editrice
Prezzo € 9.00
data pub. marzo 2006
ISBN
88-87713-34-0
In vendita presso:
Il Gessetto di Saverio Dambrosio - Altamura - cell.+39 349 496 1974
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