La locale sezione dell’Arma Aeronautica continua nella meritoria opera di riproporre ai nostri concittadini saggi e monografie che, pur trattando temi di storia conversanese, non sono più reperibili perché ormai esauriti da tempo. A questa benemerenza se ne aggiunge ancora un’altra: i testi che la locale sezione dell’Arma Aeronautica viene ma mano riproponendo li pone in venduta a 7 € l’uno perché il loro intero ricavato viene devoluto alla locale sezione dell’Associazione Nazionale Tumori (ANT). L’ultimo volume in ordine di tempo pubblicato, nella suddetta benemerita collana, è il saggio storico-artistico dedicato a “Il Monastero di San Benedetto di Conversano” da Ubaldo Panarelli. A differenza, però, dei precedenti volumi questa volta viene invece riproposta una seconda edizione “riveduta ed ampliata”. Nuova edizione ch’è accresciuta da un’appendice costituita da tre nuovi capitoletti. Il primo è dedicato a “L’azione dei benedettini nei secoli” (pp. 49-50). Il secondo ad alcune note storiche dedicate alla chiesa di “Ognissanti di Cuti [Valenzano]” (pp. 51-52), che Ubaldo Panarelli individua essere la “gemella” della chiesa di San Benedetto. A queste due inediti seguono inoltre alcune “Note artistiche” (pp. 52-53) che sono riservate a individuare la tipologia cui si attennero i costruttori della citata chiesa di Ognissanti di Cuti. Purtroppo, però, sebbene questa riproposta de “Il Monastero di San Benedetto di Conversano” sia presentata come una seconda edizione “riveduta ed ampliata” - rispetto alla precedente che è stata data alle stampe nel 1977 - non contiene di realmente nuovo se non l’Appendice cui si è, brevemente, più sopra riferito. Il lettore ha poi la sgradita sorpresa di avere a disposizione la stessa, identica e molto invecchiata bibliografia ch’era posta ed è riproposta a corredo della prima edizione. Mentre, nel frattempo, gli studi storico-critico-sociali sull’ex complesso monastico di san Benedetto - e quindi le sue stesse ospiti - sono felicemente proseguiti con notevolissimo profitto. Ci riferiamo, in proposito, al saggio di Francesca MarangelliObbedire perché donne? Le monache di Conversano risposero di no, Ecumenica, Bari 1979). Poi al volume di Marco Lanera Lettere della badessa. Conversano. La corrispondenza ordinaria del monastero di S. Benedetto (Sec.XVI), Congedo, Galatina 1990.Quindi al contributo di Angelo Fanelli La giurisdizione badessale di Conversano, diritto femminile in Storia e cultura in terra di Bari, vol. IV, Tipolitografia Pineta, Conversano 1998, pp. 73-90. Poi ancora alla memoria di Antonio Fanizzi intitolata Cerimonie badessali, in Fogli per Castellana, n. 12, pp. 218-304. E con i temi che sono stati trattati nei precitati saggi, poi sono divenuti nuovo oggetto di ampi ed articolati studi anche le peculiarità prettatemenete artistico-architettoniche della chiesa di san Benedetto. In merito non si possono, per l’appunto, quanto meno doverosamente citare di M. D’Elia La pittura barocca in La Puglia tra barocco e Rococò, Electa, Milano 1980, pp. 207 - 230; la scheda dedicata al Monastero di San Benedetto a firma di Rosaria Lorusso Romito riportata in Insediamenti benedettini in Puglia, Catalogo a c. di M.S. Calò Mariani, voll. II, Congedo, Galatina 1981, pp. 217-235; le Note sulla chiesa di S. Benedetto di Conversano in I santi Benedetto e Scolastica nel XV centenario della nascita , Atti del Seminario di Studi, Schena, Fasano 1981, pp .137 e Chiesa e monastero di S, Benedetto, in Il territorio di Sud Est a Bari in età medioevale. Società e ambiente, 1983; di Pina Belli D’Elia Conversano. Abbazia di S. Benedetto, in Puglia XI secolo, Bari 1975 (n. ediz. 1987), pp. 200-2006; Ibidem, Le committenze badessali (secoli XVI-XVIII) in AA.VV., Le abbazie nullius, Schena, Fasano 1982, pp. 189-204 eIbidem Puglia romanica, Jaka Book, Milano 2003, p. 282; di Marilena De NigrisDonne e monacazione nel monastero di San Benedetto di Conversano in AA.VV.,Carte per la storia di Conversano, Arti Grafiche Scisci, Conversano 2002, vol. I, pp. 119-150. Malauguratamente identiche poi sono ancora presenti, in questa seconda edizione, alcune non accettabili sviste. Che, ovviamente, abbiamo riscontrato, comparando la prima con la seconda edizione de “Il Monastero di San Benedetto di Conversano”. Tra queste sviste non possiamo fare a meno di sottolineare che Paolo Antonio Di Tarsia ha stampato le sue Historiarum Cupersanensium in Madrid e non in Mantova [(la stessa menda è riportata sia nella I (cfr. p. 130) che nella seconda edizione (cfr. p. 47)]. Che Ferdinando Ughelli, nella sua monumentale Italia sacra, non tratta delle “badie” (cfr. p. 14 della prima e p. 3 della II edizione) ma delle sedi vescovili d’Italia. Che le pergamene, un tempo custodite dalle monache cistercensi di san Benedetto - contrariamente a quanto si afferma sia nella prima che nella seconda edizione - sono state tutte lette e quindi poi interamente trascritte. L’ultimo benemerito storico che se n’è proficuamente interessato è Marco Lanera (cfr. Lanera, Marco, Fonti per la storia di Castellana. I. Dal 901 al 117, Italgrafica Sud, Bari 1975; Ibidem, La “preistoria” di Castellana, sec. X-XII, pubblicato per impegno dell’Ass. Pro Loco di Castellana Grotte, Pascale, Castellana 1979 e Ibidem, Fonti per la storia di Castellana in Fogli per Castellana, n. 7 - 8, a. 1977-1978, Pascale, Castellana Grotte 1979, pp. 159-310). Le precisazioni che abbiamo più sopra riportato - sia ben inteso - hanno un unico, modesto scopo. E non sono affatto dettate da alcun intento polemico. Anche perché sono precipuamente rivolte al generale Pasquale Mstromarino che dirige la locale sezione dell’Arma Aeronautica. Quando la prossima volta provvederà a rimettere in circolo altri scritti d’interesse specificamente conversanese è bene che le riediti così com’erano originalmente date alle stampe. A meno che i loro autori non si sobbarchino alla non lieve fatica di aggiornare non solo i dati bibliografici quanto radicalmente la struttura stessa dei loro lavori, perché se i loro saggi avevano una precipua, elogiabile ragione storica di essere - beninteso nel recente passato - ora non la hanno quasi più se - per l’appunto - non vengono quasi totalmente rivisitati, rivisti e quindi riproposti con ben maggiore acribia critica ed esegetica. Il tempo infatti, malauguratamente, non passa solo per gli uomini. Ma anche se non proprio precipuamente per le stesse più esaustive conquiste storiografiche del recente passato. Infatti anche queste invecchiano. E invecchiano in maniera impressionante proprio perché, oggidì, il numero degli agguerriti specialisti dei vari settori di ricerca è divenuto foltissimo e quindi costoro apportano, con i loro specialistici contributi, quasi ogni anno, sempre più sofisticate conquiste. Sono acquisizioni che, solo qualche anno fa, erano - addirittura - impensabili. Ma che ora sono invece quasi all’ordine del giorno. E la monografia di Ubaldo Panarelli - lo si tenga ben presente - è dell’oramai lontano 1977.
In proposito si deve, inoltre, tener presente che nel suo “Il Monastero di San Benedetto di Conversano” Ubaldo Panarelli ricapitola i risultati acquisiti durante la stesura della sua tesi di laurea. E proprio dei pregi ma anche dei limiti conseguiti da una tesi di laurea si vale anche il volume che poi Panarelli ha dato alle stampe. Perché quando Panarelli si è accostato allo studio dell’ex monastero di san Benedetto non poteva di certo valersi di quegli strumenti critico-metodologici che non poteva possedere che in parte, in quanto era – per l’appunto - un nuovo adepto che vagliava le non semplici problematiche che, da decenni, si accumulavano sulla millenaria storia dell’ex Monastero di san Benedetto. |