Mezzogiorno Normanno 
Potere, spazio urbano, ritualità
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Recensito per "Scaffale" da Francesco Saverio Iatta
  
Scienze storiche e sociali

Caterina Lavarra, Mezzogiorno Normanno. Potere, spazio urbano, ritualità, Presentazione di Cosimo Damiano Fonseca, collana di “Scienze storiche e sociali. Nuova serie. Europa mediterranea. n. 1”, diretta da C. D. Fonseca, Congedo, Galatina 2005, pp.XV-175.

La monografia riunisce in volume tre recenti contributi dedicati al Mezzogiorno normanno e si ricollegano non solo idealmente - “per impostazione metodologica, fonti utilizzate, periodizzazione ed ambito territoriale”- ad una precedente, fortunata, ricerca della stessa A. intitolata La complessità nascosta. Forme di comunicazione nel Mezzogiorno normanno, Bari 2000. 
I tre saggi (il primo dei quali è inedito), infatti, propongono un’ulteriore, articolata riflessione intorno alle strategie della comunicazione sociale diffusesi nel mondo normanno, quindi ne delineano i loro meccanismi d’influenza e per ciò stesso colgono il valore simbolico che le strategie di comunicazione e i loro meccanismi assumono in alcune comunità urbane del Mezzogiorno. 
Questi tre lavori, per ciò, illustrano quella screziata e mutevole galassia di usi e costumi che ha segnato in modo davvero singolare alcune plaghe del Meridione in età normanna. I tre contributi, per l’appunto, contribuiscono a farci conoscere quell’universo di codici comunicativi che erano legati ai riti pubblici che caratterizzarono specificamente -e quindi per ciò stesso significativamente - la vita pubblica di alcune città del Mezzogiorno in epoca normanna. Per questo sondano piste d’indagine storiografica quasi mai prima battute con altrettanto meritorio profitto. E mettono, per ciò, in luce aspetti scarsamente prima indagati, quali: il ruolo delle donne; la fruizione culturale e simbolica del tempo e dello spazio sociale; la funzione degli elementi sonori ed olfattivi nel corso e durante lo svolgersi delle cerimonie pubbliche; la ragione dell’esposizione e/o l’ostentazione delle ricchezze; l’ufficio che assumevano le relazioni spaziali tra gli uomini; l’uso di determinati abbigliamenti; il ruolo dell’alimentazione; la ragione specifica di particolari gesti e singolari gestualità; le relazioni che s’instaurano tra gli uomini e quindi come questi determinano i loro comportamenti durante alcuni riti sociali, divenuti specificamente tipici dell’universo normanno. E ne mettono quindi in evidenza il loro peculiare significato antropologico, etnologico e simbolico. 
La puntigliosa, quando documentata, analisi di Caterina Lavarra s’incentra innanzi tutto sui rituali di accoglienza riservati ai potenti e sulla loro medesima casistica e questo primo sondaggio  s’intitola Rituali di accoglienza e spazio urbano nel Mezzogiorno normanno. Vi vengono, per l’appunto, individuate le procedure canoniche ch’erano riservate all’accoglienza di pontefici, principi e sovrani. Come poi, in queste stesse cerimonie rituali, s’inserissero - e a quale titolo - talvolta il clero e sin anche alcuni cittadini eminenti. Quindi specifica dettagliatamente a quali funzioni comunicative assolvesse il complicato cerimoniale di riti e rituali, di cerimonie e di cerimoniali ch’erano intimamente legati a queste occasioni comunitarie. E ne decodifica, poi, partitamene sia le intrinseche logiche quanto il loro valore prettamente simbolico. 
Nel secondo saggio (già edito negli Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Bari, XLVI -2003-, pp. 309-332, ma in questa nuova sede rivisto e notevolmente ampliato) intitolato Manifestazioni rituali della morte e potere nel Mezzogiorno normanno viene, invece, appuntata l’attenzione sulle procedure codificate e i comportamenti cerimoniali - ‘pilotati’ e non - e poi sulle manifestazioni di dolore e di compianto che seguivano alla morte di un potente. Quindi si colgono i significati simbolici, le specifiche valenze politiche e sociali che queste consuetudini, quasi standardizzate, assumevano agli occhi dei congiunti più stretti del compianto ed anche dei medesimi sudditi che partecipavano al generale cordoglio. Poi si individuano i comportamenti elaborati dai vivi per superare il distacco dai defunti: norme, queste, ultime che non assumono solo un valore meramente simbolico. Infatti il reiterasi di queste canoniche consuetudini mettono in rilievo come coloro che partecipano ai cerimoniali dedicati alla celebrazione rituale dei lutti, assolvano a precipue funzioni; come poi anche queste rispettino altrettante precise regole e influiscano quindi sulle stesse relazioni sociali e per ciò stesso quindi finiscano con il costituire delle precise gerarchie tra i partecipanti alla elaborazione del lutto. Sono, infatti, funzioni cerimoniali che poi coinvolgono il tempo medesimo della durata del lutto e, per ciò, anche lo stesso spazio pubblico della comunità che partecipa al generale compianto del potente defunto. E poi si rileva come tutto questo insieme - che costituire un universo di precisi sistemi comunicativi - condizioni gli stessi comportamenti sociali di un intero universo comunitario. 
Infine nel terzo contributo (già apparso la prima volta in Mediterraneo, Mezzogiorno, Europa. Studi in onore di Cosimo Damiano Fonseca, a cura di G. Andella e H. Houben, 2 voll. Adda Edirore, Bari 2004, II, pp. 641 - 676, ma poi per l’occasione anch’esso rivisto ed ampliato) che s’intitola Coscienza civica e tensioni sociali nel Mezzogiorno normanno:Benevento nella prima metà del XII secolo Caterina Lavarra fa convergere la sua indagine per cogliere gli elementi nei quali si estrinsecano sia la coscienza civica che le tensioni che attanagliarono la Benevento della prima metà del XII secolo. E per questo motivo sottopone ad un minuto esame quanto il notaio-cronista Falcone riporta sul suo “Chronicon”. È un’attenta analisi dalla quale Caterina Lavarra desume - perché ne decodifica tutti i suoi aspetti più peculiari - sia la coscienza civica dei Beneventani quanto le scoperte e ripetute tensioni sociali che coinvolsero Benevento stessa, tormentandola marcatamente, nel 1.100. 
L’interrogativo che quindi è sempre sotteso a questa puntigliosa serie di inchieste è presso a poco il seguente: chi sono i sapienti registi di questo teatro che è, purtroppo, la vita di quelle pallide copie dei libri che sono gli uomini? e che cosa poi vogliono recuperare dalle loro spettacolari quanto condizionanti rappresentazioni? 
Le indagini svolte da Caterina Lavarra, in questo suo Mezzogiorno Normanno. Potere, spazio urbano, ritualità sono, infatti, dettate da un preciso imperativo: individuare e quindi decifrare - al di là delle loro stesse contingenti teatrali apparenze - il valore dei riti e delle procedure rituali, oramai quasi standardizzate, che l’establishment normanno utilizzava per conseguire altrettanti precisi risultati politico-sociali. 
Questo specifico procedimento analitico permette all’A. di mettere a nudo le ragione e quindi gli stessi non nascosti intenti che gli uomini di potere del mondo normanno affidano ai loro cerimoniali rituali. E che - una volta messi a nudo - permettono di cogliere le ragioni anche degli escamotage autocelebrativi di un universo che si offre sulla scena del mondo con la sua maschera tragica e/o trionfalistica sopra tutto per catturare o consolidare consensi e potere, tendendo poi a fidelizzarli. 
Questa ultima monografia di Caterina Lavarla, quindi, risulta - considerata nel suo insieme - un utile quanto straordinario baedeker che guida all’interno dei meccanismi rituali più significativi della società normanna e ne svela le più intime prassi persuasivo-comunicative che il suo establishment aveva escogitato per affermare la propria volontà di potere. E questo tipo di investigazione sistematica permette, all’acribia critico-analitica, di Caterina Lavarra d’interpretare alcuni nodi socio-antropologici peculiarmente tipici del non certo uniforme universo normanno.
I tre contributi si valgono, inoltre, di uno splendido quanto funzionale apparato iconografico. Sono, infatti, riportate nel testo ben 26 riproduzioni in bianco e nero, fuori testo; invece, sono riprodotte fuori testo altre 15 illustrazioni: tutte a colori. E la loro collocazione strategica all’interno del volume fornisce, per ciò, altrettante pezze di appoggio iconico-documentarie alle stesse indagini condotte dalla studiosa. Anche per questo l’apparato iconografico diviene una fonte ulteriore d’informazioni. E, per ciò, dialoga anch’esso non solo metaforicamente, quindi quasi autonomamente, al lettore: perché costituisce una perfetta controparte visiva del testo e delle analisi che contiene.
Nella “Presentazione” Cosimo Damiano Fonseca coglie l’occasione per dar ragione della sostanziale nuova connotazione che assume, a differenza dell’antica e nota “collana rossa” (così era, infatti, nota tra gli addetti ai lavori) la nuova serie. In proposito sottolinea come questa è sostanzialmente legittimata da una serie di dati di fatto singolarmente peculiari. Rammenta, infatti, in proposito che sono trascorsi ben venticinque anni dal momento in cui apparve il primo volume della omonima prima serie. Che la ‘vecchia’ serie ha, per l’appunto, raccolto gli atti di convegni, le monografie, poi le miscellanee, quindi le edizioni di fonti prima dell’Istituto di Storia Medievale e Moderna e poi del Dipartimento di Scienze Storiche e Sociali dell’Università degli Studi di Lecce. Che le riforme universitarie dell’80, e poi la crescita della stessa Facoltà, quindi inoltre la moltiplicazione dei Corsi di laurea e infine la stessa diversificazione dei curricula hanno portato alla creazione di nuovi Dipartimenti e quindi, per ciò stesso, alla nascita di numerose altre collane ad essi afferenti. Che questo stesso rinnovato clima di fervore editoriale ha reso necessario far rinascere l’antica “collana rossa” ma aprendola, però, a più nuovi indirizzi storici per inserirla “saldamente nel dibattito storiografico” attuale e quindi dandole una connotazione ben differenze dalla prima serie che, per l’appunto, rispondeva ad esigenze sostanzialmente diverse da quelle alle quali intende dare una risposta la attuale. Da questi precedenti, quindi, rinasce - ma svincolata “dalle strutture istituzionali di afferenza, dipartimentali e non”- per assumere una maggiore e più spiccata libertà: la nuova serie della “collana rossa”. Il  titolo stesso dato alla collana (“Scienze Storiche e Sociali. Nuova Serie. Europa mediterranea”) vuole anch’esso essere un segno non estrinseco di quel singolare mutamento di rotta che ha assunto la collana rispetto alla prima serie. E “a fare da battistrada a questo nuovo corso - è per ciò - un volume che nella sua valenza epistemologica sintetizza l’incontro tra Mediterraneo ed Europa”. 
A chiusura di questa nota non si può rinunciare a segnalare -sia pure con alcuni cenni- alla funzione che assolve l’apparato paratestuale del volume che inaugura così, in modo precipuo, la nuova serie della oramai mitica “collana rossa” e che per questo si connota in modo tale da segnare una netta discontinuità con la precedente serie. La nuova, per l’appunto, intende unire, alla incontestabile validità e novità delle ricerche pure un apparato paratestuale particolarmente curato. Ci pare, infatti, che questo ultimo specifico intento abbia la funzione di far cogliere come nei secoli dell’alto medio evo un codice e quindi un testo scritto - per la sua rarità - potesse sin anche far dei miracoli come racconta Ilduino - abate a Parisi di St. Denis all’inizio del IX secolo- che vien citato da Guglielmo Cavallo, in Libri e lettori nel medioevo. Guida storica e critica, a proposito del valore taumaturgico che, a volte, hanno assunto i libri nell’alto medio evo. Per questo Mezzogiorno Normanno è stato dotato di una copertina in cartoncino telato rosso vivo cui è poi stata aggiunta una sovracoperta in carta patinata. Sul recto della sovraccoperta è riprodotta, a colori, la rielaborazione grafica di Il mosaico raffigurante l’ingresso di Cristo in Gerusalemmedella parete destra del transetto della Cappella palatina di Palermo. Sul verso della sovraccoperta è, poi, riportato un altro particolare, sempre a colori, del soffitto ligneo dipinto della Cappella Palatina di Palermo. Insomma l’apparato paratestuale di questo primo numero della nuova collana, preso nel suo insieme, concorre in maniera non certo modesta a valorizzare vieppiù l’accurata fattura editoriale del un volume che inaugura, come meglio non si sarebbe potuto, una collana storica che, per l’appunto, intende, sin dall’inizio connotarsi in modo specifico anche con l’ausilio di un non anonimo apparato paratestuale.
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Scheda bibliografica
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Autore Caterinato Lavarra
Titolo Mezzogiorno Normanno 
Potere, spazio urbano, ritualità
Editore Congedo Editore - Galatina (Le)
Prezzo € 20.00
data pub. novembre 2002
In vendita presso:
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