La storia della nobiltà del Mezzogiorno d’Italia, che è stata a lungo quasi esclusivamente storia del feudo e della feudalità, ha conosciuto negli ultimi decenni la problematizzazione della tradizionale equazione nobiltà-feudalità, grazie soprattutto alle ricerche sulle storie di famiglia. Lasciando cadere luoghi comuni e stereotipi sull’aristocrazia feudale meridionale, questi studi ci hanno consegnato di essa un’immagine a tinte più sfumate, meno compatta, più articolata e segmentata, in cui i chiaroscuri prevalgono sui colori netti.
In particolare, la storia della famiglia Acquaviva, una delle casate feudali più antiche e rappresentative del Mezzogiorno d’Italia, ha costituito un cospicuo campo d’indagine, anche grazie alla realizzazione di una serie di convegni sugli Acquaviva di Atri e di Conversano ad opera del Centro Abruzzese Ricerche Storiche, della Deputazione Abruzzese di Storia Patria di Teramo e del Centro Ricerche di Storia ed Arte di Conversano, il quale ha promosso anche la pubblicazione di studi monografici su personaggi rilevanti del casato e su alcune fonti acquaviviane ed ora inaugura la nascita di questa nuova collana presso l’editore Congedo.
Nel 2008, inoltre, il Centro Ricerche di Storia ed Arte ha varato, con la collaborazione dei Dipartimenti di Italianistica e di Scienze storiche e sociali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari e il sostegno finanziario della Regione Puglia, il progetto scientifico La biblioteca di Andrea Matteo III Acquaviva d’Aragona, nell’ambito dell’iniziativa del gemellaggio tra le tre ‘città acquaviviane’, Atri, Conversano e Nardo.
Il progetto mira a sviluppare iniziative integrate tra queste, al fine di promuovere l’immagine e la conoscenza delle stesse e delle realtà regionali di riferimento, attraverso lo studio e la valorizzazione delle ‘tracce’ lasciate nel Mezzogiorno italiano dal casato Acquaviva.
La memoria storica del lignaggio acquaviviano si è ‘pietrificata’, in Abruzzo come in Puglia e in Campania, in palazzi, castelli, cappelle, chiese, cicli pittorici, monumenti funerari, ma si è anche conservata in tante fonti scritte: contratti matrimoniali, alberi genealogici, memoriali, inventari testamentari, codici miniati, come per esempio quelli commissionati dal duca d’Atri e conte di Conversano Andrea Matteo III (1458-1529), in cui un elemento di grande interesse è il programma decorativo. Esso si estrinseca in un’ornamentazione molto ricca e complessa, contraddistinta spesso da articolati frontespizi architettonici e/o da veri e propri cicli illustrativi a cui collaborarono uno o più artisti, e che fa di questi manoscritti una delle espressioni più alte della miniatura rinascimentale.
L’obiettivo primario del progetto è quello di promuovere il ‘recupero’, la valorizzazione e la fruizione dell’importante e in buona parte ‘inesplorato’ patrimonio di manoscritti e libri a stampa di committenza acquaviviana, che il Centro Ricerche sta faticosamente identificando in varie biblioteche europee ed extraeuropee, mediante un’indagine accurata condotta tramite la consultazione di cataloghi e repertori bibliografici nazionali ed internazionali. Questo lavoro di spoglio ha consentito di evincere importanti informazioni non solo sui codici miniati e i libri a stampa della biblioteca acquaviviana, ma anche su lettere e documenti appartenuti o collegati ad Andrea Matteo III.
In questo volume viene pubblicata per la prima volta la traduzione in lingua italiana, eseguita ottimamente da Giulia Andreina Disanto, del tuttora fondamentale saggio di Hermann Julius Hermann (1868-1953) sui manoscritti miniati della biblioteca del duca Andrea Matteo III Acquaviva d’Aragona, pubblicato nel 1898 nella prestigiosa rivista viennese di storia dell’arte “Jarhbuch”. In questo contributo giovanile Hermann pubblicò la sua tesi di laurea, discussa nel 1895 ed elaborata presso l’istituto per le ricerche storiche (l’österreichische Institut für Geschichtsforschung) sotto la guida del suo maestro, il grande storico dell’arte Franz Wickhoff (1853-1909), uno dei padri fondatori della “Scuola di Vienna”.
Dopo aver delineato la vita e l’opera di Andrea Matteo III, l’analisi di Hermann si focalizza su nove dei codici acquaviviani più prestigiosi conservati presso la biblioteca imperiale di Vienna, e su altri cinque che si trovano presso la Biblioteca dei Girolamini di Napoli. In essi, l’Acquaviva aveva fatto trascrivere alcune tra le più importanti opere aristoteliche (scritti di filosofia della natura, Etica Nicomachea, Retorica, Temistio: Paraphrasis in tres libros Aristotelis de anima e De auscultatione phisica Aristotelis) e platoniche (Calcidius in Timaeum Platonis), oltre che opere di autori classici (Seneca, Cicerone, Isocrate, Plinio il Giovane, Senofonte, Livio, Apuleio), facendoli adornare da splendide miniature di grande interesse sia dal punto di vista artistico che contenutistico, ma che risultano di non facile comprensione in relazione ai testi. L’analisi di Hermann mira innanzi tutto a spiegare le assai complesse rappresentazioni allegoriche e le immagini mitologiche e storiche che si celano dietro di esse, mira a chiarire il rapporto tra le miniature, in cui egli intravede influenze soprattutto ferraresi, e il contenuto dei testi.
A più di un secolo di distanza dalla sua pubblicazione in lingua tedesca, abbiamo voluto proporre in lingua italiana il saggio di Hermann secondo l’edizione originaria, ma corredato di nuove immagini a colori di straordinaria bellezza, rendendolo finalmente accessibile sul piano linguistico, anche a un pubblico più vasto, animati dalla consapevolezza che esso costituisce ancora un ineludibile punto di partenza per lo studio dei codici acquaviviani e in modo particolare per il loro complesso apparato miniaturistico, ricco di significati nascosti.
La sua lettura risulta ancora molto proficua perché stimola nel fruitore una serie di quesiti, ad esempio, sulla relazione stretta che esiste nella singola pagina tra la parte scritta e la parte figurata; sul rapporto tra committente, scriptor e miniator; su chi dettava i soggetti e suggeriva le immagini; sul problema del dialogo tra le tecniche artistiche nel Mezzogiorno rinascimentale: miniatura, pittura su tavola, affreschi...
Sebbene i miniatori potessero disporre di modelli, Hermann arguisce che fu il committente Andrea Matteo III, raffinato bibliofilo, colto umanista e profondo conoscitore della letteratura e della filosofia greca e latina, a suggerire loro che cosa dovessero illustrare, cioè a orientare la scelta delle immagini che meglio si prestavano a rendere evidenti il contenuto dei testi trascritti.
Dalla fine dell’Ottocento a oggi, l’interesse per lo studio della miniatura è cresciuto enormemente. I notevoli avanzamenti della ricerca in quest’ambito artistico sono riconducibili alla fioritura di studi specialistici sulla produzione miniaturistica delle scuole locali, alla pubblicazione di cataloghi d’importanti biblioteche, collezioni e aste e di Dizionari dei miniatori che si sono arricchiti nel tempo di schede biografiche sempre più ricche e attendibili, all’organizzazione di convegni e di grandi mostre sul tema che hanno approfondito le conoscenze, alla nascita di riviste dedicate specificamente alla miniatura e all’istituzione di una Società Internazionale di Studi di Storia della Miniatura.
Dalla fine dell’Ottocento a oggi, nuove e importanti acquisizioni si sono conseguite, anche se il più delle volte in maniera puntiforme, non sistematica, nell’ambito dello studio della miniatura ‘aquaviviana’, avendo spesso come base di partenza o punto di riferimento il saggio di Hermann. Nell’apparato critico della traduzione (che è quello dell’edizione originaria) non si dà conto di queste novità che sono confluite nei Riferimenti bibliografici. Ci si discosta dall’edizione di Hermann solo per la numerazione originaria delle immagini (a colori), non più distinta in figure e tavole.
Qualche cenno ora sulla struttura del volume che, essendo il primo di una collana dedicata agli Acquaviva tra Puglia e Abruzzi, si apre con un mio contributo su Gli Acquaviva d’Aragona: un casato feudale dalle radicate tradizioni militari, religiose e culturali, tra Medioevo e Rinascimento. Una Nota sull'autore a firma di Claudia Corfiati, precede la traduzione del saggio di Hermann, seguita a sua volta da un ponderoso saggio di Francesco Tateo su Marte e Mercurio. Andrea Matteo Acquaviva e la cultura del suo tempo, che focalizza l’attenzione sulla personalità intellettuale dell’Acquaviva nella situazione meridionale, e si sofferma sulla sua formazione napoletana, sugli stretti legami da lui intessuti con personaggi di spicco come Pontano, Summonte, Galateo e altri, e sui vari aspetti della sua attività culturale quali, ad esempio, il recupero della “sapienza Greca”, di cui si fece divulgatore nell’entourage aristocratico; Tessersi fatto promotore della diffusione di testi a stampa; l’aver tradotto dal greco il De virtute morali di Plutarco, corredandolo poi di un dotto commento filosofico, arricchito da alcuni inserti di arte musicale e di scienza astronomica; la creazione di un’importante biblioteca greca e latina, riguardo alla quale Tateo fornisce un contributo ‘integrativo’ all’analisi delle immagini miniate analizzate da Hermann.
Nei Riferimenti bibliografici sul lignaggio acquaviviano, su Andrea Matteo III e la sua biblioteca, si è cercato di far confluire soprattutto la menzione degli studi più recenti, con l’intento di offrire degli spunti per approfondire la ricerca su questi temi.
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