Recensione di Enrica Cavallo
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nuova poesia contemporanea |
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Il “vissuto”, con il suo fardello di solitudine, di ansia, di emozioni, di interiori lacerazioni (“la mia solitudine d'interni”) costituisce il “sito” poetico di questo lavoro, in cui l'asprezza del referente reale, “i livori tumefatti”, "le collisioni accese" divengono, attraverso un processo di affilata introspezione/ ideazione/ elaborazione, risonanza lontana, delicato distacco ("ho cominciato a predicare la partecipazione marginale") pacato dolore ("rimuovendo il ricordo di crepe aperte") accettazione sofferta, speranza. Un'operazione d'immersione totale e d'identificazione con la realtà, ma anche di purificazione, di redenzione, di iniziazione poetica che l'autrice affida all'architettura del fraseggio, alla costruzione logico-sintattica dei versi, alle immagini ("il sorriso appannato dell'attesa...", "le carezze di luna stuprata...", "il buio dei tuoi discorsi, il chiarore dei tuoi silenzi...") che fissano le urgenze fantastiche alla parola... |
Enrica Cavallo Novembre 1997
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Recensione di Umberto De Agostino
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Un'odissea esistenziale vissuta in tre stadi legati insieme da un filo che va sotto il nome di "ricerca dell'anima". E il linguaggio di Maria La Volpe, che volteggia con dimestichezza fra l'intimità e la sperimentazione, fra la nostalgia e la speranza, sembra dare man forte all'esigenza di cercare a tutti i costi un punto d'appoggio, un centro di gravità permanente per uno spirito errabondo e inquieto. Non a caso "A riva per qualcosa da ritrovare" è suddiviso in tre sezioni - Indizi Percorsi e Luoghi - che rappresentano il viaggio ideale compiuto dall'Autrice verso una dimensione stabile e certa, mettendo a frutto le esperienze di vita passate. Ma forse nemmeno nel suo accogliente giardino albergheranno per sempre affetto e amore...
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Umberto De Agostino dalla Rivista multimediale “Il Club degli autori” del Marzo-Aprile 1999- N. 79/80
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Recensione di Antonio Risi
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Maria La Volpe, con grande competenza, è capace di interiorizzare il mondo circostante, specialmente il mondo naturale, che nelle sue pagine ha il fascino dei ricordi d'infanzia. La luna, i mandorli, le chiome degli ulivi, le stelle, le rocce, il mare, tutto viene trasfigurato, piegato, dalla poetessa a significare i moti dell'animo. Si tratta, in effetti, di una scrittura colma d'affetto verso la realtà quotidiana. E' una poesia che presuppone un dialogo, anzi, un colloquio familiare con il lettore. Sembra quasi che Maria La Volpe ci prenda per mano, dolcemente, per condurci in un universo di innocente naturalezza. L'autrice anela a vivere la POETICITA' della vita ed aspira a farla vivere anche a noi, intensamente, senza incasellare gli eventi dell'esistenza entro uno schema razionale. La razionalità ci permette di vincere la paura delle cose, ma soffoca anche la nostra fantasia, la imprigiona e le impedisce di volare verso il luminoso cielo che le appartiene. Per liberare la fantasia dalla “caustica solitudine d'interni” la poetessa coglie degli INDIZI, immagini illuminanti che possano aprirle un varco verso la libertà, verso la felicità e l'innocenza perdute. Gli indizi ci guidano attraverso PERCORSI, anziché viaggi, perché il percorso fa pensare a un itinerario a tappe, una specie di cammino interrotto da soste di riflessione, che servono a capire per poi procedere con una maggiore consapevolezza. Soprattutto consapevolezza del TU: il miglior percorso che l'umanità possa seguire è infatti quello dell'amicizia e dell'amore, e le poesie di Maria La Volpe traboccano di amicizie cercate e di amore invocato; bastino come esempi questi passi tratti da due poesie:
I nostri propositi di dialogo... li abbiamo conservati per poco... tanto urgente era il bisogno di comunicare. …………………………………………………………. Mi bacerai come il cielo d'agosto il mare: posando ad ogni bacio schioccato a fior di pelle una stella cadente
L'ultima sezione del libro è dedicata ai LUOGHI. Io li immagino come punti d'arrivo alla fine dei percorsi, e più precisamente come trasfigurazioni del TU e specchio dell'IO: Maria La Volpe, attraverso indizi naturali disseminati lungo percorsi d'affetto, ha ritrovato i luoghi della sua poesia, la riva del suo cuore.
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Antonio Risi da PAIDEIA, n.5 del Maggio/Agosto '98
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