Recensito per "Scaffale" da Giulio Esposito
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É stato appena edito un dotto lavoro di Antonio Fanizzi, Historie edite e inedite di Conversano, nella collana Crescamus dell'Archivio diocesano di Conversano, dell'Archivio Capitolo della Cattedrale e della locale Biblioteca diocesana "D. Morea", per i tipi delle Arti Grafiche Scisci. Il testo è una ragionata e puntuale raccolta di osservazioni sulle diverse storie di Conversano redatte da Giuseppe Bolognini, notar Francesco Giuliani, Paolo Antonio Tarsia, Giuseppe Antonio Tarsia Morisco, Donato de Jatta, Vincenzo Roppo, Oronzo Marangelli ed altri minori. Prendendo le mosse dalla nota Storia di Conversano dai tempi più remoti al 1865, Bari 1935, di Giuseppe Bolognini, Fanizzi a più riprese individua, anche sulla scorta degli studi del prof. Lanera, una serie di imprecisioni in cui cadde il celebre canonico, sviste che sono state poi ripetute da altri autori. Sui limiti di Bolognini invero, già il prof. Oronzo Marangelli, nella sua Storia di Conversano Breve esposizione. Saggi critici sugli storici locali e Conversanesi,Conversano 1931, ne rilevava un insufficiente rigore scientifico, che però scompariva se confrontato con il dilettantismo di Vincenzo Roppo, autore a sua volta di una sommaria esposizione delle vicende storiche di Conversano, edita nel 1926. E Marangelli dovette subire per queste sue valutazioni una ingenerosa stroncatura al veleno ad opera del prof. Francesco Vernaleone. La ricerca di Fanizzi rileva le insufficienze di Bolognini non certo per negare i suoi meriti, quanto invece per invitare gli studiosi a vincere una certa pigrizia intellettuale, superando alcuni luoghi comuni, al fine di avviare nuove e più approfondite ricerche. L'autore, infatti, ritiene che una nuova storia di Conversano deve avvalersi di contributi specialistici circoscritti. L'osservazione è assai convincente specie se si considerano i limiti della storia locale. Certo, è ben vero che non è più il tempo di scrivere opere che promettono di trattare la storia di una cittadina dalle origini ai giorni nostri. Oggi, infatti, la storiografia più avvertita richiede ben altre competenze per affrontare ambiti storici così vasti. E tuttavia, rimane sempre la necessità di presentare a fini divulgativi un quadro di insieme, che senza isolare le vicende minute dell'ambito locale, sappia raccordarle, confrontarle, integrarle in un contesto generale. Ne verrebbe fuori una storiografia capace di cogliere le specificità di un determinato territorio rispetto ad un generico idealtipo. L'utilissimo lavoro di Fanizzi si conclude con tre interessanti appendici. La prima riporta un seguito del libro delle storie conversanesi di Paolo Antonio Tarsia redatto dal canonico nocese Giulio Cesare Cassano, la seconda una "istantanea" di Lorenzo Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli (1797-1805), la terza, infine, di autore ignoto, è una voce del Dizionario Corografico dell'Italia, edito da Vallardi nel 1866.
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Giulio Esposito per Scaffale
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Recensito da Franco Iatta
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La storia delle storie di Conversano di A. Fanizzi
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Se si rileggono i contributi che sino ad oggi ha offerto Antonio Fanizzi alla sua comunità si ha l’impressione (ed è ben più che una semplice impressione) che sia un saggista che ha bisogno di nutrirsi di certezze. E che queste certezze comunque gli siano fornite, quasi (se non proprio unicamente) dai dati inediti che gli riesce di reperire in archivio e quindi poi dalla loro paziente, filologica interrogazione. Antonio Fanizzi dimostra, infatti, di avere una sorta di vero e proprio culto (insomma una sorta di venerazione mai paga) per il dato documentale in specie se questo è ricavato in maniera precipua proprio, se non proprio esclusivamente, da documenti inediti. E, per ciò, quanto più questi inediti son rari, singolari e preziosi: tanto più soddisfano la sua ansia (non affatto nevrotica) d’inesausto ricercatore. Come poteva, quindi, strutturare anche questo suo “Historiae edite ed inedite di Conversano” (collana “Crescamus n. 4”, GrafiscaScisci 2006)? Poteva Antonio Fanizzi ripudiare (ex abrupto, e cioè del tutto improvvisamente con una brusca sterzata che avrebbe finito con il fargli tradire il suo passato di erudito) i collaudati criteri che hanno, sin a l’altro ieri, decisamente orientato le decine e decine di contributi che ha offerto alla comunità conversanese alla quale si sente legato, per ciò, da alcuni precisi quanto inderogabili intenti. E cioè migliorarne il senso civico e quindi poi anche quello di appartenenza. Legando l’uno e quindi l’altro ad un passato che non intende come un anacronistico ‘idolo’, ma come un affidabile piedistallo da cui prendere lo slancio per tentare di costruire un futuro che realizzi le speranze che sono state inseguite, a volte sin anche vanamente, nel passato. Antonio Fanizzi ha per ciò, anche per questa sua vera e propria “Storia delle storie di Conversano”, fatto ricorso alla sua sterminata erudizione, quindi poi ai risultati che ha saputo conquistarsi in ben oltre trent’anni di ricerche svolte negli archivi e nelle biblioteche sin anche meno frequentate. Grazie quindi a questo suo bagaglio di singolari quanto non affatto peregrine e quindi preziose conquiste Antonio Fanizzi nel suo “Historiae edite ed inedite di Conversano” ha disseminato, a piene mani, la sua sperimentata, minuta conoscenza di nodi cruciali della storia conversanese e quindi poi anche di coloro che se ne sono fatti i suoi storiografi e li ha quindi coscienziosamente impiegati per realizzare questa sua ultima, puntuale e oramai ineludibile ricostruzione erudita. Antonio Fanizzi non si è di certo poi neppure precluso il piacere (che ritiene essere un suo preciso diritto-dovere) di rivelare i limiti della oltremodo lodata “Storia di Conversano” di Giuseppe Bolognini; quindi, invece, di celebrare i meriti del ben poco noto “notaro” Francesco Giuliani senior; poi dal ricordare, ma senza enfasi alcuna, le benemerenze di Paolo Antonio Tarsia; quindi poi pure quelle di Giuseppe Antonio Morisco e, non certo per ultimo, anche delle benemerenze acquisite dall’architetto Sante Simone. Infine non si è neppure dimenticato (se ne sarebbe, infatti, una precipua impagabile colpa!) di segnalare - delineandone i tratti più caratteristici - la “storia” di Donato de Jatta; la ricostruzione giornalistica di Alessandro Loehrl; le “Historiae” di Luigi Sylos, quelle di Vincenzo Roppo e poi pure la ‘contestata’ ”Storia di Conversano” di Oronzo Marangelli. Naturalmente Antonio Fanizzi non si è neppure fatto mancare, quasi proprio a conclusione di questo suo esaustivo excursus storico-erudito (per completarlo come meglio non si sarebbe potuto) di offrire al suo lettore ben due altre (beninteso: inedite) mini-storie di Conversano. Ci riferiamo alla raccolta delle testimonianze orali (purtroppo andate perdute) di don Stefano Sanducci, citato da Paolo Antonio di Tarsia nel sua Divae Virginis Insula Cupersanensis historia pubblicate a Madrid nel 1648 e ad una storia manoscritta di Conversano, di anonimo, citata da Pietro Piepoli. Che non si possono non considerare che ben due preziose ‘chicche’ che si devono, per altro, alla sua ben nota erudizione. La documentata rassegna di Fanizzi è, però, dovuta iniziare con una precisa constatazione. Né, per altro, poteva altrimenti. Sostiene, per l’appunto, correttamente Antonio Fanizzi che una vera e propria storia di Conversano – una storia che cioè faccia sue le conquiste delle più avvertite metodologie utilizzate dagli storici contemporanei – dev’essere, purtroppo, tutta ancora da compilare. In merito, per ciò, non ha potuto fare a meno di segnalare la recente “Storia di Bari”, diretta da Francesco Tateo, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari ed edita, di recente, per i tipi di Laterza. In questo quarto quaderno dei “crescamus” (di cui son venuti a far parte le “Historiae edite ed inedite di Conversano”) va rimarcato un dato. Gli apparati paratestuali sono più curati che non nei precedenti numeri. Ulteriore indizio della cura che pongono, per la felice riuscita della loro benemerita iniziativa editoriale, Angelo Fanelli e Vito Castiglione Minischetti: i due direttori della collana.
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2 Recensito da Franco Iatta
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Le historiae di Antonio Fanizzi lette da Franco Iatta
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Quando, come e in che modo la nostra comunità ricompenserà Antonio Fanizzi per i trent'anni che ha dedicato, instancabile, alla soluzione di alcune non marginali questioni di storia conversanese? Questo suo oscuro quanto prezioso impegno - ch'è confluito in ben 70 contributi - per la ricchezza di dati, archivistici ed eruditi, che contengono sono divenuti una vera e propria miniera a cielo aperto cui attinge, tuttora proficuamente, la comunità scientifica non solo pugliese. L'autore di "Armi e baroni" ha, infatti, messo a disposizione dei cultori di storia una documentazione così seria (è infatti trascritta dagli originali con una acribia filologica divenuta proverbiale) quanto notevole per mole ch'è stata ed è proficuamente utilizzata per giunta da specialisti di diverse discipline umanistiche. Infatti la documentazione che Antonio Fanizzi ha portato alla luce -e che ha poi sempre posto a suggello dei suoi contributi più notevoli - è il risultato di altrettante mirate ricerche che ha svolto presso decine di fondi archivistici comunali, provinciali, regionali e nazionali. Ed è, per l'appunto, alla meticolosa ricerca di questi documenti inediti che l'autore de "La toponomastica di Conversano antica" affida le peculiarità più caratteristiche delle sue monografie. Infatti, gran parte dei suoi saggi più felicemente noti si affida, quasi esclusivamente, ad una metodologia storica di stampo prettamente positivista. Antonio Fanizzi, per ciò, non delega alle interpretazioni ideologiche - e men che mai alle mere ipotesi - la funzione d'interpretare i nodi del passato di cui ricostruisce le vicende più intricate. Ma vi getta - a suo avviso - un fascio di luce tanto più penetrante quanto più questo fascio di luce è affidata alla somma di dati che l'autore de "Le ricerche del canonico Tarsia Incuria" ricava dalla puntigliosa e mai esausta voglia di rinvenire inediti. I lavori scientifici di Antonio Fanizzi hanno, per ciò, una loro precisa quanto inconfondibile caratteristica. Fondano, infatti, la loro legittimità scientifica su oneste ricerche di archivio e quindi la conseguente utilizzazione dei dati che ne ricava o che gli risulta siano statti dimenticati e/o prima di lui sono stati mal interpretati. Sin dai suoni esordi Antonio Fanizzi ha, infatti, deliberato di sommare puro dato archivistico a mero dato di archivio, risultati di ricerca tra le "antiche carte" a risultati di ricerche altrettanto irrefutabili. E questo genere specifico di lavorio ha poi sempre più affinato: anche a costo di passare come un erudito di paese. Anche se Antonio Fanizzi non risulta mai o soltanto un diligente ed operoso raccoglitore di materiali per la ricerca storica altrui. L'autore di "Armi e baroni" pare poi non si fidi troppo delle ipotesi storiche. Non tende quindi quasi mai a subodorare qualcosa, anche se più di un dato gliene offra qualche non modesta opportunità. Se si rileggono, per l'appunto, i contributi scientifici che sin qui ci ha offerto Antonio Fanizzi si ha la netta sensazione che sia un saggista che ha bisogno di nutrirsi di certezze. E che queste sicurezze gli siano fornite unicamente, se non proprio esclusivamente, dai dati che raccoglie e quindi dalla loro continua, filologica esaustiva interrogazione. Infatti, se un gruppo di documenti fornisce ad Antonio Fanizzi una serie ghiotta di dati, questi, preliminarmente ne verifica l'attendibilità quindi li somma, gli uni agli altri, ed ecco che si trova tra le mani, quasi senza altra fatica aggiuntiva, un suo nuovo contributo. Di fatto ha sommato giudiziosamente dati a dati e a questi ultimi ha poi aggiunto - non certo come un sovra più - un'altra buona somma di precisazioni che riporta nelle note a piè di pagina che pare non lo soddisfino mai qual sia il loro numero o la loro entità. Sicchè, a volte, le sue annotazioni in calce alle sue pagine divengono delle relazioni nella relazione. Antonio Fanizzi ha, insomma, il culto - si direbbe a volte sin quasi un amore quasi maniacale - per i meri dati documentali. E quanto questi son più rari, tanto più pare soddisfino la sua ansia di ricercatore mai soddisfatta appieno. Antonio Fanizzi mira infatti alla implacabile coerenza dell'accumulo dei dati. Perchè è solo nella somma ineludibile di questi che trova le certezze e quindi le verità che ritiene debbano essere il succo essenziale di una ricerca. Anche perchè - tra le righe - pare soggiunga, di continuo che solo questo genere specifico di lavori ritiene siano necessari al lettore interessato agli studi storico-municipalistico-locali. Come poteva strutturare Antonio Fanizzi la sua ultima monografia che ha intitolato "Historiae edite ed inedite di Conversano" (collana "Crescamus n. 4", Grafica Scisci, Conversano 2006)? Era probabile che ripudiasse,"ex a brupto" i collaudati criteri storiografici d'impostazione positivistica e quindi il suo impegno storico-erudito che lo hanno sin ora non solo guidato quanto felicemente confortato? Ha, per ciò, anche in questa sua Storia delle storie di Conversano fatto ricorso alla sua pressochè sterminata erudizione che è il risultatoi di anni di ricerche. Infatti se l'autore de "Le ricerche del canonico Luigi Tarsia Incuria" prospetta una riserva o propone i risultati di una sua ricostruzione storica questi sono sempre, sempre puntualmente corroborati dall'autorevolezza di un altro storico che per la sua autorità - universalmente riconosciuta - fa ritenere attendibile la riserva che poi Antonio Fanizzi fa sua e quindi divulga. Per ciò Fanizzi ha squadernato anche in questa sua Historiae edite ed inedite di Conversano" la sua proverbiale, sperimentata conoscenza di fatti, eventi e nodi della storia di Conversano e quindi di tutti i volumi scritti dagli storiografi conversanesi, editi ed inediti, e li ha quindi messi al servizio della sua puntuale, ultima - in ordine di tempo - esaustiva ricostruzione. Per questo l'ultima monografia di Antonimo Fanizzi esamina i limiti della oltremodo celebrata "Storia di Conversano" del canonico Giuseppe Bolognini; i meriti parzialmente riconosciuti del "notaro" Francesco Giuliani senior; rimpiange la perdita delle memorie ch'era sul punto di pubblicare, ma che poi sono andate perdute, del sacerdote don Stefano Sanduzzi di cui fa cenno nelle "Divae virginis insulae cupernanensis istoria" Paolo Antonio Tarsia; celebrano, senza enfasi alcuna, le benemerenze di Paolo Antonio Tarsia; quindi poi pure quelle del primecerio Giuseppe Antonio Morisco, dell'architetto Sante Simone e del canonico Donato de Jatta. Quindi poi ancora segnala - mettendone in risalto pregi e limiti - la "storia" giornalistica di Alessandro Loehrl; le "Storie" di Luigi Sylos, di Vincenzo Roppo e di Oronzo Marangelli. Accenna quindi a un'altra, non meglio definita "Storia di Conversano" andata anch'essa purtroppo perduta. Poi, ancora, menziona il rilievo che ha l'<<Italia Sacra>>, del padre cistercense Ferdinando Ughelli, che rielabora notizie e documenti, sulla diocesi di Conversano, che gli sono state fornite dal notaio per antonomasia di Conversano: Francesco Giulianis senior. Quindi tratteggia le benemerenze dell'abate Gian Battista Pacichelli, resocontista di viaggi, che ci ha donato la prima veduta prospettiva della realistica pianta di Conversano di fine '600. Infine segnala la voce di dizionario dedicata a Conversano da Lorenzo Giustiniani. E dopo tutti questi autori ha almeno un cenno anche per coloro che hanno scritto, sai pur brevemente, su Conversano e i monumenti o i suoi personaggi più illustri. Naturalmente l'autore di "Armi e baroni" non poteva mancare, proprio a conclusione del suo excursus storico-erudito, di presentare ben tre inedite mini-storie di Conversano. La documentata rassegna delle "Storie di Conversano" è , però, dovuta iniziare con una sconsolata constatazione. Antonio Fanizzi vi sostiene, per l'appunto, che una vera e propria storia di Conversano - che cioè rispecchi le ineludibili attuali indicazioni della più avvertita storiografia contemporanea - dev'essere - purtroppo - tutta ancora da scrivere. In merito, Antonio Fanizzi non ha potuto infatti fare a meno di segnalare la felice riuscita e quindi le benemerenze acquisite dalla recente "Storia di Bari" curata da Fratesco Tateo e pubblicata da Laterza. E, per ciò stesso, non ha neppure potuto fare a meno d'indicare - come esempio da proseguire - le pionieristiche iniziative promosse, caldeggiate e poi condotte felicemente in porto - tra mille intoppi - proprio in questo stesso ambito culturale, da Vito L'Abbate. Iniziative che poi sono state, inopinatamente, lasciate morire per l'incuria dei nostri amministratori che, per questo, dimenticano che se non si ha cura di ricostruire il nostro passato - sia pur esso nobile e culturalmente invidiabile - la nostra comunità corre il rischio di ripeterne solo gli errori. E non i suoi oramai passati splendori. A conclusione di questa nostra segnalazione ci preme segnalare, inoltre, alcuni piacevoli sorprese che ci offre il quarto quaderno della collana "Crescamus". Queste si devono alla cura che vi ha posto, Leo Brescia, che ha curato l'impaginazione e la riproduzione delle foto inserite nel corpo del testo. Anche gli stessi apparati paratestuali vi appaiono più curati. Fanizzi ha, infatti, riportato l'indice dei nomi citati nel corpo del testo e nelle note; poi l'indice generale con le sue partizioni in paragrafi e quindi un numero non esiguo di illustrazioni che impreziosiscono la monografia. E' stata accolta, infine, con questo "Creascamus" una nostra precedente raccomandazione. Un'intera pagina del quinto quaderno dei "Crescamus" è stata dedicata a ricordare i numeri già editi nel recente passato. Ma manca ancora, a nostro avviso, l'indicazione del loro prezzo e presso chi si può, eventualmente, acquistarli. Riteniamo, inoltre, che non sarebbe del tutto inutile indicare quali saranno i titoli della collana che stanno per essere editi. O che i direttori dei quaderni si propongono di pubblicare, nell'immediato futuro. I "Crescamus", oramai, costituiscono una nota felice nel desolato panorama culturale cittadino, quindi destano nuove e legittime aspettative che non devono, per l'appunto, essere frustrate. In proposito ci permettiamo quindi di consigliare ad Angelo Fanelli e a Vito Castiglione Minischetti, direttori della collana, di provvedere, sin d'ora, a segnalare - nei modi che riterranno più opportuni - la possibilità di poter prenotare - indicandone, altresì, contenuto, pagine e prezzo - il prossimo numero dei "Ceescamus". Dato il successo di stima che oramai circonda la loro qualità, la "prenotazione per l'acquisto certo" potrebbe assicurar loro un vita più lunga di quella che sin d'ora è facile pronosticare.
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Scheda bibliografica
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Autore |
Antonio Fanizzi |
Titolo |
Historie edite e inedite di Conversano |
Editore |
Arti Grafiche Scisci Conversanoi |
Prezzo |
s.p.i. |
data pub. |
febbraio 2006 |
In vendita presso: |
Emmaus - Conversano Edicola p.za Castello - Conversano Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. |
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