Tema quanto mai attuale, potrebbe essere approfondito secondo molteplici punti di vista, tanto che qualsiasi tipo di approccio, storico, letterario, filosofico, sociologico, antropologico, psicologico, geografico, si rivelerebbe tutt’altro che inappropriato. Tra tutti, l’aspetto sul quale mi soffermo, ossia quello culturale, implica il concetto di valorizzazione delle manifestazioni artistiche contemporanee in quanto fattore di sviluppo e di progresso del territorio regionale e, in questo caso, anche nazionale ed extra nazionale. La Cultura, dunque, come strumento di coesione e di integrazione sociale al di là dei confini territoriali, che partecipi al processo di accelerazione delle relazioni e degli scambi tra Paesi; la Cultura come scopo privilegiato della cooperazione tra soggetti pubblici e privati, che sostenga l’accrescimento delle potenzialità espresse dal territorio attraverso l’integrazione sinergica delle risorse esistenti, non ultimo quello dell’associazionismo culturale qualificato; la Cultura, quindi, che consenta la conoscenza, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio regionale. Il significato dell’evento proposto dallo Studio 5, trentennale galleria d’arte che qui inaugura una nuova fase della sua storia qualificandosi ufficialmente come “centro culturale” a tutti gli effetti, con la preziosissima collaborazione della cooperativa sociale “La Zarzuela”, rientra nell’ottica di un recupero delle svariate tradizioni regionali del nostro Paese ma con riguardo ad aspetti inediti, tipici di una produzione artistica, non solo figurativa, che abbia come elementi portanti l’originalità, la creatività, la sperimentazione di nuove forme espressive, il dialogo tra culture diverse, la promozione di rapporti di reciprocità con i Paesi dell’area mediterranea con i quali la Puglia condivide radici e affinità culturali. Le “porte del Mediterraneo”, in definitiva, nascono nell’ambito della promozione e dello sviluppo di iniziative mirate alla conoscenza e alla divulgazione del “patrimonio regionale di arte contemporanea” attraverso forme di itinerazione e interazione che favoriscano la rivisitazione e la valorizzazione dell’identità culturale e delle tradizioni della regione. In breve, un’occasione di esaltazione della cultura demoetnoantropologica locale, di collegamento delle manifestazioni artistiche regionali a circuiti territoriali ampi, sovraregionali e internazionali. Le “porte del Mediterraneo”, in sintesi, come concreti canali di comunicazione tra diverse civiltà e tradizioni dei paesi affacciati sul mare “nostrum”: gli artisti, maestri e giovani pittori e scultori italiani ma anche provenienti dal bacino del Mediterraneo, plasmando le stesse porte per creare le loro opere d’arte, hanno contribuito a esaltare ulteriormente il già elevato pregio storico ed architettonico del centro storico di Conversano che, per qualche giorno, si è prestato a ideale cornice espostiva. La ricchezza delle opere che ne sono scaturite, infatti, per la varietà delle tecniche utilizzate, per la raffinatezza esecutiva e la vivacità cromatica ben rappresentano le tradizioni dei vari paesi affacciati sul Mediterraneo: grazie a Caneva, Cataldi, Derasmo, Linzalata, Loconsole, Miale, Narracci, Piccoli, Prayer, Solari, Osma, Sebaste e ai giovani artisti della Zarzuela, è stato possibile rievocare la molteplicità etnica e culturale che caratterizza la nostra Puglia fin dall’VIII-IX secolo, quando la città di Bari divenne capoluogo di una seconda provincia “longobarda”, quando non era difficile incontrare, per le strade di Bari, cittadini di antica origine latina, longobardi, saraceni, siriaci, armeni, ebrei, ciprioti, illirici e slavi, italici, popolazioni dedite a commerci e scambi con l’opposta sponda dell’Adriatico e con l’Oriente bizantino. La città di Conversano ha quindi aperto le sue “porte” non alle ma alla civiltà del Mediterraneo, ed è diventata, con un pizzico di fantasia e di coraggio, una sorta di ulteriore “punto d’incontro” di lingue e culture diverse ma tra loro complementari, un “imprinting” multi etnico che caratterizza tuttora l’immagine del nostro meridione d’Italia. Un’ immagine che rimane ancora un po’ sbiadita se non si considera un ulteriore aspetto, ossia l’interdipendenza e la reciproca influenza, spesso trasformatasi in una vera e propria fusione, delle tradizioni culinarie, dei sapori della cucina mediteranea: la “Sagra dello spumone di Conversano”,che ha qui preso avvio con la sua prima edizione, vuole essere proprio un omaggio a questo incontro di sapori, odori, veri e propri segreti tramandatisi per secoli e che è possibile rimirare tra i profumi della tavola come segni dei tempi che si perdono nella storia della civiltà e di un mare che di quella civiltà fu la madre. D’importanza tutt’altro che secondaria è stata la volontà di coinvolgere un vasto bacino di utenza, agevolando la partecipazione delle fasce giovanili e dei gruppi sociali meno favoriti, nello specifico 2 gruppi di giovani artisti della Zarzuela, cooperativa finalizzata all’assistenza e riabilitazione psico-fisica e sociale dei diversamente abili. Ed è proprio grazie alla partecipazione di questa cooperativa che si deve l’organizzazione di manifestazioni convegnistiche e seminariali volte a favorire il dialogo culturale con l’approfondimento di tematiche culturali e scientifiche di particolare interesse. Si tratta, senza dubbio, di un programma denso di appuntamenti, pregno della volontà di un gruppo di persone decise a non soffocare, ma, al contrario, ad amplificare la voce più vera dell’arte contemporanea, quella che non rinnega le sue origini, ma le recupera facendone tesoro: un evento culturale che si unisce al coro di chi invoca, all’unanimità, l’apertura culturale; un piccolo contributo, un messaggio di incontro fra popoli e culture differenti, segno tangibile di una possibile armonica fusione tra indubbie differenze religiose, sociali, ideologiche, che insieme diventino testimonianza di civile convivenza.
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