Pietro Sibilia dopo aver trascorso una vita ad insegnare chimica si è appassionato, anche per la sua attiva partecipazione alla vita della sezione conversanese del M.E.I.C., alle vicende storiche della città di Conversano. Egli mi ha offerto la possibilità di leggere in anteprima la sua opera e devo affermare che si è trattata di una piacevolissima lettura. Oltre ad evidenziare la sua passione e competenza, è apprezzabile il modo in cui l'Autore ha saputo utilizzare due diverse fonti: per l'aspetto storico-economico egli si è avvalso della ricerca di fonti nell'Archivio Storico Comunale, mentre per quello demo-antropologico si è avvalso dei suoi ricordi personali. Quanto al primo aspetto, i risultati delle ricerche tra le carte dell'Archivio, comprese tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, relative alle vicende agrarie della nostra città offrono dati importanti per comprendere anche altre vicende sociali e politiche e rendono noti metodi e rimedi che organizzazioni come i Comizi agrari si preoccupavano a diffondere sul territorio per istruire i contadini a trarre maggiori benefici dalle loro terre. I progressi notevolissimi delle Scienze contribuivano da parte loro a rivoluzionare gli antichi sistemi di coltura, che spesso i contadini, purtroppo sordi ad ogni novità, continuavano ad ignorare. La seconda parte dell'opera è nata come somma di ricordi dell'Autore, tramandati in famiglia e nell'ambito cittadino attraverso i legami di parentela, di vicinato e di semplice conoscenza e in gran parte da egli stesso rivissuti negli anni della sua adolescenza, prima che essi venissero travolti dalla evoluzione sociale della seconda metà del Novecento. Il mai abbastanza rimpianto professor Marco Lanera (1930 - 2002) amava ironicamente ricordare che fino agli anni prima della II Guerra Mondiale, qui da noi la gran parte dei cittadini viveva come se fosse ancora Età della pietra, del resto non molti anni fa io stesso ho visto scene "preistoriche" in un territorio socialmente più arretrato rispetto al nostro. Pietro Sibilia ha il grande merito di aver salvato dalla dimenticanza e dall'indifferenza che ormai annebbia tutti indistintamente, situazioni e momenti della vita della nostra comunità, che naturalmente aveva caratteristiche comuni a quelle delle comunità vicine. Questi ricordi relativi alla vita sociale di Conversano, sono significativi anche perché costituiscono la sedimentazione di una civiltà millenaria, frutto di uno stile di vita che la maggior parte dei cittadini, fermamente guidati dallo spirito religioso in ogni attività, traeva dal succedersi delle stagioni, dal vivere a stretto contatto con la campagna e dall'alternarsi delle colture praticate. Non esisteva, certo neppure nelle loro intenzioni, quella che molti hanno poi definito "lotta di classe" in omaggio alla teoria politica comunista e che qualcuno ostinatamente così continua a definire. A quanto mi risulta per Conversano non ci sono testimonianze in proposito, ma in ogni caso, si trattava di una questione di mentalità: i contadini non avrebbero mai pensato di ribellarsi ai loro "padroni", datori di lavoro che garantivano la loro sopravvivenza. Essi accettavano fatalisticamente il modo di vita confacente al loro stato sociale, che si perpetuava immobile da secoli, ciò tuttavia non impediva loro di progredire socialmente, quando ne avessero avuto la qualità. Come ho già detto, tale stato di cose è durato fino agli anni Quaranta del secolo scorso, prima di essere travolto dal tumultuoso evolversi della società italiana ed europea. I ricordi dell'Autore si sono formati in un osservatorio privilegiato rispetto alla massa dei contadini poiché suo padre. Pasquale Sibilia, fu un attivo "innestatore", chiamato fino in altre regioni a mettere in pratica la sua professione. Egli ebbe occasione di imparare il mestiere in seguito alla disastrosa presenza della fillossera nei vigneti della Puglia e quindi in Conversano e dall'attiva conoscenza di cause e rimedi posta in atto dai Comizi agrari. Proprio in Conversano il professor Giuseppe Musei, dirigeva un Consorzio per la difesa della viticoltura, che si adoperava per diffondere i rimedi contro la fillossera e la peronospora. Nell'ambito di un corso per innestatori (mestiere che si poneva nella scala sociale più alta rispetto alla gran massa dei contadini) il padre dell'A. imparò ad innestare le viti e ne trasse vantaggi. Nella sua opera Pietro Sibilia non si limita a ricordare le operazioni relative all'annata agraria, rese più vivaci dall'inserimento di proverbi e termini che indicano particolari caratteristiche, che è sempre più raro cogliere nel linguaggio dialettale, ma anche a considerare i luoghi delle campagne, quelli di lavoro e quelli di aggregazione nella città di Conversano, le feste religiose, i matrimoni, i funerali ed anche alcuni personaggi caratteristici. La descrizione degli antichi usi agrari e dei comportamenti familiari e sociali così ampiamente indagata da Pietro Sibilia, risulterà senza dubbio affascinante per coloro che hanno vissuto in quell'epoca, che così potranno ricordare a loro volta ed aggiungere ulteriori particolari, ma costituisce una necessaria premessa per chi vorrà interessarsi della storia economica, della vita sociale e della vita materiale della nostra città. Salvo ricerche episodiche, la storia di Conversano ancora attende di esse indagata in modo organico e, in particolare ancora da avviare è la ricerca per individuare le linee di sviluppo dell'economia della città, del territorio e del suo circondario. Il suo risultato potrà offrire idonei elementi a far comprendere tutti gli altri elementi della vita passata e quindi del presente della nostra città. Il merito di Pietro Sibilia sta non solo nell'aver tratto dalla sua memoria tanti ricordi per tramandarli alla sua famiglia ed a quanti leggeranno la sua opera, ma, indirettamente, anche di invitare altri a ricordare per rendere la nostra sempre più culturalmente viva.
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