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Ancora un romanzo storico di un grande personaggio che rese illustre la sua prosapia per le sue nobili azioni: Giulio Antonio Acquaviva d'Aragona, il 23° conte di Conversano, 7° duca d'Atri e Cavaliere dell'ordine dell'Armellino. Un uomo di straordinario vigore fisico con una mente eletta, operoso e dinamico, schermitore impareggiabile e saggio amministratore, equilibrato seguace della politica aragonese, imbattuto sui campi di battaglia, stimato dai potenti, temuto dai nemici, rispettato negli affetti più cari, fu tenuto in conto dagli amici. Durante la sua lunga amministrazione di ben cinque lustri, durata dal 1456, anno in cui sposò Caterina Orsino, figlia del prestigioso principe di Taranto, fino alla sua tragica morte a tradimento, avvenuta il 6 febbraio 1481, sul campo di battaglia di Otranto, mentre tendeva un'imboscata per sterminare i rimanenti turchi invasori, i suoi domini attraversarono un periodo di serenità e di progresso con l'arricchimento di non poche opere architettoniche. Fu conestabile di Ferdinando d'Aragona, re di Napoli, sempre fedele secondo i suoi principi altamente morali, al servizio della cristianità, e si portò in ogni dove col senno e con la spada, lasciando un'orma indelebile della sua valentia. Giulio Antonio giganteggiò nell'Italia meridionale come uomo eccezionale in parecchi campi dello scibile umano e dappertutto divenne il simbolo della fede cristiana, della munificenza e dell'amministrazione illuminata. Mentre il protagonista e tanti altri personaggi sono veramente esistiti, non pochi, però, sono stati inventati per completare le numerose vicende che campeggiano in tutto il romanzo.
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Gli uomini grandi non sono ambiziosi, ma credono nel valore delle loro opere.
Quando il lavoro è vario e spontaneo, diverte e non genera la stanchezza.
L'idea all'origine è come la nebulosa: ha bisogno di riflessione per divenire opera d'arte.
Il cuore sensibile sprona le menti eccelse a compiere nobili azioni per i posteri.
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Lo scrittore produce le opere come la madre i figli e non sa quale valga più di tutte le altre.
Gli intellettuali, creatori di opere d'arte, non vengono apprezzati dagli uomini corrotti.
Quando uno è povero, nessuno lo aiuta; quando, invece, è ricco, tutti diventano amici.
L'invidia e la gelosia sono come due serpenti velenosi; che, seminando la zizzania, procurano fastidi dannosi.
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GIULIO ANTONIO è il personaggio dotato di una forza straordinaria sia come uomo di guerra sia come filantropo e amministratore equilibrato. E' il campione della fede cristiana, dell'amicizia sincera e della munificenza verso i bisognosi; e soprattutto sagace consigliere della corte di Napoli, ha lasciato un'orma indelebile del suo valore ai posteri. GIULIO ANTONIO è stato stimato dagli amici e temuto dai nemici, imbattibile sui campi di battaglia col suo coraggio di indomito guerriero. Ancora giovanissimo, partecipa ad un torneo di cavalieri, lo vince e come premio ottiene la mano della principessa Caterina Orsino e la contea di Conversano. Dal matrimonio nascono quattro figli educati ed istruiti dal vescovo Migolla. GIULIO ANTONIO è stato anche un grande benefattore, facendo costruire a sue spese diversi monumenti architettonici; e a lui si deve la fondazione di Giulianova, nel feudo della sua origine di Atri. A turbare, però, la tranquillità dell'uomo probo e prode, subentra l'invasione dei Turchi ad Otranto; ed ecco che il valoroso Giulio Antonio si trova sul campo di battaglia col duca Alfonso D'Aragona ad annientare l'esercito turco. E Giulio Antonio tende un'imboscata e viene ucciso a tradimento da un colpo di scimitarra di un soldato turco, appollaiato su un ramo di un albero gigantesco.
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Francesco Savino
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