Terra d'ombra
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Sinossi
  
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Romanzo
Paolo Finoglio
pittura e vita
tra luci e tenebre

Premio Letterario “Terre di Puglia” II edizione

 II classificato -  Edizioni di pagina con “Terra d’ombra” di Mariano Rizzo

 

II classificato del Premio Letterario “Terre di Puglia” II edizione

 

All'alba del XVII secolo il Regno di Napoli è un luogo sospeso tra un futuro impaziente di realizzarsi e un passato incapace di trascorrere, dove miseria e splendore si danno battaglia e le creature del buio ancora si azzardano a camminare tra la gente. Gli interpreti di questa complessa realtà sono i pittori, che sanno mediare tra luci e ombre per poi trasferirle sulla tela.

 

In questa terra enigmatica ha inizio l'avventura di Paolo, che quasi per caso si scopre artista; ma per assecondare il proprio estro occorre imparare che vita e incubo hanno spesso lo stesso aspetto, e trovare il proprio posto al confine tra essi. Il suo intenso cammino lo condurrà dalla Napoli di Caravaggio e Artemisia a una Lecce non ancora barocca fino alla corte del Guercio di Puglia, tra personaggi straordinari e grotteschi, amori proibiti ed eventi in grado di cambiare la Storia, sulle tracce di una misteriosa donna dietro il cui volto si nascondono forse molte donne dalle identiche sembianze.

Il fascino ambiguo del Mezzogiorno seicentesco attraverso le suggestioni di una mente artistica, in una storia sospesa tra fiaba e realtà ispirata alla vita di Paolo Finoglio, autore di uno tra i più celebri cicli pittorici dell'arte pugliese.

 

Sinossi

 

Diamine, mi sono di nuovo ingannato: pensavo che per una volta sarei riuscito a descrivere ciò che sono davvero, e non ciò che credo di essere. D'altronde, ormai dovrei averlo capito: non posso documentare la verità. So dipingere la guerra, ma non la paura, il coraggio, il clangore delle armi; mi è facile disegnare abiti bellissimi, ma non la morbidezza e il fruscio delle sete. Tutto questo si perde lungo la strada che connette gli occhi alle mani: non rimane che un insieme di linee e colori, immagini mediate dalla mia abilità e da ciò che accade nella mia testa.

E allora che senso ha scendere a patti col buio, implorarlo di rendere visibili le storie che vi sono immerse, se poi la verità rimane una scena impossibile da rappresentare? Non so quale sia la risposta, ma non posso fare altro. Narrare è la mia condanna, la mia pena un'eterna insoddisfazione.

 

Scheda tecnica

 

Terra d'ombra è un romanzo storico ispirato alla figura di Paolo Finoglio (1590-1645), pittore tardomanierista attivo nel Regno di Napoli nella prima metà del secolo XVI, celebre per il ciclo di dieci tele sulla Gerusalemme Liberata esposte a Conversano (BA).

L'opera nasce con l'ambizione di tracciare una biografia romanzata ma credibile del Finoglio, comprensiva della sua evoluzione artistica e delle vicende familiari; pertanto esso si basa su una puntuale ricerca bibliografica e archivistica atta a connettere i pochi dati certi sulla vita del pittore, oggetto di studi solo a partire dalla seconda metà del XX secolo. Per meglio raggiungere questo obiettivo è stata adottata la giustapposizione di due piani narrativi, in terza e in prima persona: da un lato il dato “oggettivo”, dall'altro le suggestioni artistiche del Finoglio, che si estrinsecano in vere e proprie visioni d'incubo del tutto pertinenti alle contraddizioni del periodo preso in esame.

Alla vita del Finoglio s'intervallano le ricostruzioni di episodi realmente accaduti negli anni di vita dell'artista, come ad esempio l'eruzione del Vesuvio del 16 dicembre 1631; nondimeno la vicenda del pittore incrocia quella di personaggi storici da lui realmente incontrati, tra gli altri il Caravaggio, Artemisia Gentileschi e il conte di Conversano Giangirolamo Acquaviva d'Aragona, ai quali è stata data dignità di comprimari con uno studio biografico e psicologico atto a renderli umani e credibili; anche in questo caso è stato determinante lo studio di fonti coeve e saggi autorevoli in materia.

Particolare attenzione è stata riposta nella ricostruzione puntuale delle tre città in cui Finoglio visse, Napoli, Lecce e Conversano, ottenuta mediante lo studio di mappe topografiche e vedute artistiche coeve. Completa l'affresco storico la rievocazione dell'atmosfera socioculturale del '600, che vedeva contrapposti estrema povertà e lusso sfrenato; presente anche una componente “gotica” che attinge dal folklore e dalle credenze popolari del Regno di Napoli, anch'esse fondamentali per la comprensione della mentalità artistica (e non) dell'epoca.

Il romanzo è suddiviso in quattro parti, corrispondenti ad altrettante “fasi” della vita del Finoglio e alle città in cui ha vissuto: Napoli, Lecce, nuovamente Napoli e infine Conversano. Ciascuna sezione porta il nome di un diverso pigmento (Bianco d'ossa, Blu d'Oltremare, Rosso di Marte e Nero di vite), che rimanda a uno dei quattro elementi e che al tempo stesso è visibile sulla tavolozza che l'artista impugna nel proprio Autoritratto, cui il romanzo è dichiaratamente ispirato e che si propone come immagine di copertina. Lo stesso titolo Terra d'ombra richiama un pigmento, ma è anche un gioco di parole che ha come oggetto il Regno di Napoli e i suoi contrasti secenteschi. I singoli capitoli sono invece denominati col titolo di un dipinto, cui si fa direttamente menzione nel testo o al quale si ispirano delle scene.

Completa il romanzo una corposa bibliografia/fontigrafia, che si propone di rendere scaricabile da internet assieme a una serie di contenuti che vanno a espandere il testo: biografie sintetiche dei personaggi realmente esistiti che compaiono nel romanzo, dissertazioni sul periodo storico e sui singoli eventi, elenco ragionato dei dipinti menzionati nell'opera.

Terra d'ombra è destinato agli amanti del romanzo storico e della storia dell'arte, ma anche a chi preferisce le atmosfere gotiche già presenti nel mio primo lavoro Storie di Tenebre nella Storia di Puglia; può essere proposto per la presentazione e la vendita nei musei e nelle gallerie d'arte, specialmente nei luoghi in cui Paolo Finoglio ha vissuto e/o in cui si conservano sue opere.

Mariano Rizzo
Recensione
  
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Romanzo
Paolo Finoglio
pittura e vita
tra luci e tenebre

Quando le parole hanno un colore

 

“Chissà cos’è quel moto che ci unisce e ci divide canta Franco Battiato in uno dei suoi tanti capolavori. La vita del pittore Paolo Finoglio narrata da Mariano Rizzo nel suo Terra d'Ombra (Edizioni di Pagina, 2020) sembra girare intorno a questo interrogativo.

 

La sua storia si sviluppa lungo una sequenza di incontri e separazioni, di relazioni costruite fra la voglia di trovarsi e quella di perdersi, fra la paura di restare e quella di partire.

 

Paolo Finoglio, come molti sapranno, è un pittore campano vissuto tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento. La sua fama lo solleva dall'oblio dei tanti artisti coevi di cui si sono perse, più o meno volutamente, le tracce. Tuttavia non lo colloca alla stessa altezza dei grandi personaggi che hanno segnato quell’epoca sospesa tra il manierismo barocco del Carracci, ispiralo ai modelli classici, e l’eversivo linguaggio del Caravaggio, legato allo studio del vero contro ogni regola accademica.

 

Questo conflitto tra essere mollo ma non essere tutto, si fa carne, sangue, desiderio, affanno e. in buona sostanza, assoluta umanità nel personaggio tracciato da Mariano Rizzo. E l’umanità di Paolo Finoglio viene fuori esattamente come nascono i suoi quadri: a strati di colore.

 

Mariano Rizzo tratta l’argomento tuffandosi in un lavoro di totale immedesimazione non solo nel personaggio, ma anche nella sua materia. La parola, la frase, lo scritto, il componimento, slittando da un 'arte all’altra, si trasformano in impasto preparatorio, linee prospettiche, disegno, chiaroscuri, pennellate. La mano che scrive diventa mano che dipinge, e questa magnifica sinestesia compositiva è già chiara nell’incipit, dove leggiamo:

 

"E poiché un quadro non è che una storia, un racconto di tela e pigmento, allora il pittore è egli stesso un narratore, che prima di tutto deve avere ben chiaro nella sua mente cosa emergerà da! buio e come dosare correttamente la luce.”

 

Paolo Finoglio in questo romanzo è, prima che un artista, un uomo. E, in quanto tale, vive di tutti i limiti, le insicurezze, i difetti, le miserie e le contraddizioni insiti nella natura umana. È una persona, non un personaggio, tantomeno un eroe. Fa scelte sbagliate, anela a ciò che non può avere e trascura quello che ha, insegue i sogni ma si perde nei suoi incubi.

 

Eppure, come nella vita di ognuno di noi, accanto alle sue fragilità viaggiano le sue intuizioni, il suo slancio artistico, il suo istinto di sopravvivenza, la sua capacità di adattamento, il suo amore che, segnato da un imprinting quasi staccato dalla realtà, non è capace di focalizzarsi e finisce per disperdersi fra tanti obiettivi - o miraggi - pur senza mai diminuire d’intensità e trasporto.

 

Paolo Finoglio è un uomo che, come tutti, muove ogni sua azione alla ricerca di tre elementi imprescindibili: il proprio posto nel mondo, la realizzazione di sé, l’Amore (sì, quello con la A maiuscola, perché il resto è acqua che non disseta).

 

Procede per tentativi, per esperimenti, per corsi e ricorsi, perché, sempre come tutti noi, non sa quale sia la strada giusta, né se ne esista una che possa definirsi tale.

 

Il romanzo si suddivide in quattro parti, che corrispondono ad altrettante importanti tappe nella vita del protagonista e che sono introdotte da titoli evocativi: Bianco d'ossa (Napoli, 1604-1612), Blu d'oltremare (Lecce, 1613-1623), Rosso di Marte (Napoli, 1623-1632), Nero di vite (Conversano, 1635-1645), tutti pigmenti utilizzati in pittura, come la stessa Terra d'ombra del titolo.

 

Il lettore viaggia insieme a Paolo Finoglio, trascinato dalla vividezza della resa dei suoi sentimenti, ed è portato a guardare il mondo attraverso i suoi occhi, grazie anche alle parti narrate in prima persona che si alternano a quelle in terza. Si finisce inevitabilmente per condividerne le inquietudini, le ambizioni, le ingenuità, gli ardori, le delusioni, la confusione, le speranze. Anche quando le sue azioni non sono esattamente encomiabili, anche quando prende decisioni sbagliate o, al contrario, resta passivo laddove dovrebbe agire e reagire, ci si ritrova dalla sua parte, perché se ne comprendono i contorti - e umanissimi -meccanismi mentali.

 

Tanti i personaggi che il protagonista incontrerà lungo questo cammino di ricerca, dalla janara al travestito, dalla prostituta al ricco committente d’arte, dal pittore affermato a quello affamato, dal mendicante al nobile, dalla filatrice alla cortigiana, dal mecenate alla scaltra badessa. Tra questi, molti sono figure storiche, come il tormentato e geniale Michelangelo Merisi, l’emancipata Artemisia Gentileschi, il Guercio di Puglia, sinistro ma lungimirante Conte di Conversano, la determinata Isabella Filomarino, per citarne solo alcuni e per restare il più possibile sul vago, affinché ognuno di essi, reale o di fantasia, resti una scoperta lungo la lettura del romanzo.

 

Bellissime le descrizioni di ambienti e paesaggi, anch’esse spesso mutuate dal mondo della pittura:

 

“Il caldo estivo era solo un ricordo, il cielo era coperto da grosse nuvole che rendevano la città una dissonanza di bianchi e di neri” (p. 42);

L’estate aveva cominciato a colare il proprio oro nelle acque del golfo. Il sole saliva in cielo tirandosi dietro la foschia dell’aurora; il mare godeva delle carezze di tiepide correnti che sfumavano all’orizzonte” (p. 210);

“Di quella città ormai serbavo un ricordo sbiadito e frammentario, come la sinopia di un affresco caduto" (p. 359);

L’estate luccicava all'orizzonte, pronta a invadere la costa per arrampicarsi fino al colle di Conversano, dove già si avvertiva un denso tepore che rendeva le notti calme e i giorni piacevoli. L’inizio della stagione sarebbe stato sereno ai limiti dell’indolenza, se la città non fosse stata scossa da un fremito d’irrequietezza che scorreva sottopelle, insinuandosi tra le fughe del lastricato e le radici degli alberi, imbevendo le pietre come un umore greve che rendeva i cittadini stizzosi e suscettibili senza un motivo apparente” (p. 389).

 

Il linguaggio raffinato ed evocativo di Mariano si muove continuamente tra chiari e scuri, esattamente come enuncia la quarta di copertina: Paolo Finoglio, pittura e vita tra luce e ombra. Da lì emergono, poi, i colori. Emerge il racconto.

 

Ciò che Mariano consegna tra le nostre mani non è solo il ritratto di un pittore che ha legato il proprio nome, tra le tante opere, a un pregevole ciclo di affreschi ispirati alla Gerusalemme Liberata, ma è anche il profilo di un artista alla ricerca della propria identità, di un uomo che ha un’apparenza mite e controllata, mentre dentro di sé cova un’anima inseguita dal buio, perseguitata dagli incubi.

 

Niente di epico, niente di enorme o di terribile, semplicemente la vita.

 

"Di questo, invece, devi avere paura: io sono un uomo come te", dice il maestro Battiato in un altro dei suoi capolavori, fornendoci ancora una volta uno spunto su cui riflettere.

 

Non volendo anticipare altro e invitando direttamente alla lettura di questo interessante romanzo, aggiungo solo un consiglio: accanto al libro tenete con voi un dispositivo - cellulare, tablet o computer che sia - che vi consenta di fare simultanee ricerche nel web delle opere d’arte (tantissime) citate lungo il racconto, perché tutto ciò che accade è intrecciato alle immagini, in una sorta di percorso multimediale e multisensoriale.

 

A tal proposito, segnalo anche la qualità estetica del volume (dalla copertina alle tavole di apertura delle quattro sezioni narrative), curato con maestria dalla casa editrice e con il consueto buon gusto del grafico Luigi Fabii. Insomma, un gioiellino di 524 pagine da regalare o regalarsi.

Annapaola Digiuseppe

 

Recensione
  
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Romanzo
Paolo Finoglio
pittura e vita
tra luci e tenebre

Un Finoglio da leggere il romanzo di Mariano Rizzo

Il buio, ma non troppo: potrebbe essere questo il motto di Paolo Finoglio, pittore post-caravaggesco che ha disseminato le sue opere anche in Puglia, nel Leccese e a Conversano.

 

I suoi quadri risentono sì dello stile tenebroso del Merisi, ma senza esagerare: nel mezzo tra luminosità e oscurità sembra che egli cerchi una propria autonomia.

 

«Nulla nel mio lavoro, ha più importanza del buio», fa dire a Finoglio Mariano Rizzo in Terra d’ombra; e ancora: «Ogni storia prima di cominciare e immersa nel buio». il romanzo è una immaginifica ricostruzione della vita e delle opere del pittore campano, nato a Orta di Atella nel 1590 e morto nel 1645 (Edizioni di Pagina, pp.521, euro 18)

 

Per quanto Finoglio fosse fino a pochi decenni fa artista poco noto ai più, in vita dovette essere guanto apprezzato, se in alcuni documenti viene definito «Mirando», e se il conte Giangirolamo Acquaviva d’Aragona, il «Guercio di Puglia», lo volle a corte a Conversano.

 

Nel volume, ripercorrendo la vita del pittore - tappa dopo tappa, quadro dopo quadro e alternando pagine narrative in terza persona a pagine in corsivo in cui parla direttamente il protagonista - Rizzo ci restituisce una plausibile biografia del Finoglio.

 

Lo fa adeguando la propria tavolozza rigogliosa - stile a volte visionario, increspato di sensualità estetizzante e di onirico abbandono - a quel periodo dell'arte barocca, che fa da contesto alla vicenda.

 

Testimoniano siffatto sensualismo frasi come: «Un'armonia stridente di colon incompatibili»; «L’afrore speziato di certe prostitute»; ovvero: «Regina di un tedioso nulla»…

 

Rizzo parte dall'apprendistato a Napoli presso Ippolito Borghese, e dalla sua conoscenza con Caravaggio, che influenzerà parecchio il suo modo di dipingere; e tocca tappe successive che vedono Finoglio anche a Lecce (1613-1623), quindi di ritorno a Napoli (1623-1632), periodo della sua conoscenza con altri post-caravaggeschi come Battistello Caracciolo e Artemisia Gentileschi; e infine a Conversano (1635-1645), la cittadina in cui lascia un’impronta indelebile: dall'affresco della camera nuziale del conte alle tele dei Santi Cosma e Damiano e altri quadri presenti nelle varie chiese, nonché il magnifico ciclo della Gerusalemme liberata. Le scarne notizie biografiche vengono nel romanzo rimpolpate con sciolta fantasia (non del tutto campata in aria: Rizzo, barese, e d'altronde un archivista): da un lato,  egli evoca una folla di gente, committenti, modelli, aiutanti, banditi e femminielli; dall'altro, estrapola personaggi direttamente dai quadri del Finoglio e dei suoi contemporanei.

 

Sono soprattutto donne, tante donne: dalla janara Patrizia, con la quale Paolo consuma il suo primo rapporto sessuale in un antro partenoneo; a Orsola, la modella del Merisi; alle leccesi ‘Nzina e Rosa (che diventerà sua moglie); e poi Artemisia e la figlia Beatrice; fino alla misteriosa Viana, suo ultimo, infelice amore.

 

In questo ultimo ventennio, molto si è appreso sull'opera e la vita di Finoglio: grazie soprattutto alle mostre tenutesi a Conversano e alle quali Rizzo avrà senza dubbio attinto, da «Paolo Finoglio e il suo tempo» (2000) a «Paolo Finoglio e il suo seguito» (2012) e «Artemisia e i pittori del conte» (2018). Quest'ultima esposizione cercava di ricostruire la «Galleria»» di opere d'arte presenti nel castello degli Acquaviva (e nel romanzo di Rizzo, a Finoglio è affidato il compito di organizzare questa quadreria). Sono emersi anche nuovi documenti, come quello che ci mostra l'artista attivo nell'import di seta: indizio che ci fa capire perché i santi e gli angeli dei suoi quadri siano avvolti da stoffe di serica luminescenza.

 

Sull'arte di Finoglio così si esprimono due donne nel romanzo. «Diventerà - dice Patrizia, “la janara” - un artista rispettato e apprezzato. Sarà bravo a far propri i bisogni e le mode, aggiungendovi qualcosa di suo». E Viana, la misteriosa musulmana: «Non siete in grado di eccellere, e questo lo si vede anche da come dipingete: bravo, bravissimo siete... ma non il migliore». Come non dare loro ragione?

Giacomo Annibaldis
Scheda bibliografica
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Autore Mariano Rizzo
Titolo Terra d'ombra
Editore Edizioni di Pagina - Bari
Prezzo € 18.00
data pub. dicembre 2020
ISBN 978-88-7470-792-8
In vendita presso:
Libreria Emmaus - Conversano

 

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