Note biografiche dell'autore
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Esposito Giulio Nato a Bari il 10 ott. 1959 deceduto a Noci il 21 gen. 2015
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IN RICORDO DI GIULIO
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Il 21 gennaio ricorre il primo anniversario della scomparsa del professor Giulio Esposito. In tanti lo piangono e continuano a sentirne la mancanza. La redazione del Nocigazzettino vuole ricordarlo pubblicando alcuni stralci dell’intervento di Giuseppe Basile durante l’incontro di “Settembre in Santa Chiara” del 1° ottobre scorso dedicato all’opera del compianto docente e storico. Non tocca a me illustrarvi analiticamente la figura e l’opera di Giulio Esposito. Non è questa la sede, richiederebbe molto tempo e non mi ritengo la persona più idonea. Segnalo, ad esempio, che il professor Tommaso Turi già in occasione del trigesimo della morte ha pubblicato un “Ricordo di Giulio Esposito: un profilo spirituale di un uomo a misura d’uomo”. E mutuo sempre dal professor Turi alcune condivisibili definizioni della figura di Giulio Esposito: “persona per bene”, “marito amabile”, “padre esemplare”, “professore colto”, “storico del vissuto”, “sentinella della verità”. Egli era nato a Bari il 10 ottobre 1959, da genitori italiani, Antonio ed Erminia Baldacci, provenienti dalla Grecia, dall’isola di Corfù, dove erano nati. Nel 1998 aveva sposato Carla Lattarulo e deciso di stabilirsi a Noci. Era padre di due figli, adottati con dedizione e determinazione, che costituivano uno degli scopi principali della sua esistenza. Laureato in lettere e filosofia nel 1983 presso l’Università di Bari, insegnava dal 1987. Titolare della cattedra di filosofia presso l’Istituto d’istruzione secondaria “Leonardo da Vinci” di Noci, da anni era impegnato come ricercatore presso l’Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea (IPSAIC) di Bari, associato all’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia. Giulio Esposito non era nocese di nascita, era diventato nocese per scelta; una decisione che egli stesso definiva oltremodo felice. Aveva scelto di stabilirsi a Noci per specifica volontà, perché percepiva un profondo legame e un’immedesimazione identitaria con la nostra comunità nella quale aveva trovato spontanea e cordiale accoglienza e alla quale sentiva il pressante dovere di dedicare parte della sua esistenza e dei suoi annosi e appassionati studi. “Storico d’impareggiabile valore e di grandissima umanità”, come l’ha definito il suo collega e amico professor Vito Antonio Leuzzi, Giulio Esposito era competente, rigoroso e appassionato; di una rara passione civile che lo portava a indagare assiduamente e coerentemente in particolare sulla storia politica, sociale, economica e culturale della Puglia del secolo scorso. Egli indagava con progettualità e metodo scientifico innovativi: allargava le ricerche alla vita civile e amministrativa; spulciava la stampa dell’epoca; studiava gli atti emanati dalle varie autorità locali e territoriali; leggeva relazioni, ricostruiva le vicende di vite dimenticate; non trascurava alcun documento ufficiale o informale convinto che la storia deve avvalersi del contributo di tutte le discipline e che non è soltanto quella politica, militare e dei grandi personaggi. Frequentava numerosi centri di documentazione (biblioteche e archivi pubblici e privati) riconoscendone il valore culturale e sociale ed era convinto sostenitore del ruolo imprescindibile che gli stessi devono avere in una società che non voglia smarrire la propria identità. I risultati delle sue ricerche avevano un ampio respiro. Fatti e persone erano sempre contestualizzati; per ogni evento individuava e illustrava le cause e le conseguenze. Cercava di scrivere con stile sobrio ed essenziale e con fini anche educativi e formativi. Si augurava, infatti, che tra i suoi lettori ci fossero le nuove generazioni, i giovani, gli studenti; quegli stessi studenti per i quali spendeva competenze ed energie, con i quali si confrontava quotidianamente nella sua attività didattica e ai quali augurava di raggiungere, attraverso la conoscenza e la ricerca della verità, la libertà di pensiero e la capacità di autodeterminazione. Sovente, durante le sue frequenti visite in Biblioteca, dove era di casa, elargiva suggerimenti e consigli a giovani utenti, e non solo, mettendo spontaneamente a disposizioni le sue competenze. È stato tra l’altro autore di numerose pubblicazioni e di articoli su periodici sui fenomeni migratori. L’interesse per questo campo d’indagine sicuramente gli veniva dalle vicende famigliari. I suoi antenati erano emigrati in Grecia. I suoi genitori erano nati a Corfù ed esiliati in Italia in seguito alle vicende della seconda guerra mondiale; si conobbero presso il Villaggio Trieste di Bari dove si sposarono nel 1948. Alla luce di quanto sta avvenendo in Europa riguardo ai migranti, i suoi studi su profughi, rifugiati ed esuli sono di pressante attualità e aiutano a comprendere e capire come le attuali vicende abbiano motivazioni e radici profonde e lontane. La bibliografia degli scritti di Giulio Esposito, benché il suo impegno sia stato repentinamente e prematuramente interrotto, è molto corposa. Una trentina di monografia portano il suo nome come autore, collaboratore o curatore. Per non contare i numerosi articoli sui periodici. Esposito era persona colta, discreta, retta, umile, non solo studiosa e laboriosa, ma anche affabile, all’occorrenza ironica, e attenta alle relazioni sociali, che coltivava con spirito veramente sincero e disinteressato. Questo suo modo di essere gli consentiva di avere ottimi rapporti in tutti gli ambienti e anche con gli altri storici e studiosi. Ricordo, ad esempio, che il compianto professor Nicola Bauer subito dopo averlo conosciuto ebbe nei confronti di Giulio parole di elogio e di apprezzamento e ne nacque un rapporto di sincera e reciproca stima. La malattia non lo aveva cambiato. Continuava a studiare e a lavorare e stava terminando la stesura di quello che lui stesso aveva definito un atto d’amore verso Noci, un lavoro dal titolo “Noci, un Comune del Mezzogiorno nella grande guerra”, dedicato alla moglie Carla. L’opera, uscita postuma a maggio scorso per le Edizioni dal Sud di Bari, costituisce la parte conclusiva dell'immensa eredità culturale che un grande “nocese per scelta” lascia alla nostra e alla “sua” comunità. Termino citando l’auspicio con il quale il direttore dell’IPSAIC Vito Antonio Leuzzi e il Sindaco di Noci Domenico Nisi chiudono la prefazione all'opera innanzi citata: “Giulio, che ha avuto il merito di guardare in avanti con incrollabile fiducia nella battaglia delle idee, ci consegna importanti risultati di studi e una eredità di valori morali e civili che è nostro compito non disperdere”.
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Giuseppe Basile (da: Nocigazzettino, a. 49, n. 1, gennaio 2016, p. 7)
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Ci ha lasciati il professor Giulio Esposito
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Lutto nella comunità scientifica pugliese
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Il professor Giulio Esposito dopo una tenace e dignitosa coesistenza con un male risultato incurabile è venuto a mancare alla famiglia, alla collettività nocese e alla comunità scientifica pugliese. Non appena si è diffusa la notizia del decesso, avvenuto la sera del 21 gennaio nell’ospedale di Acquaviva delle Fonti, tantissimi hanno sentito spontanea l’esigenza di esprimere attestati di stima e di affetto. Basta visionare i social networkper farsi una oggettiva e genuina idea di chi fosse Giulio Esposito: “Persona adorabile”; “Storico insigne e di rara passione civile”; “Persona di grande umanità”; “Uno dei pochi storici contemporaneisti di alta levatura nella nostra regione”; “Storico appassionato, insegnante eccellente e soprattutto una persona perbene”; “Collega esemplare sotto ogni aspetto”; “Bella persona, padre attento, uomo appassionato della storia e felice della sua città adottiva”; “Un galantuomo. Un amico vero. Disponibile, garbato, sorridente. Mai una scortesia. Per l’eredità che ci lascia non si può non riconoscergli un’infinita gratitudine. Un esempio da seguire”;Giulio Esposito aveva il garbo di un gentiluomo d'altri tempi e l'intelligenza per usarlo in ogni situazione e con tutti, senza distinzioni “Aveva il garbo di un gentiluomo d’altri tempi e l’intelligenza per usarlo in ogni situazione e con tutti, senza distinzioni”. Giulio Esposito era nato a Bari nel 1959. Nel 1998 aveva sposato Carla Lattarulo e deciso di stabilirsi a Noci; scelta felice perché gli consentiva di vivere circondato da persone che lo amavano e stimavano. Era padre di due figli, adottati con dedizione e determinazione, che costituivano lo scopo principale della sua esistenza. Laureato in lettere e filosofia presso l’Università di Bari, insegnava dal 1987. Docente nei licei era titolare della cattedra di filosofia presso l’Istituto di istruzione secondaria “Leonardo da Vinci” di Noci. Da anni era impegnato come ricercatore presso l’Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea di Bari, associato all’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia. Autore di numerosi studi e pubblicazioni sulla storia del Novecento pugliese, sull’emigrazione e sul movimento socialista in Puglia, collaborava con molti periodici. L’amore per Noci, ormai la sua patria, e la spontanea e viscerale passione civile lo portavano ad occuparsi delle vicende del nostro paese. Dopo l’adesione al Centro culturale “Giuseppe Albanese” ha contribuito molto al risveglio della storiografia locale con diversi scritti e conferenze pubbliche su importanti questioni di storia di Noci e promuovendo alcune mostre sull’emigrazione e sugli antichi mestieri del nostro territorio. Con l’opera L’emigrazione a Noci (1900-1948) aveva vinto il “Premio Noci per la storia locale” 2004-2005. Giulio Esposito era persona colta, discreta, retta, non solo studiosa e laboriosa, ma anche affabile, all’occorrenza ironica, e attenta alle relazioni sociali, che coltivava con spirito veramente sincero e disinteressato. La malattia non lo aveva cambiato. Continuava a studiare e a lavorare. Aveva tenuto la relazione “1914/2014 - A 100 anni dallo scoppio della Grande Guerra. Fermenti politico-sociali a Noci prima e dopo l’attentato di Sarajevo” durante l’ultimo “Settembre in Santa Chiara”; partecipava alle riunioni del Comitato comunale per il Centenario della prima guerra mondiale e stava terminando la stesura di quello che lui stesso definiva un atto d’amore per Noci, un lavoro dal titolo “Noci, un Comune del Mezzogiorno nella grande guerra", dedicato alla moglie Carla. L’opera uscirà postuma e sarà la parte conclusiva della grande eredità culturale che un grande “nocese d’adozione” lascia alla nostra e alla “sua” comunità.
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Giuseppe Basile (da: Nocigazzettino, a. 48, n. 2, gennaio 2015, p. 4)
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