I mesi del lockdown, con le chiusure, il confinamento e l’isolamento sono state – a ben vedere – una lunga controra. Un tempo fermo e sospeso al quale non eravamo più abituati nell’epoca dell’eterna velocità, del ritmo frenetico che non risparmia nessun’ora della giornata.
La controra – che i giovani non conoscono - è una dimensione, un’atmosfera tipica del Sud, quel luogo dell’anima abitato nei lunghi pomeriggi estivi dell’infanzia e poi rinchiusa con tutto il suo carico di ricordi e di mistero.
Un antro, quasi una “selva oscura”, un luogo della memoria abbandonato, rimosso e consegnato ad un muto ed indescrivibile racconto. Una soffitta con il suo armadio decrepito, i suoi bauli sparsi e i molti oggetti impolverati e illuminati dalla poca luce proveniente da una piccola finestra.
A riaprire la porta della controra ci ha pensato Valentino Losito, giornalista e scrittore pugliese con il suo libro “Zitti zitti, piano piano” – Storie, personaggi, musiche e leggende della controra per i tipi di SECOP edizioni con la prefazione di Marcello Veneziani.
Ne è venuto fuori un viaggio meraviglioso ed esaltante, una scoperta continua di storie, terre, leggende, musiche, personaggi e filosofie.
Nelle pagine di Losito ci sono le Sirene che volevano ammaliare Ulisse non con il canto ma con il silenzio, il demone meridiano che tentava i monaci, il pomeriggio “troppo azzurro e lungo” di Celentano, la pennichella di Alberto Sordi, il pisolino da papa di Andreotti, la maestra noia di Andrea Camilleri, la sciacquetta dei poveri bar di paese, il mistero tutto napoletano della Bella ‘Mbriana, le origini della “siesta”, la gelosia di amori vissuti all’ombra delle persiane, la canottiera, meraviglioso vessillo delle vacanze dei poveri.
È la riscoperta delle belle e straordinarie radici meridionali con le luci, il clima, i colori, gli odori del Mediterraneo, i grandi valori della nostra terra e del suo antico e meraviglioso umanesimo.
Quei pomeriggi estivi nell’ombra della controra, con il loro vuoto apparente restituivano il vero significato alla parola vacanza.
La controra induceva, quasi obbligava – come scrive Michele Serra - ad oziare, a sospendere i propri negozi, a scendere almeno per un attimo dal convoglio del tempo organizzato.
La saggezza degli antichi invita a prendersi qualche ora del giorno in cui lasciare scorrere il tempo senza fissarlo a scadenze e appuntamenti, evitando di abusare del vuoto riempiendolo di troppe voglie e di troppo divertimento, come moltissimi fanno in estate trasformandola in una febbrile successione di cose da fare.
Perché c’è un diritto alla spossatezza, al corpo abbandonato, allo spirito rilasciato e lasciarsi instupidire dal canto delle cicale è una delle maniere più dirette e radiose per ritornare all’infanzia.
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