L’idea di uno spettacolo, come probabilmente nel caso di altre forme d’arte, nasce dalla necessità di rivelare un segreto. A volte assume l'arroganza di una verità rivelata al solo artista, altre volte l'innocenza di un sentimento che non si riesce più a nascondere, o la pedanteria di una morale da impartire. Altre ancora l'ingenuità di un amore troppo a lungo taciuto. Tuttavia l'energia di un segreto lavora sempre finché non trova il varco, la forma mediante la quale essere comunicata e perdere la propria natura di segreto. Con Fulvio Frezza e Papaceccio MMC ci siamo confessati un amore, troppo a lungo taciuto, nei confronti di un artista del quale vanno ammirati molti aspetti, primi tra tutti la popolarità e il successo che, forse, sono ancora oggi visti da una critica un po’ provinciale, come dei limiti. Domenico Modugno è stato sempre considerato il primo cantautore italiano, ma era anche un cantante, un cantastorie, un attore, uno showman, insomma un artista a tutto tondo. Non si è mai limitato a scrivere e a interpretare le proprie canzoni, ma le trasformava in delle vere e proprie performance. Ciò nonostante la sua voce e la sua tipica appassionata gestualità meridionale sono rimaste le caratteristiche universalmente più apprezzate e riconosciute del suo lavoro. Lavorare con Fulvio Frezza è stato particolarmente interessante, perché in gran parte scrive mediante lo stesso processo che Stanislavskij descrive nel suo “Il Lavoro dell'Attore su se stesso”, come il corretto processo dell’attore. Una delle idee perno del lavoro di Stanislavskij è il “se” e “circostanze date” come chiave per un azione scenica creativa e a un tempo vera. Per il grande maestro russo l'attore deve domandarsi: “Se io fossi in questa situazione...” . Deve al contempo conoscere tutti gli elementi che determinano l’azione stessa per poter agire con un azione reale in circostanze immaginarie. Frezza allo stesso modo, si documenta sulla vita e sull'opera di Modugno, utilizzando le canzoni come se fossero “le circostanze date” di Stanislasky e si pone la magica domanda “se io fossi in questa situazione” . Il testo e poi lo spettacolo “Il Meraviglioso Mondo di Modugno” si snodano lungo un percorso di dodici canzoni, quelle che hanno scandito i tempi diversi della sua esistenza reale, quelle che Frezza ha eletto a sue "circostanze date" e nelle quali si è calato, divenendo così protagonista di una possibile vita interiore immaginaria del grande cantautore pugliese. Nasce così la narrazione autobiografica della perenne insoddisfazione di un artista totale, molto apprezzato ma mai veramente compreso. Idolatrato per quella voce e quella passione meridionale che sono stati insieme la sua fortuna e la sua dannazione. Questo è dunque il tema principale, presente per tutta la durata dello spettacolo. I “se” e “le circostanze date” assumono un senso, un peso specifico effettivo, solo quando trovano la loro relazione con il tema principale e perdono la natura effimera del gioco. Frezza non perde mai di vista il tema principale e riesce così a dare la linea di continuità del dramma. Grazie a questa linea ininterrotta si può parlare di creazione, e uscire dal territorio documentaristico, entrando a pieno titolo in quello fantastico, senza tradire il personaggio reale che si voleva raccontare. In questi racconti ci sono infatti tante parole pronunciate negli anni realmente da Domenico Modugno, cercate e raccolte in tante sue interviste concesse alla Radiotelevisione Svizzera, a Telenorba, a Roberto Arnaldi di Radio Montecarlo, a Claudio Sabelli Fioretti, a Sandro Ciotti, a Vincenzo Mollica, a Loretta Goggi. Altre preziose informazioni sono state attinte dai ricordi di Mimma Gaspari della RCA (“Penso che un ‘‘mondo” così non ritorni mai più” Dalai editore), di Adriano Aragozzini, a lungo suo manager e di sua moglie Franca Gandolfi (interviste a “La storia siamo noi” di Giovanni Minoli). Quello che resta è frutto dei ricordi personali e della fantasia di Fulvio Frezza, filtrati dalle emozioni che queste canzoni gli hanno regalato negli anni e nel momento in cui si è seduto al piano per provare a farle proprie. Di Modugno voglio dire ancora che metterlo in una sola delle scatole artistiche che ha brillantemente riempito durante la sua carriera, è un’ingiustizia. E' stato un creatore e un artista completo, capace di innovare la tradizione canora italiana innestandola su alcuni stilemi dello star system americano maneggiati con intelligenza e stile.
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