L'associazione Centro di Cultura storica "Marco Lanera"
di Castellana G. presenta il saggio:
 
 
 "Baciamano per le Badesse di San Benedetto"
di Antonio Fanizzi
 


 
Baciamano per le Badesse di San Benedetto
vuoto
Recensito per "Scaffale" da Francesco Saverio Iatta
  
Baciamano per le Badesse di San Benedetto
Storia della cerimonia
dal XVI al XIX sec.

Un saggio di Antonio Fanizzi sul baciamano dovuto alle badesse mitrate di san Benedetto di Conversano

Una nuova, preziosa, documentata tessera oggi si somma alle precedenti che hanno già proficuamente tentato di ricostruire la millenaria storia del celebre (e celebrato) monastero di san Benedetto di Conversano.
Quest’ultimo tassello ci viene offerto, con l’acribia filologica e documentaria che gli è oramai universalmente riconosciuta, da Antonio Fanizzi: noto quanto benemerito cultore di storia non solo prettamente conversanese.
Il contributo cui abbiamo appena accennato è intitolato ‘Baciamano per le badesse di San Benedetto. Storia della cerimonia dal XVI al XIX secolo’ (Tipografia Pineta, Conversano 2017, con illustrazioni a colori fuori testo). Il saggio si propone di ricostruire (sulla scorta di una documentazione in gran parte ancora inedita od anche sin poco utilizzata ma comunque sempre di prima mano) il ben noto (ma mai prima d’ora meglio e più organicamente documentato) solenne rito del baciamano. Dovuto, dai componenti del Capitolo di Terra di Castellana (oggi Castellana Grotte), alle badesse mitrate del rinomato monastero benedettino di Conversano.
Come è noto questo omaggio di obbedienza era dovuto, alle badesse, nel corso di una articolata cerimonia: dai sacerdoti del Capitolo della chiesa di Terra di Castellana in quanto, questi ultimi, erano soggetti, in campo ecclesiastico, alle badesse.
Infatti i componenti del Capitolo erano tenuti, ogni tre anni (e quindi spesso in occasione dell’elezione della nuova badessa) a recarsi presso il cenobio benedettino e, qui giunti, rendere un omaggio, tutt’altro che formale, alla badessa: “secondo l’antico solito”.
Sulla scorta, quindi, della fitta documentazione oggi disponibile Antonio Fanizzi è in grado di ricostruire gran parte delle vicende che risultano essere strettamente connesse al baciamano. E, quindi, è in grado di stabilire che il rito, vero e proprio, del baciamano era preceduto dalla celebrazione di una solenne messa cantata per la quale venivano appositamente ingaggianti, a volte, più di un cantante. È, infatti, documentata, sin anche, la presenza di un ‘soprano’ maschio. E, quindi poi, anche quella di musici. Remunerati dal membri del Capitolo di Terra di Castellana.
Dopo la celebrazione della messa cantata -documenta Antonio Fanizzi seguiva l’omaggio, in forma particolarmente spettacolarizzata, ch’era dovuto alla badessa. Per celebrare in maniera particolarmente solenne questo rito, la badessa si era recata presso le grate poste all’ingresso del monastero e, qui giunta, riceva tutti i membri del Capitolo giunti appositamente dalla Terra di Castellana.
Per l’occasione la badessa si valeva dell’assistenza di due tra le più autorevoli ed anziane consorelle che erano, fra l’altro, anche incaricate di reggere i simboli del potere vescovile di cui era privilegiata titolare. E, per ciò, una reggeva il pastorale d’argento e l’altra la mitra dorata. Insegne del potere, quasi vescovile, di cui era privilegiata titolare la badessa.
Una volta che la badessa s’era assisa su di un trono sovrastato da un baldacchino, riceveva il giuramento di fedeltà e di obbedienza.
Infatti tutti i membri del Capitolo di Terra di Castellana erano tenuti a provvedere, singolarmente, e quindi uno dopo l’altro, a baciare la mano destra della badessa. Mano che, per l’occasione, era coperta da un lembo della ‘cocolla grande’. Di colore bianco: secondo l’uso delle monache benedettine.
Ma non sempre i componenti del Capitolo hanno accettato pacificamente (nel corso dei secoli) di rendere “secondo l’antico solito” il giuramento di obbedienza dovuto alla badessa - ha modo di far constatare, documentando ogni ricostruzione, Antonio Fanizzi. Infatti Antonio Fanizzi ha modo di provare che il rito del baciamano, agli occhi dei componenti il Capitolo di Terra di Castellana, aveva finito con l’assumeva un carattere che non potevano accettare.
Il baciamano, infatti – come viene ricostruito nel “Baciamano per le badesse”, era reso, pubblicamente. E pubblicamente, per di più, nel corso di una solenne manifestazione alla quale (a bella posta) veniva fatto assumere toni particolarmente spettacolari. In quanto proprio questa marcata spettacolarizzazione voleva sottolineare l’atto pubblico di obbedienza. Atto di sudditanza che veniva, quindi, reso dinnanzi ad un pubblico che non era affatto costituito unicamente da religiosi. E, per ciò stesso, il rito si estrinsecava in una, pubblica, manifestazione alla quale partecipavano gli amici e i parenti più influenti delle monache ch’erano ospiti del cenobio benedettino. Parenti ed amici che, ovviamente, erano di particolare riguardo sociale. E che, per ciò (non proprio per un semplice caso) facevano assumere alla spettacolarizzata manifestazione, proprio con la loro presenza, un tono decisamente solenne. E, quindi, indiscutibilmente, fuori dell’ordinario. Dato di fatto che non poteva non essere rilevato (con grande rammarico) dai componenti il Capitolo della chiesa di Terra di Castellana. Infatti nel 1618 in un’annotazione posta a margine del primo foglio del primo volume delle Conclusioni capitolari dello stesso Capitolo (volume attualmente conservato presso l’Archivio della chiesa capitolare di san Leone di Castellana Grotte) viene lasciata la traccia (che indubbiamente si desidera restasse a indelebile futura memoria) di un’esplicita condanna del baciamano.
Questa esplicita condanna viene affidata (sia pure in maniera anonima) alla seguente, breve, ma oltremodo significativa annotazione: “Introduzione, abominevole, fatto d’andare tutto il Capitolo al bacio della mano: in occasione che fu eletta badessa donna Caterina Acquaviva de Aragona… Oh vergogna, oh rossore!“.
Ci pare evidente (tenuto presente il contesto in cui è stata depositata la postilla) che chi ha stilato l’annotazione in questione si rende autorevole interprete di un diffuso sentire. E questo condanna, in maniera inappellabile, il rito del baciamano. E lo condanna in quanto la stessa serie di cerimonie che precede e quindi completa l’atto del baciamano è ritenuto unicamente sconveniente. Addirittura proprio sconveniente perché coinvolge, in prima persona, dei preti (e, anzitutto, dei maschi) che son tenuti a rendere atto di obbedienza ai piedi di una donna. Pur se la donna cui si deve lo sconveniente omaggio ecclesiastico è, a tutti gli effetti, considerata, ma dalla chiesa di Roma che ha elargito il beneficio, pari quasi ad un vescovo. E del vescovo, quindi, gode di gran parte delle prerogative che non avevano valenze esclusivamente religiose in quanto le badesse sommavano, al dato di fatto, non certo affatto insignificante, di essere ‘vescovi’ della chiesa di Terra di Castellana anche quello di essere, nello steso tempo, le feudatarie della stessa Terra di Castellana.
Si tenga, inoltre, conto, sempre a proposito del risentimento di dei preti della Chiesa di Terra di Castellana, che (immediatamente dopo la celebrazione del rito del baciamano) uno dei rappresentanti dello stesso Capitolo, appositamente delegato, consegnava, brevi manu, all’economa del monastero: le decime e gli altri diritti dovuti al monastero.
Altro significativo dato che Antonio Fanizzi ha avuto modo di stabilire. in tutto il suo specifico rilievo, è che tutto quanto accadeva, nel corso della stessa solenne manifestazione del baciamano, ci è stato (puntualmente) tramandato da una serie di rogiti notarili che son stati fatti redigere, appositamente, su incarico della badessa, proprio in occasione dei vari baciamano che si son perpetuati nel corso dei secoli.
Nel corso del tempo, infatti, questa prassi (sia del rito del baciamano quanto della stessa conseguente redazione dello ‘istrumento’ notarile che ne registrava, e quindi al tempo stesso ne certificava, l’avvenuta celebrazione) si è tanto consolidata che è, quindi, proprio grazie a questo ultimo escamotage legale che, oggi, Antonio Fanizzi è stato in grado di ricostruire, sin anche nei dettagli più minuti, la serie di solenni manifestazioni che precedevano e quindi concludevano le articolate fasi della cerimonia del ‘baciamo’.
Questa ripetizione (solenne) di un solenne rito che si ripete, nel corso di centinaia di anni, in sostanza viene celebrato, di fatto, allo scopo di riconfermare (pubblicamente) il potere ecclesiastico, quasi vescovile, di cui godevano le badesse benedettine.
Va tenuto, altresì, presente che (sempre a proposito della cerimonia, cui si è più volte accennato) si avevano, prima della monografia che gli ha dedicato Antonio Fanizzi, quasi unicamente dei cenni.
Ma non si aveva, per ciò, a disposizione la somma di preziose ricostruzioni, storicamente attendibili, che la monografia che gli ha dedicato oggi ci mette a disposizione. Ricostruzione che si vale delle fonti (rinvenute, anche di recente, nell’Archivio Statale di Bari e negli archivi religiosi di Castellana Grotte e del monastero delle benedettine di Conversano) che vengono, opportunamente, utilizzate per offrirci una serie di riuscite istantanee che, per ciò, catturano l’essenza stessa delle cerimonie che si svolgevano prima e a conclusione del rito del baciamano.
E, per ciò stesso, ci mettono nella fortunata condizione di cogliere quasi tutte le non affatto modeste implicazioni che se ne possono trarre.
La ricostruzione della ‘Storia della cerimonia del baciamano’ si vale (anche questo modesto dato va sottolineato) non solo di una documentazione di prima mano quanto poi anche di un gruppo di funzionali illustrazioni (son dovute all’universitaria Annarita Fanizzi) che son anch’esse in gran parte inedite o particolarmente significative. E che, comunque, permettono di dotare il volumetto della ‘Storia della cerimonia del baciamano’ di un apparato iconografico di prim’ordine che, fra l’altro, ha anche il pregio di non risultare, poi per nulla, esornativo.
In appendice a ‘Baciamano per le badesse’ è poi utilmente riportato l’«Elenco delle badesse» che si sono succedute nel governo delle fortune del cenobio benedettino conversanese. E quest’altro tassello (quanto mai indispensabile per ricostruire la storia del cenobio benedettino sulla scorta di dati storicamente accertati) ha il pregio di essere l’«elenco delle badesse» più aggiornato che si ha ora a disposizione.
Poi è inoltre anche riportata (sia pure affidata ad una breve nota, ma che documenta quanto sostiene) la storia della fortuna delle ricostruzioni che hanno avuto come loro precipuo oggetto proprio la corretta ricostruzione dell’elenco delle badesse cui si è, poco prima, accennato.
Alla storia della fortuna cui ci siamo appena riferiti vien poi fatta seguire (ulteriore, ineludibile postilla) una precisazione che afferisce all’esatta grafia del nome della badessa che ha retto, per prima, il monastero benedettino di Conversano una volta che giunge sulle coste della Puglia profuga da Bisanzio in fiamme: per la guerra iconoclasta che vi era stata scatenata.
Il nome della stessa, prima badessa (ha modo di ribattere Antonio Fanizzi) si deve intendere, correttamente, scritto come: ‘Dametta’. E non ‘Dameta’, quanto poi neppure: come ‘Dameta Paleologo’. Per altro come aveva, già in passato, accertato Marco Lanera, in un suo noto saggio dedicato, per l’appunto, a ricostruire la storia di San Benedetto. Monografia che, come è ampiamente noto, oramai è considerata un vero e proprio classico cui quindi non si può più non fare riferimento: quando si intende trattare, con reale cognizione di causa, della storia del più celebre monastero di Conversano.
Insomma in Baciamano per le badesse di San Benedetto vi sono ricostruite (con mano sicura) le vicende (a volte sin anche piuttosto problematiche) che hanno interessato (pur con risvolti imprevedibili) i baciamano dovuti alle badesse di Conversano. Baciamano che non sempre, quindi, si son svolti in maniera ortodossa. E, comunque, come avrebbero preteso le benedettine di Conversano: “secondo il solito”.
Infatti come ricostruisce, con notevole abilità argomentativa, Antonio Fanizzi, le articolate vicende legate al baciamano, dovuto al «vescovo» di Terra di Castellana, si son dovute rispettare (spesso sin anche giocoforza) dal 1266 a tutto il 1810. Pur se tra controversie e contrasti (non sempre risolti come reclamavano i contendenti). Infatti i due fronti contrapposti (come è possibile documentare) non hanno lesinato (in questa disputa, di fatto guerreggiata senza risparmio) ogni genere di impegno. E, per ciò, si sono adoperati per mettere in atto ogni escamotage volto a conseguire, con successo, quanto perseguivano. Pur se, in sostanza, come stabilisce Antonio Fanizzi, finirono per avere (quasi sempre) la meglio le badesse del monastero di Conversano. Badesse che (con la difesa delle prerogative quasi vescovili che erano state loro concesse) provvedevano, innanzi tutto, a consolidare il potere spirituale che era stato loro riconosciuto. E, nello stesso tempo, si preoccupavano anche (se non principalmente) di difendere, davvero energicamente, la stessa ragione della loro mera esistenza. Della loro esistenza proprio come illustre istituzione monastica. Istituzione che, altrimenti, nel corso del tempo, sarebbe stata ben diversamente celebrata come poi, in effetti, hanno potuto tutti coloro che ne hanno tracciata la non certo affatto modesta storia. In effetti le badesse del monastero conversanese hanno anche mirato (spesso anche in maniera preminente) a consolidare la stessa fortuna (economico-sociale) del monastero che era stato affidato alle loro cure. Dato che si è realizzato conseguendo risultati tutt’altro che modesti. E che sono stati conseguiti (in gran parte) grazie proprio all’illustre, convincente presenza che aveva assunto, nel corso del tempo, il monastero. Illustre presenza, tra le istituzioni religiose non unicamente di Terra di Bari, che ha (quasi sempre) riconsolidato: nel tempo.
Avvenimenti che, a loro volta, si son rivelati determinanti per condizionare (nel bene come nel male) anche episodi di natura e valenze diverse. E che, comunque, hanno determinato la fortuna stessa, nel corso dei secoli, del monastero. Cenobio che, fra l’altro, non è stato avvertito unicamente come una mera istituzione religiosa. In quanto chi ne ha retto le sorti ha svolto pure un non affatto modesto compito nel promuovere (anche) le arti visive in Conversano. Come, per altro, dimostra (in maniera precipua) la presenza (non affatto casuale) sull’altare maggiore della chiesa di san Benedetto, di uno dei maggiori risultati pittorici conseguiti da Paolo Finoglio. Ci riferiamo alla grande pala di altare dedicata a ‘I santi Benedetto e Biagio’.
Al termine di questa recensione, che solo in parte ha provveduto a segnalare quanto di eccellente vi è da lodare, non possiamo non segnalare alcune mende che sia pur solo in parte inficiano il pregevole lavoro che ci consegna Antonio Fanizzi.
Infatti non possiamo proprio fare a meno di segnalare che è un vero e proprio peccato che, in un pur così pregevole contributo, si debba registrare l’assenza di un ‘indice dei nomi’.
In un testo di genere saggistico – non possiamo fare a meno di ripeterlo per l’ennesima volta - la mancanza di un ‘indice dei nomi’ fa, infatti, correre l’alea, tutt’altro che improbabile, di non essere letti.
Quindi segnalare la mancanza, anch’essa incomprensibile, della riproduzione di tutti gli atti (notarili e non) che sono stati reperiti negli archivi di Bari, Castellana Grotte e di Conversano. Documenti che sono citati a supporto delle esemplari ricostruzioni che sono fornite nel corpo della ‘Storia della cerimonia del baciamano per le badesse di San Benedetto’. Poi anche condannare l’assenza stessa dell’elenco delle illustrazioni che son riportate nel contributo. E che quindi del contributo fanno parte non affatto esornativa.
Quindi l’assenza stessa di un glossario dei termini desueti utilizzati, più di frequente, nel corso del saggio.
Ed infine la mancanza di un indice delle cose notevoli che si intendevano far rilevare anche al lettore meno provveduto.
Abbiamo tenuto a segnalare, in particolar modo, quanto appena sottolineato con rammarico: perché se si operano (sia pure ob torto collo) le scelte che si son fatte in ‘Baciamano per le badesse di San Benedetto’ si finisce con l’operare con lo stesso (condannabile) pressapochismo che caratterizza, quasi abitualmente, l’operato, di fatto quindi particolarmente discutibile, dei tanti storici locali che s’improvvisano, per l’appunto, come storici della domenica.
Concludendo (e per essere particolarmente chiari) si deve sempre dedicare anche agli apparati paratestuali (e cioè a tutto ciò che sta intorno ed è in funzione di un testo) lo stesso scrupolo che si dedica ai testi ed alle medesime note poste a piè di pagina che, quindi, costituiscono la sostanza prima di un contributo scientifico.

 

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Presentazione
  
Baciamano per le Badesse di San Benedetto
Storia della cerimonia
dal XVI al XIX sec.

Finalmente giunge al pubblico dei lettori un lavoro che, in modo organico e scientifico, affronta la storia del baciamano, al quale era tenuto il clero locale nei riguardi delle Badesse del Monastero di San Benedetto di Conversano.
Un segno di soggezione del quale si è conservata la memoria nei secoli. Come spesso accade, la leggenda finisce per prendere il posto della storia e gli accadimenti autentici vengono accresciuti e modificati dalle dicerie popolari tralaticiamente trasmesse.
Ma ora Tonino Fanizzi mette le cose in ordine come lui sa fare: fonti preziose, accuratamente consultate e rigorosamente riportate ci danno nozioni complete e convincenti, accompagnate dalle riflessioni dell'Autore.
Il potere badessale cessò nel 1810 in modo ovviamente controverso. L'evento, come è narrato bene nel testo, fu accolto con gioia dalla nostra popolazione ed a perenne memoria venne dettata l'epigrafe che, oscurata dal tempo, è tuttora leggibile sull’architrave della porta laterale della Chiesa Matrice (a quel tempo la più usata). Tonino Fanizzi ne riporta la bella traduzione che ne fece Marco Lanera.
Da quel momento iniziò per la nostra Università (la municipalità) una nuova vita affrancata dal potere feudale e dai privilegi badessali.
Il cambiamento fu conseguenza dei nuovi tempi, ma anche merito di quei castellanesi, formatisi per lo più nella Napoli della fine del 1700, che seppero coglierli.
La Cassa Rurale ed Artigiana di Castellana Grotte partecipa sempre con orgoglio alla pubblicazione dei testi che contribuiscono alla conoscenza della nostra storia ed è grata agli autori che si dedicano a queste ricerche, soprattutto quando lo fanno con la passione e la profondità di Tonino Fanizzi.

 

Augusto dell’Erba Presidente
Cassa Rurale ed Artigiana di Castellana Grotte
Scheda bibliografica
vuoto
Autore Antonio Fanizzi
Titolo Baciamano per le Badesse di San Benedetto
Editore Grenzi
Prezzo s.p.i.
data pub. dicembre 2017
In vendita presso:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
vuoto
L’abate Eustasio e la fondazione di Castellana nel 1171
vuoto
Recensito per "Scaffale" da Francesco Saverio Iatta
  
 

     Non possiamo nascondere che quanto si prova, ogni volta che si sfoglia uno dei volumi che ha appena stato date alle stampe Antonio Fanizzi 1 , è un impagabile piacere, di natura prettamente intellettuale, che soddisfa ogni più raffinata esigenza erudita, esegetica e quindi poi anche ermeneutica  che risulta quindi essere un non affatto suo estrinseco corollario.
      Infatti chi è appassionato, in specie, di storie municipali non può non correre a compulsarli (i contributi di Antonio Fanizzi, intendiamo!) per rivenirvi le cento e cento pepite erudite che Tonino Fanizzi (per gli amici che annovera numerosi per la signorile disponibilità che mostra nell’esaudire le richieste anche più singolari in fatto di dritte e quindi di preziose informazioni) riserva ad ogni sua pubblicazione. E che, per ciò, dispensa con una prodigalità che non può non essergli riconosciuta come una delle qualità che caratterizzano quindi anche i suoi stessi contributi cosiddetti minori.
      Questa sorta di miracolo laico si rinnova puntualmente, ogni volta che Antonio Fanizzi pubblica un suo contributo, perché è il frutto di decenni di ricerche anche precipuamente archivistiche (sempre arricchite dalle più recenti acquisizioni sul tema che tratta) che son messe a disposizione degli studiosi che sanno di non venire delusi dalle documentate, preziose e quindi sempre esaustive ricostruzioni filologico-erudite che Antonio Fanizzi offre loro con una acribia che è, per l’appunto, una delle cifre che contraddistinguono la produzione erudita di Antonio Fanizzi.
     Anche se in questa occasione non si può poi anche sottolineare (con particolare compiacimento) che questa sua ultima pubblicazione è anche un vero e proprio dono per gli occhi.
     Non per nulla “L’Abate Eustasio e la fondazione di Castellana 2 ”è stato affidato alla editrice Adda di Bari 3 che ha curato (con la nota, raffinata perizia artigianale) in ogni suo particolare questo volume che quindi offre quanto di meglio, oggi, possono offrire le più sofisticate tecniche editoriali digitali. Dato quest’ultimo che è testimoniato anche dalle splendide illustrazioni che son poste quasi a suggello terminale del testo. Si tratta di ben ventiquattro illustrazioni a colori (in gran parte a tutta pagina). E, per ciò, anche in questa sezione del paratesto si rinvengono documenti, questa volta prettamente iconografici, che, sino a ier l’altro, erano, quanto meno, poco noti 4 sin anche ai cultori della materia.
     Che il volume di Tonino Fanizzi non si rivolga esclusivamente agli addetti ai lavori (pur se è curato con la nota acribia filologica che contraddistingue ogni suo contributo) è poi significativamente rilevabile dal fatto che ha dedicato alcune pagine di questo suo ‘L’abate Eustasio e la fondazione di Castellana’ ad un accurato ‘glossario 5 ’ che permette, pure alle stesse persone colte (ma digiune di quelle ricerche specialistiche che son specificamente volte a risolvere le più delicate querelle storico-municipali) di superare gli inevitabili tecnicismi di cui, a volte, non si può non valere proprio uno scrupoloso studioso se questi vuole attenersi ad un linguaggio che deve essere, allo stesso tempo, tecnico ma anche suggestivamente comunicativo proprio per conservare la proprietà specifica della materia che tratta. E che non può non essere dipanata se non utilizzando i ferri del mestiere che, oggi più che non ieri, mettono a disposizione le più aggiornate metodologie storico-ermeneutiche.
      Si tenga poi pure presente che non è affatto dovuto ad un refuso se sul frontespizio del volume è indicata Castellana e non, in suo luogo, ‘Castellana Grotte’. Come, per l’appunto, non amava indicare la sua ‘Castellana’ il mai a sufficienza compianto Marco Lanera 6 cui tanto devono anche i conversanesi che hanno cara la memoria di chi ha loro offerto - con una generosità che non ha ancora avuto pari – studi che  hanno indubbiamente segnato, come non era mai successo in precedenza, una nuova (e quindi sostanzialmente rivoluzionaria quanto ben precisa e identificabile) stagione di ricerche di storia patria che ha investito beneficamente anche (e, quindi, non solo) non pochi temi di storia locale non solo prettamente conversanese.
      Ci corre, infine, il piacevole obbligo di segnalare che lo stesso titolo che è riportato sul frontespizio del volume che abbiamo purtroppo avuto modo, unicamente, di poter sinteticamente segnalare in questa sede: non deve ingannare.  Infatti, in proposito, non si può affatto dimenticare (riserviamo questa annotazione erudita ai pochi che ancora non ne hanno precisa contezza) che ‘Castellana 7 ’ è legata a Conversano 8 a filo doppio: da circa seicento anni di storia. E, quindi, quasi indissolubilmente anche ai suoi stessi feudatari 9 quanto alle  altrettanto celebri (e celebrate 10 ) badesse mitrate che hanno retto, sino al recente passato, il monumentale complesso architettonico di san Benedetto 11 che deve non poco proprio alle sue stesse badesse che lo hanno amministrato (con saggia, caparbia previdenza) ed alle quali si deve scrivere gran parte dell’allure che ancor oggi promana dal monumentale complesso architettonico per cui va nota anche la città che ha avuto il privilegio di averlo avuto nel suo seno.  Complesso che, come è noto, costituisce, ancor oggi nel centro storico antico di Conversano 12 , “quasi una vera e propria città nella città” 13 . Che risulta quindi, di fatto, un simbolo, tutt’altro che immateriale, anche del prestigio di cui hanno goduto, per un gran torno di anni, le sue monache di clausura che appartenevano alle più nobili casate di Terra di Bari e sin anche di altre province del vice regno napoletano 14 . E che ha quindi avuto (come non doverlo rimarcare) quali sue badesse  e quindi come privilegiate amministratrici dello stesso monumentale complesso monastico: figlie, sorelle (e strette parenti) in maniera precipua dei conti di Conversano 15 . Conti che, quindi spesso, per loro mezzo hanno amministrato i beni che avevano in dote e tra questi vi era, per l’appunto, il feudo di Castellana.         
                           


1 Per il curriculum vitae e quindi un aggiornato elenco della produzione storico-erudita di Antonio Fanizzi,

2 Cfr. A. Fanizzi, L’Abate Eustasio e la fondazione di Castellana del 1171, collana ‘Centro di studi storici ‘Marco Lanera, n.1’, Banca di credito cooperativo di Castellana Grotte – UipolSai - ‘Master’ e Agriturismo Serra Gambetta di Castellana Grotte, M. Adda Editore, Bari 2016, pp.176 con 24 ill. a colori fuori testo.

4 Ci riferiamo alle riproduzioni che propongono il recente rinvenimento sul mercato inglese del dipinto di Giulio II Acquaviva d’Aragona realizzato da Paris Bordon, per cui si cfr. la scheda dedicata a P. Bordon, Giulio II Acquaviva d’Aragona, a c. di A. Donati in “Tiziano, Bordon e gli Acquaviva d’Aragona. Pittori veneziani in Puglia e fuoriusciti napoletani in Francia”, a c. di N. Barbone Pugliese – A. Donati e L. Puppi, C. Grenzi Editore, Foggia 2012, p.241 e al  Probabile ritratto di Andrea Matteo Acquaviva d’Aragona proposto in “ Venezia e la Puglia nel Cinquecento”, Atti del convegno di studi Bitonto 25-26 ottobre 2013”, a c.  di N. Barbone Pugliese – A. Donati e L. Puppi, C. Grenzi Editore, Foggia 2015, p.24. Il che ci dimostra, se ce ne fosse bisogno, quanto siano aggiornati i dati che Antonio Fanizzi riporta nel suo contributo dedicato anche a dirimere la querelle nata sulla fondazione di Castellana.

5 Cfr. A. Fanizzi, L’Abate Eustasio e la fondazione di N. Barbone Pugliese – A. Donati e L. Puppi, C. Grenzi Editore, Foggia 201Castellana del 1171, op. cit., pp.147-148.

6 Il volume di Antonio Fanizzi, già più volte citato in queste stesse note poste al termine della segnalazione de L’Abate Eustasio e la fondazione di Castellana del 1171, è stato sponsorizzato dal ‘Centro di studi storici ‘Marco Lanera’, di cui è stato di recente nominato presidente lo stesso dr. Antonio Fanizzi. Per quanto attiene alle iniziative del ‘Centro studi’, appena menzionato, si tenga presente quanto i responsabili organizzativi dello stesso hanno dettato, in occasione della pubblicazione del primo volume della collana del ‘Centro’ in questione che recita:“ Il Centro di cultura storica “Marco Lanera”, intitolato all’indimenticato storico e ricercatore castellanese, dopo svariati eventi legati alla storia del meridione e della nostra città, dà inizio ad una collana di volumi che centreranno l’attenzione sulle vicende storiche del nostro territorio e le personalità che ne hanno tracciato le linee guida culturali e la memoria. Lo si vuol fare mantenendo alto il livello tecnico delle pubblicazioni, in ricordo del lavoro certosino svolto da Marco Lanera, nel delineare le origini della nostra comunità smantellando leggende e favole, ma soprattutto basando la sua ricerca unicamente sui documenti, andando spesso a correggere perfino alcuni suoi predecessori meno attenti. In più, consci del fatto che un libro oltre che nelle biblioteche, dev’essere acquistato dagli appassionati e diventare veicolo di idee, informazioni e cultura, cureremo la veste grafica e la presenza di immagini. Questo primo volume, non a caso realizzato da uno dei migliori allievi del Lanera, il presidente del centro, Antonio Fanizzi, è importante perché tira le somme sugli studi relativi alle origini di Castellana, e traccia in maniera analitica, ma discorsiva le vicende dei feudatari conversanesi, praticamente sconosciuti anche ai lettori castellanesi più avvezzi alle cose del passato”, cfr. http://www.addaeditore.it/product.php?id_product=996.

9 Cfr. Prof. Can.co Cav. dottore in lettere Giuseppe Bolognini, Storia di Conversano dai tempi più remoti al 1865 corredata di documenti e di tavole genealogiche, Canfora, Bari 1935, XIII anno dell’era fascista e A. Fanizzi, Historie edite e inedite di Conversano, collana ‘ crescamus n. 4’, Conversano 2006.

10 Cfr. M. Lanera, Appunti per la storia del monastero di S. Benedetto di Conversano, estratto da Studi di storia pugliese in onore di G. Chiarelli, vol. I, Congedo, Galatina 1972
Id., Lettere della badessa. Conversano. La corrispondenza ordinaria del monastero di S. Benedetto (Sec. XVI), Congedo, Galatina 1990; A. Fanelli, La giurisdizione badessale di Conversano, diritto femminile, in Storia e cultura in Terra di Bari. Studi e ricerche, vol. IV, a cura di Vito L’Abbate, Tipografia Pineta, Conversano 1997, pp. 73-90.

11 Per il monachesimo cistercense femminile si cfr. Cariboni G., Il monachesimo femminile cistercense. Ipotesi per la lettura di una complessa realtà istituzionale in Il monachesimo femminile tra Puglia e Basilicata, Atti del convegno di studi promosso dall’Abbazia benedettina barese di Santa Scolastica (Bari 3-5 dicembre 2005), a c. di C.D. Fonseca, collana Per la storia della chiesa di Bari Studi e materiali n.25, Bari 2008, pp.61-74. Per la storia del cenobio benedettino, della sua chiesa e quindi del complesso agglomerato di vani e alloggi e dependance che costituivano una vera e propria cittadella nella città antica di Conversano e quindi anche per i casi in cui furono implicate, volenti o nolenti, alcune sue più o meno illustri ospiti cfr. S. Simone, Il mostro della Puglia ossia la storia del celebre monastero di S. Benedetto di Conversano, Pansini, Bari 1885; A. Amatulli, Il monastero di s. Benedetto di Conversano. Origine, trasmissione e difesa dei suoi privilegi, Biblioteca del Seminario Vescovile di Conversano, pp. XVIII-207 (tesi dattiloscritta), s.d.; G. Mongelli, Le Abbadesse mitrate di S. Benedetto di Conversano, Edizioni del santuario di Montevergine, Montevergine 1960; M. Lanera, Appunti per la storia del monastero di S. Benedetto di Conversano, estratto da Studi di storia pugliese in onore di G. Chiarelli, vol. I, Congedo, Galatina 1972; U. Panarelli,  Il monastero di s. Benedetto di Conversano. Monografia storico-artistica, Scisci, Conversano 1977; F. Marangelli, Obbedire perché donne? Le monache di Conversano risposero di no, Ecumenica, Bari 1979; M. Lanera, Lettere della badessa. Conversano. La corrispondenza ordinaria del monastero di S. Benedetto (Sec. XVI), Congedo, Galatina 1990; A. Fanelli, La giurisdizione badessale di Conversano, diritto femminile in Storia e cultura in terra di Bari, vol. IV, Tipolitografia Pineta, Conversano 1998, pp. 73-90; A. Fanizzi, Cerimonie badessali, in Fogli per Castellana, n. 12, dicembre 1992, pp. 218-304; M. De Nigris, Dall’educandato alla professione solenne. Prassi e tradizione delle benedettine di Conversano (secc. XVIII-XIX), in Oltre le grate. Comunità regolari femminili nel Mezzogiorno moderno fra vissuto religioso, gestione economica e potere urbano, a cura di M. Spedicato e A. D’Ambrosio, collana ‘Saggi e ricerche n. 30’, Dipartimento degli studi di scienze storiche e geografiche - Università degli studi di Bari, Cacucci, Bari 2001, pp.207-224; Ibidem,  Donne e monacazione nel monastero di San Benedetto di Conversano in Carte per la storia di Conversano, Arti Grafiche Scisci, Conversano 2002, vol. I, pp. 119-150;M. Intini, La memoria di donne potenti: Conversano, in La memoria dei chiostri , Atti delle prime Giornate di studi medievali. Castiglione delle Stiviere !!-13 ottobre 2001, G. Ardenna-R. Salvarani (a c. di), Brescia, pp.231-245; V. L’Abbate, Beni monastici a Conversano: il trappeto di s. Benedetto, in Storia e cultura in Terra di Bari. Studi e ricerche, Tomo quinto, a c. di V. L’abbate, Congedo 2010, pp.41-60; M. Intini, La memoria delle donne potenti: Conversano, in La memoria dei chiostri, Atti della prime Giornate di studi medievali Laboratorio di storia monastica dell’Italia Settentrionale, Castiglione delle Stiviere (Mantova) 11-13 ottobre 2001, cura di G. Ardenna e R. Salvarani, CESIMB Centro studi per la storia degli insediamenti monastici bresciani / collana Studi e documenti, Marietti 2002, pp.231-245. Per la storia artistica del complesso di s. Benedetto cfr. M. D’Elia, La pittura barocca in La Puglia tra barocco e Rococò, Electa, Milano 1980, pp. 207 - 230; la scheda a firma di R. Lorusso Romito, Il complesso di s. Benedetto in Conversano in Insediamenti benedettini in Puglia. Catalogo, a cura di M.S. Calò Mariani, vol. II, Congedo, Galatina 1981, pp. 217-235; Ibidem, Note sulla chiesa di S. Benedetto di Conversano, in I santi Benedetto e Scolastica nel XV centenario della nascita, Atti del Seminario di Studi, Schena , Fasano 1981, pp.137 e segg.; Ibidem, Chiesa e monastero di S, Benedetto, in Il territorio di Sud Est a Bari in età medioevale. Società e ambiente,1983; P. Belli D’Elia, Conversano. Abbazia di S. Benedetto, in Puglia XI secolo, Bari 1975 (nuova edizione 1987), pp. 200-2006; Ibidem, Le committenze badessali (secoli XVI-XVIII), Le abbazie nullius, Schena, Fasano 1982, pp. 189-204 e Ibidem, Puglia romanica, Jaka Book, Milano 2003, p. 282; F. Vona, Le decorazioni parietali policrome della chiesa di San Benedetto in Conversano e alcuni nuovi ritrovamenti. Appendice: studio diagnostico sui materiali costruttivi e sui prodotti del degrado (G. Quarta - D. Melica) in Storia e cultura in Terra di Bari. Studi e ricerche, Tomo quinto, a c. di V. L’abbate, Congedo 2010, pp. 21-30. Per la regestazione delle ‘carte’ del cenobio benedettino, cfr. Le carte del monastero di S. Benedetto nell’Archivio diocesano di Conversano, a cura di R. Colaleo e M. Lippolis, Presentazione di A. Fanelli e V. Castiglione Miniscetti, Introduzione di R. Colaleo e M. Lippolis, collana crescamus n.10 condiretta da A. Fanelli e V. Castiglione Minischetti, Arti Grafiche Scisci, Conversano 2008 e Monastero di s. Benedetto in “Le fonti di Conversano”, vol. II. L’archivio della Curia vescovile, a cura di Cristiana A.M. Guarnieri e A. Caprio, Presentazione di D. Padovano vescovo di Conversano-Monopoli e di V. Castiglione Minischetti e A. Fanelli condirettori dell’Archivio Diocesano di Conversano, Prefazione di C. Lavarra  direttore scientifico Centro sperimentale di Storia e Arte Conversano, Introduzione di G. Dibenedetto direttore dell’Archivio di Stato di Bari e soprintendente archivistico per la Puglia, con i saggi L’archivio diocesano di Conversano. Un laboratorio di sperimentazione archivistica di D. Porcaro Massafra e L’archivio della Curia vescovile di Conversano di C. Guarnieri, Appendice I. Prospetto dei fondi dell’Archivio Diocesano di Conversano a cura di C. Guarnieri e A. Caprio; Appendice II, Il progetto ‘Pergamo’ per la riproduzione digitale dei fondi pergamenacei pugliesi di C. Palma; Appendice III, Repertorio del fondo pergamenaceo dell’Archivio diocesano di Conversano generato da ‘Pergamo’ on-line a cura di R. Marino, Congedo, Galatina 2008, pp.195-266.

12 Cfr. A. Fanizzi, Toponomastica di Conversano in Storia e cultura in Terra di Bari. Studi e ricerche III, Pubblicazioni del Museo Civico, a cura di V. L’Abbate, Congedo, Galatina 1991, pp.7-58.

13 Cfr. M. Fantasia, Le benedettine e la gestione dell’Ospedale, in I santi Benedetto e Scolastica nel XV centenario della nascita, atti del seminario di studio 6/7 dicembre 1980, collana ‘Corpus historicum cupersanense n. 2’, Società di Storia patria per la Puglia Sezione di Conversano e Comune di Conversano, Schena, Fasano1981, p. 100 e V. L’Abbate, Beni monastici a Conversano: il trappeto di s. Benedetto, in Storia e cultura in Terra di Bari. Studi e ricerche, Tomo quinto, a c. di V. L’abbate, Congedo 2010, pp.41-60.

14 Cfr. M. De Nigris, Dall’educandato alla professione solenne. Prassi e tradizione delle benedettine di Conversano (secc. XVIII-XIX), in Oltre le grate. Comunità regolari femminili nel Mezzogiorno moderno fra vissuto religioso, gestione economica e potere urbano, a cura di M. Spedicato e A. D’Ambrosio, collana ‘Saggi e ricerche n. 30’, Dipartimento degli studi di scienze storiche e geografiche - Università degli studi di Bari, Cacucci, Bari 2001, pp.207-224; Id.,  Donne e monacazione nel monastero di San Benedetto di Conversano in Carte per la storia di Conversano, Arti Grafiche Scisci, Conversano 2002, vol. I, pp. 119-150.

15 Cfr. A. Fanizzi, Catalogo badessale, in Angelo Fanelli Appendice in Cronotassi episcopale della chiesa di Conversano. Note bibliografiche, iconografiche, araldiche e documenti archivistici inediti. Vol. I: la protostoria, collana “Biblioteca di cultura pugliese, n. 38”, Congedo, Galatina 1987, pp. 185-186, nota n. 63 e Id., Cerimoniali badessali, in Fogli per Castellana, n. 12, dicembre1992, a cura della Biblioteca civica “G. Tauro” di Castellana Grotte, pp. 218-304. 

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Contenuto
  
Il programma editoriale del Centro di cultura storica "Marco Lanera"
di Castellana Grotte

 Il Centro di cultura storica “Marco Lanera”, intitolato all’indimenticato storico e ricercatore castellanese, dopo svariati eventi legati alla storia del meridione e della nostra città, dà inizio ad una collana di volumi che centreranno l’attenzione sulle vicende storiche del nostro territorio e le personalità che ne hanno tracciato le linee guida culturali e la memoria.

Lo si vuol fare mantenendo alto il livello tecnico delle pubblicazioni, in ricordo del lavoro certosino svolto da Marco Lanera, nel delineare le origini della nostra comunità smantellando leggende e favole, ma soprattutto basando la sua ricerca unicamente sui documenti, andando spesso a correggere perfino alcuni suoi predecessori meno attenti. In più, consci del fatto che un libro oltre che nelle biblioteche, dev’essere acquistato dagli appassionati e diventare veicolo di idee, informazioni e cultura, cureremo la veste grafica e la presenza di immagini.

Questo primo volume, non a caso realizzato da uno dei migliori allievi del Lanera, il presidente del centro, Antonio Fanizzi, è importante perché tira le somme sugli studi relativi alle origini di Castellana, e traccia in maniera analitica, ma discorsiva le vicende dei feudatari conversanesi, praticamente sconosciuti anche ai lettori castellanesi più avvezzi alle cose del passato. 

Adda editrice
Scheda bibliografica
vuoto
Autore Antonio Fanizzi
Titolo L’abate Eustasio e la fondazione di Castellana nel 1171
Editore Adda - Bari
ISBN: 9788867172580
Prezzo € 15,00
data pub. luglio 2016
In vendita presso:
Libreria Piepoli - Castellana Grotte -Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
vuoto
 
L'associazione Culturale "L. Sturzo" 
Conferenza del dr. Antonio Fanizzi sul tema:
 
 
"Le donne nella toponomastica antica e moderna di Conversano"
 


 
 
Conoscere il Territorio, “Angolo CULTURALE” a cura di Antonio Fanizzi
 Masseria di Monsignore
 
 
"by webtvpuglia
 
 

 

 

 

Mostra posizione