Santuario Santa Maria dell’Isola
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Fotogallery
Conversano 1° dic. 2018 |
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NUZZO BARBA (Galatina / Lecce /. notizie 1481-1523/24)
Monumento funebre di Giulio Antonio Acquaviva e Caterina Del Balzo Orsini
Pietra scolpita e dipinta Il monumento, commissionato da Andrea Matteo Acquaviva d’Aragona allo scultore galatinese Nuzzo Barba, alle dipendenze della famiglia sin dal 1480/81. risulta essere in costruzione nel 1523/24 (oltre quarantanni dopo la morte di Giulio Antonio Acquaviva, caduto eroicamente presso Muro Leccese nel 1481, durante un'imboscata tesagli dai Turchi).
Le spoglie del conte, inumate dapprima nella chiesa matrice di Stematia, sarebbero poi state trasferite a Conversano e riposte nella chiesa di San Benedetto, nel sepolcreto sottostante il futuro cappellone del Rosario. Di qui. infine, sarebbero state tolte e collocate definitivamente nel monumento funebre di S. Maria dell'isola sul quale però, a tutt'oggi. non è stata effettuata alcuna ricognizione in tal senso.
Simile ad una grandiosa pala d'altare, il mausoleo è articolato in tre registri orizzontali, suddivisi a loro volta in partizioni verticali. Entro questa intelaiatura architettonica sono inserite sculture a rilievo e a tutto tondo e dipinti. Cominciando dal registro inferiore, si riconoscono le quattro Virtù Cardinali (Fortezza, Temperanza, Prudenza, Giustizia), collocate su basamenti ornati da fasci di alloro (elementi tutti allusivi alle virtù del defunto e alla gloria raggiunta col suo martirio). Nel registro mediano, sotto un baldacchino aperto da Angeli, sono raffigurati i cadaveri di Giulio Antonio Acquaviva e della moglie, Caterina Del Balzo Orsini, entrambi in abito francescano (probabile riferimento al fatto che fu proprio Giulio Antonio ad affidare la chiesa, nel 1463, ai francescani Osservanti, nei confronti dei quali fu sempre rispettosissimo). Nello stesso registro, delimitato lateralmente dalle statue di S. Francesco d'Assisi e S. Antonio da Padova, sono due dipinti ad olio (eseguiti nel sec. XVII), raffiguranti rispettivamente la Madonna con Bambino e S. Anna e S. Giuseppe. Infine nel registro superiore, modellato da tre nicchie, al centro è la Madonna in trono che prega sul Bambino dormiente fiancheggiata da due delle Virtù Teologali (a sinistra la Carità, a destra la Fede). Al di sopra della pesante trabeazione - che reca un fregio di putti reggifestoni intervallati dallo stemma dell’Acquaviva e di Caterina Del Balzo Orsini - si eleva il fastigio, consistente in una lunetta con lo stemma Acquaviva-Del Balzo sormontata da un Crocifisso e da due frontoni triangolari. Fra questi sono le figure di due Profeti (Isaia e Zaccaria), della Maddalena e di S. Giovanni Evangelista.
Come ha rivelato il recente restauro, il monumento, pur dipinto sin dall'origine, presentava una cromia assai diversa dall'attuale, basata sull’ocra, sul verde e su parziali dorature. A questa fu sovrapposta, nel '600, la doratura delle cornici, dei capitelli e delle vesti di alcuni personaggi, allo scopo di uniformare i colori del mausoleo a quelli degli altari lignei che si andavano man mano erigendo. Per effettuare tale operazione le statue furono ricoperte da uno strato di gesso (eliminato nel corso del restauro) che ne alterò completamente l'intaglio originario. Il blu cobalto è invece una ridipintura ottocentesca che si è preferito non eliminare. Sulla fiancata destra del mausoleo, all'altezza del primo cornicione, è visibile un saggio di pulitura.
L'autore del mausoleo, Nuzzo Barba di S. Pietro di Galatina (attuale Galatina in provincia di Lecce), è documentato in Terra di Bari tra il 1481 e il 1523/24. La sua educazione si è svolta con tutta probabilità, dopo un iniziale apprendistato tra Bologna e Venezia, sull'opposta sponda dalmata, sino agli inizi del Cinquecento vera e propria fucina artistica. Qui egli può essere venuto a contatto con le straordinarie sculture “prebarocche" di Giorgio da Sebenico, soprattutto il mausoleo di S. Anastasio nella Cattedrale di Spalato, da cui sembra derivare il motivo delle salme sotto il baldacchino (è comunque probabile che la raffigurazione dei defunti in abito francescano fosse già presente nel distrutto mausoleo di Giovanni Antonio Del Balzo Orsini, suocero di Giulio Antonio, nella chiesa di S. Antonio a Taranto). Riferibile alla cultura appresa sull'altra sponda è anche il fortissimo accento classicheggiante che permea il monumento, riscontrabile soprattutto nel-I uso di elementi architettonici e decorativi di gusto classico e nel “panneggio bagnato” delle Virtù Cardinali.
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