Fiori d'arancio - Catalogo Mostra
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Recensione di Maurizio Marangelli
  
 Fiori d'arancio Spose, storie, moda,
ritualità nuziali

(1855-1965)

 Un lavoro di pregevole fattura che si legge agevolmente, fatto proprio come se si stesse visitando la mostra. E’ il catalogo “Fiori d’Arancio” Spose, storie, moda ritualità nuziali dal 1855 al 1965 realizzato da Marisa Cacciapaglia che, per conto del centro studi “Maria e Francesca Marangelli”, ha curato l’allestimento dell’omonima esposizione di abiti da sposa storici in mostra nella pinacoteca del Castello.

 

130 pagine divise in tre parti. Quella storico-descrittiva, quella della collezione con le foto e le descrizioni degli abiti in mostra (35 abiti da sposa, 1 da damigella, 2 frac, 2 tight, 2 abiti scuri da cerimonia, una divisa da portaordini del re Vittorio Emanuele III) e poi quella, forse, più apprezzata ed intima, con i racconti delle storie di vita e di amore di alcuni dei protagonisti. Le note storiche danno il senso della pubblicazione e della stessa mostra: narrare il vissuto esistenziale e soprattutto emozionale delle donne attraverso il vestito nuziale, ripercorrere l’evoluzione della donna nella società e nella famiglia. “Storia della moda e storia delle donne procedono alla pari. Ogni cambiamento nel modo di vestirsi può mettersi in relazione con il miglioramento della condizione e dei passi avanti compiuti dalle donne verso l’emancipazione. L’abbigliamento di un dato momento storico è sempre il risultato di una costruzione culturale ed ideologica, ed è strettamente connesso agli spazi che permettono alle donne di affermare i loro diritti ed esprimersi con maggiore libertà”, scrive Marisa Cacciapaglia che, in un altro passo, spiega: “tessuti, colori, ornamenti ci rivelano la personalità della donna che quell’abito ha scelto tra il desiderio di apparire e quello di non disvelarsi”.

 

Il catalogo è stato presentato nel corso di una manifestazione tenutasi nella sala consiliare del Comune di Conversano la sera di martedì 14 marzo scorso. Anima del Centro Studi “Marangelli”, la professoressa Marisa Cacciapaglia, con un intervento dedicato alle donne ucraine vittime della guerra, ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la mostra, a cominciare dalle famiglie donatrici e prestatori degli abiti e degli altri preziosi oggetti.

 

L’incontro è stata anche l’occasione per presentare il progetto in corso di realizzazione frutto di una collaborazione fra il Dipartimento di Scienze dell'Ingegneria Civile e dell'Architettura del Politecnico di Bari e il Comune: rendere fruibile via internet il polo museale con veri e propri tour virtuali stando comodamente davanti al pc, tablet o smartphone.

Il prof. Paolo Perfido, docente del dipartimento di scienze dell’ingegneria civile e dell’architettura del Politecnico di Bari, e i giovani architetti neolaureati Remo Pavone e Ilaria Lavermicocca, hanno mostrato in tempo reale in video la visita via computer della pinacoteca “Paolo Finoglio” facendo vedere come funziona e cosa sia un tour virtuale: con il mouse si possono vedere i particolari di qualunque cosa oltre a camminare nel vero senso della parola nelle sale. Insomma, questa collaborazione Comune-Politecnico contribuirà sicuramente in modo notevole allo sviluppo turistico del nostro paese anche perché, oltre a foto e video, ci saranno i contenuti a spiegare e arricchire il tutto.

 

Alla manifestazione sono intervenuti l’assessore alla cultura Caterina Sportelli e il sindaco Giuseppe Lovascio che hanno ringraziato il Centro Studi “Maria e Francesca Marangelli” e tutti gli operatori culturali per l’impegno al servizio della comunità sottolineando l’importanza dei giovani su cui occorre investire affinché nei servizi legati alla cultura e al turismo possano avere uno sbocco occupazionale per il futuro, recuperando anche antichi mestieri. L’incontro è stato condotto dal giornalista Maurizio Marangelli che ha voluto rendere un omaggio alle sue parenti a cui è intitolato il centro scusandosi a nome della famiglia per non essersi impegnati in prima persona e ringraziando invece quanti in tutti questi anni hanno consentito di mantenere viva la memoria e soprattutto l’esempio di vita di due donne straordinarie a cui è legata la storia del ‘900 di Conversano.

 

Maurizio Marangelli, giornalista TeleNorba
Scheda bibliografica
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Autore Marisa Cacciapaglia
Titolo Fiori d'arancio
Editore Creativity Comunitations Labs
Prezzo € 40,00
data pub. dicembre 2021
ISBN 978-88-945911-3-2
In vendita presso: CENTRO STUDI  "Maria e Francesca Marangelli"
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 Presentazione del Catalogo Mostra:
"Fiori d’arancio"  
di Marisa Cacciapaglia
 
 
 
Fotogallery  Conversano 15 marz. 2022
 

 

 

 
 Presentazione del Catalogo Mostra:
"Fiori d’arancio"  
di Marisa Cacciapaglia
 
 
 
Filmato  Conversano 15 marz. 2022
 

 

 

  

Dall'Ancien Régime alla Belle Époque -  Catalogo Mostra
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Presentazione da Ketty Lepore
  
DalfAncien Régime  alla Belle Époque Immagini di moda  femminile 

L'Amministrazione comunale di Conversano è impegnata nella costruzione di politiche culturali capaci di coniugare la tradizione con l’innovazione per valorizzare al massimo il legame col territorio. L’interazione che da decenni si è stabilita tra l’Assessorato alla Cultura e il Centro Studi “Maria e Francesca Marangelli” porta, in continuità con il passato, a organizzare e realizzare eventi e interventi tesi ad ampliare la conoscenza storico-artistica di un settore, quello della Moda e del Costume, a livello locale ancora in fase emergente, e bisognosa di ulteriori approfondimenti.

 

Soltanto in anni recenti si è scoperta la valenza storiografica dell’arte del vestire, perché, in un mondo affetto da crisi di identità, la moda è in grado di evidenziare il riconoscimento e la specificità dei gruppi sociali di ogni comunità. Per questi motivi, il Centro Studi sviluppa costantemente temi di ricerca e percorsi espositivi, allestendo mostre e producendo studi monografici e cataloghi per nuovi ed inediti elementi di conoscenza. A noi amministratori tocca sostenere e accogliere con entusiasmo tutte le occasioni in cui ci vengono proposte iniziative culturali che riannodino altri pezzi alla storia che ci appartiene.

 

L’elemento comune ai percorsi virtuosi intrapresi è dunque la cura del patrimonio culturale materiale e immateriale, al fine di trasmetterlo alle giovani generazioni e a quanti ancora non hanno trovato le circostanze favorevoli per apprezzarlo.

 

L’impegno e la dedizione delle realtà locali, degli studiosi e dei volontari che si prodigano nel portare alla luce la nostra storia e le relative testimonianze rappresentano per l’Amministrazione un prezioso contributo di nuove conoscenze e di nuove opportunità per la cultura e il turismo a Conversano.

 

Tessere reti e relazioni, allargare il nostro sguardo su sperimentazioni e innovazioni che si muovono a livello nazionale e internazionale sarà la sfida dei prossimi anni. “Conversano Città d’arte” è l’orizzonte di senso all’interno del quale si muovono le nostre scelte.

 

Ketty Lepore
Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Conversano
 
Scheda bibliografica
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Autore Marisa Cacciapaglia
Titolo Dall'Ancien Régime alla Belle Époque
Editore Claudio Grenzi Editore Foggia
Prezzo € 32,00
data pub. febbraio 2020
ISBN 978-88-8431-765-0
In vendita presso: CENTRO STUDI  "Maria e Francesca Marangelli"
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Ravvolto in una cencia bianca...
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Premessa
  
Ravvolto in una cencia bianca...
Storia di madri e di figli abbandonati (Conversano 1804-1900)
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Quaderni della Sezione Sudest Barese Studi in memoria di Claudio Andrea L'Abbate n. 2

Un doloroso episodio, una nuova prospettiva


Circa un amo fa, quando si stava approntando la pubblicazione del sesto volume di Storia e cultura in Terra di Bari, alcuni amici della Sezione di Storia Patria che avevano collaborato alla stesura degli articoli e, in particolare, i componenti del gruppo di reda­zione manifestarono la volontà di riportare, in apertura di volume, la memoria comune al giovane Claudio Andrea L’Abbate.
Era passato un anno dalla scomparsa di mio figlio, e per me e la mia famiglia Claudio Andrea non era un “ricordo” ma la realtà di una perdita inconcepibile. Un figlio che non c’è più è una sconfitta personale, è il fallimento di una vita.
La dedica posta in apertura del volume mi giunse allora come segno di amicizia per­sonale e di umana vicinanza, e sapevo bene che quel gesto era in primo luogo rivolto nei miei confronti: Claudio Andrea aveva trascorso i suoi anni giovanili lontano da Conversano e in campi di attività ben distinti rispetto a quelli in cui si muovono gli interessi di un organismo come la Società di Storia Patria. Ma si richiamavano col suo nome una vita di impegno, giovanili entusiasmi, capacità e meriti che a lui (lo sapevamo bene noi genitori, e traspariva da ogni sua iniziativa) avrebbero consentito di raggiungere traguardi importanti. Infatti, egli aveva lasciato, non solo nell’ambiente familiare, attese ed affetti spezzati.
E allora, diciamo benvenuto ai ricordi. Almeno il passato in qualche forma si possa rafforzare nel nostro ricordo, per quello che il giovane Claudio Andrea è stato. In ognu­no di noi che l’abbiamo conosciuto, oggi e domani, finché sarà possibile, riviva il suo ricordo. Che è anche gioia, gratitudine, comprensione.
Nel suo nome - è questo oggi il proposito della famiglia e della Sezione di Conversano di Storia Patria - nasca e prosegua negli anni una occasione per promuovere gli studi legati al nostro territorio. Studi seri e documentati, lavori originali, indagini condotte con competenza e attenzione, che portino in primo piano le tematiche storico-culturali di cui si occupa sotto diversi aspetti questa Sezione. Diamo una occasione in più perché vengano realizzati nuovi lavori, ne siano favoriti gli esiti e agevolata la pubblicazione. Nel suo nome, mentre si sollecitano e si incoraggiano, specie da parte dei giovani ri­cercatori, indagini e contributi critici sulla storia locale e regionale, si dà vita a partire dal presente lavoro ad una nuova collana di studi: “Quaderni della Sezione Sudest Barese - Studi in memoria di Claudio Andrea L'Abbate”. Il titolo evidenzia le finalità della collana, rivolte in una duplice direzione: da un lato portare nuovi contributi allo sviluppo della cultura pugliese, per altro verso tenere viva la memoria di una persona che si è tanto amata e perduta.
La famiglia è al fianco del l’organismo associativo, che lodevolmente avvia da oggi la realizzazione dei Quaderni, e ne sostiene concretamente la pubblicazione. E nei voti di tutti che l’iniziativa si arricchisca nel tempo, degnamente, di meriti scientifici e di collaborazioni esemplari anche sotto l’aspetto umano.

Vito L’Abbate
Introduzione
  
Ravvolto in una cencia bianca...
Storia di madri e di figli abbandonati (Conversano 1804-1900)
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Quaderni della Sezione Sudest Barese Studi in memoria di Claudio Andrea L'Abbate n. 2


L’abbandono infantile nel XIX secolo in Terra di Bari e in Terra d’Otranto è stato da tempo oggetto di studi specialistici. Demografi, storici, sociologi, pedagogisti e altri ricercatori hanno indagato il fenomeno nei comuni urbani e rurali della nostra regione, raccogliendo dati utili a delineare la complessa storia dell’infanzia abbandonata.
La ricerca degli studiosi si è interessata marginalmente della città di Conversano1, e qui risiede la ragione di questo studio, marcatamente limitato quanto a territorio, analitico sotto il profilo qualitativo e quantitativo.
Esso ha privilegiato i fattori storico-antropologici e socio-economici per ade­rire soprattutto alla demografia storica, che non tralascia di considerare compor­tamenti, mentalità e scelte di uomini e donne, la cui vita è profondamente condi­zionata dalla lotta per la sopravvivenza.
I Registri degli Atti Civili, i Registri dei Battezzati, i Libri delle Sepolture, i documenti di vari archivi e le corrispondenze di Opere Pie fanno parte dei ma­teriali consultati. Questi, al di là di nomi e di numeri, di andamenti e flessioni, di natalità e mortalità, hanno portato in superficie storie di donne sventurate e di neonati lasciati nella ruota, di alcuni dei quali è stato possibile ricostruire il per­corso di vita, attingendo alle relazioni amministrative e alle ‘carte dei proietti’2.
Solo un genuino interesse storico, sostenuto dal desiderio di conoscere la con­dizione femminile e infantile in un secolo che davvero ha aggravato la disugua­glianza sociale tra le classi, ha fatto superare la titubanza ad approfondire un tema così delicato, per le inevitabili implicazioni emotive che comporta l’addentrarsi in una storia drammatica come è quella dell’abbandono infantile. È operazione incresciosa togliere i sigilli a quelle ‘brutte’ storie, vergogna e dolore di un perio­do nel quale l’estrema precarietà della vita indeboliva qualunque legame affettivo fra i componenti il nucleo famigliare.
Dopo la lettura del più antico Libro de’projetti (1804-1806), irrefrenabile è stato l’istinto di chiudere quei fogli e finirla con quelle storie disumane. Poi le voci e i volti di quei neonati, improvvidamente venuti alla luce, si sono trasfor­mati in immagini dolenti, a testimoniare quanto possa essere crudele la lotteria della vita. In ogni tempo e in ogni luogo, il caso vuole che alcuni nascano amati e ‘legittimi’, altri poveri e ‘proietti’. E tante creature furono deposte nel freddo ventre di una ruota, senza una veste, un nome, una famiglia.
Nel tempo, dall’analisi è emerso che non tutti gli abbandoni erano dettati da indifferenza; essi rappresentavano per la donna sola, l’unico modo per allontanare dalla società il frutto di una relazione disonorevole, e, per le famiglie indigenti, l’unico modo per sottrarre i piccoli ad una vita di stenti e a morte sicura. Povertà e falso moralismo spingevano a quell’azione dolorosa. Rimuovere, nascondere il frutto della colpa, questo voleva il diffuso conformismo ottocentesco e, dunque, l’abbandono era accettato, perché si doveva ripristinare l’equilibrio sociale infranto dalla presenza di quel corpo estraneo. Era un insulto alla società che la madre tenesse presso di sé un bastardo.
Il capillare e sistematico spoglio ha prodotto un dato confortante: figli di nes­suno e figli legittimi venivano abbandonati o morivano per le stesse cause e, in percentuale, sopravvivevano più o meno in egual numero.
Il ritrovare negli atti di nascita i nomi di figli di ignoti, che, a distanza di vent’anni circa, dichiarano la nascita della propria prole legittima, ha conferma­to che nella nostra città, nonostante l’avverso contesto ambientale, molti figli di nessuno sono entrati a far parte legittimamente del consorzio civile. Altrettanto confortante è stato ritrovare i nomi di balie e di levatrici, figlie di genitori ignoti, che si offrono di allattare, allevare e curare i neonati di ignota provenienza.
Un taglio storico-sociale e demografico, dunque, per questo studio, che, con tabelle, grafici, percentuali, dà obiettività e organicità a una narrazione che coniuga dati e fatti. I risultati raggiunti non modificano per nulla i dati complessivi del fenomeno nella nostra regione, pure possono contribuire a confermare gli elementi di conoscenza già acquisiti.
Attraverso i documenti, sono stati delineati la società conversanese d’inizio secolo, le modalità con cui si sono istituzionalizzate le strutture preposte a rego­lamentare l’esposizione, l’iter seguito dall’ignoto, dall’immissione nella ruota al baliatico, all’inserimento nei reclusori, all’affido, al riconoscimento, alla legittimazione.
Spazi di approfondimento sono stati riservati all’onomastica, al vestiario, ai viglietti, segni di identità lasciati tra le fasce dei neonati dai genitori che li abbandonavano.
Fondamentali le pagine dedicate al mondo femminile, fatto di madri, levatrici, pie ricevitrici e balie, figure centrali del fenomeno abbandono, su cui nel tempo si sono addensate molte ombre, perché, tra di loro, si insinuavano donne venali, immorali e amorali che stabilivano una rete di connivenze e di complicità di cui spesso erano vittime proprio i neonati. Donne che, rifiutando la maternità, non arretravano neppure davanti a crimini atroci.
A temperare le immagini odiose di queste donne, modelli negativi di una so­cietà che si dichiarava filantropica, altre donne che chiedevano gli ignoti in affido, sostituivano le madri naturali e li accompagnavano fino alla maggiore età curandoli ed educandoli come veri figli.
La narrazione non ha il tono asettico e distaccato di un testo scientifico; è stato impossibile farlo per il rapporto ‘sentimentale’ che si è stabilito con i protagonisti, dei quali sono stati raccontati dettagli forti e dettagli insignificanti, ugualmente importanti per andare in profondità, alle radici del fenomeno della ‘esposizione’.


         1 Si trovano riferimenti di carattere demografico in Da Molin 2002.

     2 Va precisato che in questa ricerca i nomi proietto, esposto, illegittimo, trovatello sono usati indistintamente. Il problema se questi termini riferiti alla condizione d’origine o alla filiazione siano o no una categoria assimilabile è oggetto di studio della demografia sociale. In merito si rimanda al saggio di Livi Bacci 1980.

Scheda bibliografica
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Autore Marisa Cacciapaglia
Titolo Ravvolto in una cencia bianca...
Stampa ComunicaAzioni - Conversano
Prezzo € s.p.i.
data pub. settembre 2016
In vendita presso:
Coop. Armida Conversano 
Telefono: +39 080 4959510
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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