Luna d'amore, ovvero le eleganti malinconie e la pienezza della femminilità nella poesia di Rosa Maria Vinci.
Come muore un amore? Mai di morte naturale, questo è certo. Muore per stanchezza, muore di fragilità - personale prima che di coppia -, muore per aridità o semplicemente perché tutto era tranne che amore. La verità è che noi lo vorremmo come sole, ma l'amore è più simile alla luna e ai suoi cicli. Ma procediamo con ordine.
Tenere a battesimo una raccolta di versi è rischioso: la poesia è il genere del dialogo interiore per eccellenza, non vuole intermediari, va dritta dalla pagina al lettore che ne saprà fare buon uso, facendo propria tutta la gamma sentimentale ed emozionale evocata. Per questo chi si inserisce tra i due protagonisti dell'azione poetica potrebbe risultare un terzo incomodo, come un venditore di rose tra due innamorati in intimo dialogo. Eppure, sfogliando le pagine di questa raccolta, mi sono resa conto che fra le righe c'è qualcosa in più: si indovina, anche nei vincoli della metrica, una storia, una trama, una narrazione che lega questi versi.
Ogni verso, nella necessaria sinteticità dettata dalla forma, pare che nasconda molto altro, come un lembo di tessuto rimasto chiuso fuori da un cassetto pieno di biancheria fine. L'effetto è quello di una lettura che suggerisce ritmi curvi e ondivaghi, tristezze ammorbidite in eleganti malinconie ed entusiasmi nuovi lucidati da una sensibilità accesa e sempre protagonista.
L'eterno legame anche conflittuale tra natura e cultura è qui presente, ma mitigato da una percezione femminile e benigna degli elementi naturali, in grado di fare da balsamo alle asperità del cuore. La stessa luna del sentimento amoroso attraversa tutte le fasi crescenti e decrescenti, indipendentemente dall'oggetto d'amore: l'autrice fa i conti con il desiderio, la pienezza, l'assenza e il rimpianto in una sua dimensione emotiva che non necessita di un destinatario e questa è in fondo una grande forma di libertà che solo le donne, e non certo tutte, possono permettersi. Ah, se solo tutto fosse semplice e buono come una foglia o certo e necessario come un'alba: di certo saremmo più felici ma i poeti rimarrebbero muti e noi con un ottimo libro come questo in meno. È ora quindi di tacere e aguzzare vista, cuore e sensi.
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