La mente ha un potere magico. Episodi, storie accantonate dall'infanzia improvvisamente tornano prepotenti e chiedono di essere raccontate. Tutti noi portiamo nel cuore una "madeleine" e siamo artefici o vittime di una piccolissima "recherche".
È quello che è accaduto mentre era in corso la rituale manifestazione per la Giornata Internazionale della Donna dell'8 marzo. Valenti relatrici sciorinavano la storia dell'emancipazione femminile. Illustri esempi di pioniere che avevano dato un'accelerazione alla parità nel campo del lavoro, della società, della famiglia.
All'improvviso mi si affaccia alla memoria una figura di donna umile, modesta, vestita di solo co raggio, lontana nel tempo, non contemplata in alcun testo, neppure citata nella cronaca locale.
Eppure questa donna con un gesto dettato dal coraggio o dalla disperazione (talvolta i due termini diventano sinonimi) ha piantato un tassello importante nel percorso all'autodeterminazione.
Così vado a ritroso nel tempo!
È una memoria che sa di emozione, di rimando ad una sera fredda e piovosa.
Assieme ai miei fratelli circondavamo il braciere ad ascoltare la mamma che raccontava, non certo le classiche fiabe dato che non le conosce
A casa mia non circolavano libri, ritenuti mate riale superfluo. Biancaneve, Cenerentola, Cappuccetto Rosso le ho incontrate a scuola, quando mi si è aperto un mondo fantastico, creato dalla penna di autori dotati di poteri soprannaturali, quale era per me la fantasia.
La mamma sopperiva alle fiabe canoniche con racconti tratti da storie vere, vissute, ascoltate, tra mandate dalla tradizione popolare.
"Il diritto di scegliere" nasce, quindi, dalla me moria personale.
Ho ritenuto importante sottrarre all'oblio un episodio legato ad un'epoca, quale il dopoguerra, in quanto, spesso, un'esperienza personale, pur senza una volontà esplicita e cosciente, interagisce con la memoria collettiva e con la storia in una rete fatta di nodi, collegamenti, rimandi.
Un ricordo, anche se non è frutto dell'esperienza diretta, può fornire una interpretazione di sen so che si integra nella storia di un gruppo sociale, nella narrazione del suo cambiamento.
Ecco, quindi, che il ricordo può assumere valo re e significato in funzione di indizio, traccia di un passato che può essere interpretato nel presente.
L'episodio raccontato non ha la pretesa di es sere annoverato nella Storia che va oltre la soggettività e la prospettiva individuale ma mi piace considerarlo un momento topico, un granello di sabbia determinante a comprendere il tessuto culturale di un gruppo sociale, la sua identità collettiva.
Si può parlare di racconto antropologico? Perché no.
È il ritratto di un'epoca, di una generazione ferita dalla guerra, che cerca in tutti i modi in terre lontane un riscatto, una prospettiva di vita che la loro terra d'origine non è più in grado di fornire.
Una microstoria che in un piccolo paese di provincia ha suscitato scalpore e che ha dato una svolta ad una pratica assurda quale era il matrimonio per "procura".
Alla fine del racconto mi sono chiesta se la vicenda di Lucrezia sia legata ad un periodo tramontato che ormai "sa" di muffa o se riserva attinenza con il presente.
In qualche modo la traversata Napoli – Buenos Aires si è sovrapposta a quelle attuali del Mediterraneo.
Nei volti tristi e speranzosi dei nostri connazionali ho ravvisato quelli disperati dei migranti dal sud del mondo.
Persone diverse per provenienza, storie personali, pelle, lingua, ma accomunate dalla speranza di approdare su un suolo amico e dalla certezza che nel mondo possa esserci per tutti una vita migliore.
Non credo, quindi, che "Il diritto di scegliere" sia una storia legata ad un passato ormai superato.
Lucrezia, Cettina, Gina, che affrontano un lungo viaggio al buio, possono essere Amina, Bintu, Rashida che dalla Nigeria, dal Senegal, dalla So malia, credendo di venire a lavorare come colf nei paesi cosiddetti civilizzati, sperano di affrancarsi dalla miseria.
Peppino, Vincenzo, Mauruccio, Tonino non sono forse Hassan, Omar, Hamed, Mahmoud, che fuggono da condizioni di estrema indigenza alla ricerca di una migliore condizione economica per sé e le loro famiglie?
Mutano i tempi, i luoghi ma le persone sono ancora alla ricerca di uguaglianza e dignità!
Le vicende personali raccontate dai migranti sulla nave San Guglielmo sono liberamente ispira te alle narrazioni dei nostri connazionali, alcuni di esse sapientemente raccolte da Casa della Memo ria dell'Emigrazione - Regione Emilia-Romagna, Consulta degli Emiliani-Romagnoli nel Mondo.
|