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Antonella Romano Altini
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Nata a Bari il 24 aprile 1949, vive a Conversano dal 1982. Verseggiatrice della lirica barese, allieva del poeta e scrittore Domenico Dell’Era (Bari 1907-1994). I suoi componimenti: emozioni, ricordi, sentimenti, che vivono sulla carta, e riflettono a specchio sensazioni che consolano, dolorosamente struggenti o allegramente canzonatorie che siano.
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Verseggiatrice della lirica barese, che non è una sprovveduta, essendo stata un’allieva del poeta e scrittore, Domenico Dell’Era (Bari 1907-1994), iscrivendosi a lezioni di recitazioni in dialetto, è Antonella Romano. Madre barese e padre salentino, vive i primi anni della sua vita in una famiglia allargata con i suoi nonni materni. Una prozia materna rimasta prematuramente vedova e senza figli è accolta amorevolmente in casa dalla sorella e dal cognato e uno zio materno scapolo. Tutti hanno lasciato in lei un’impronta indelebile, che neanche il tempo e la loro scomparsa sono riusciti a cancellare e hanno contribuito ad accendere l’amore per il dialetto: tutti i ricordi della sua infanzia hanno come sonoro la lingua barese! Frequenta le scuole elementari e medie nei rispettivi: istituto di suore di clausura in Via Cardassi, e «Melo da Bari» in Via Carulli. L’ultimo periodo di studi lo frequenta all’Istituto Tecnico Commerciale «Vivante». In famiglia non ha mai parlato il dialetto perché ai figli era proibito “finché non avremmo imparato perfettamente l’italiano”. Ma nessuno poteva impedirle di ascoltarlo e assimilarlo! Nel 1977 l’incontro determinante, che le fa mettere a frutto tutte le conoscenze immagazzinate in tanti anni sul vernacolo, conosce il poeta dialettale Domenico Dell’Era e con lui muove i primi passi nel mondo della recitazione. Ma Don Mimì ha attraversato come una meteora la sua vita, anche se come una stella cadente le ha dato la possibilità di esprimere un desiderio: riprendere un giorno il contatto con il dialetto, anche se sotto altre forme. Pur amando tanto recitare, è costretta, per motivi di lavoro e pressanti impegni familiari (matrimonio e arrivo del primo figlio), a rinunciare. Sempre per esigenze di famiglia, si trasferisce, nel 1982 a Conversano. Vive male la lontananza dalla sua città, dai luoghi a lei cari e tornare di tanto in tanto non le fa altro che accrescere la nostalgia. Nel frattempo ha anche lasciato il lavoro per dedicarsi completamente alla famiglia, nascono altri due figli. Da quando i ragazzi sono cresciuti, collabora attivamente con suo marito, presidente di un’associazione di donatori di sangue, nell’organizzare eventi a sostegno di progetti umanitari e nel portare nelle scuole superiori della zona sensibilizzazione sulla donazione di sangue. Nei momenti liberi si dedica all’hobby della fotografia. Le fanno compagnia, nei sempre più frequenti momenti di voglia di ritorno alle origini, i libri di poeti dialettali baresi e, da quando si è accorta di “pensare in dialetto”, sente l’esigenza di scrivere. Nascono così i suoi componimenti: emozioni, ricordi, sentimenti vivono sulla carta, non per ricerca di consensi né desiderio di notorietà, solo per il puro piacere di vedere come riflesso in uno specchio sensazioni che consolano, dolorosamente struggenti o allegramente canzonatorie che siano.
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