Antonio Fanizzi con ‘Il baciamano. Ritualità e potere delle badesse conversanesi’ (Edizioni CSDS, Tolve (Pz) 2024, €20) pubblica una monografia che segna una oramai ineludibile tappa degli studi – già particolarmente significativi – dedicati al celebre monastero di San Benedetto a Conversano.
Antonio Fanizzi, infatti, ne ‘Il baciamano’ ha incentrato la sua attenzione nella ricostruzione del rito - celebrato con notevole pompa e spettacolarità in specie nel corso del Seicento - con il quale le badesse del cenobio benedettino conversanese estrinsecavano, pubblicamente, il potere – di fatto politico e religioso - di cui godevano: per antica, quanto poi anche consolidata tradizione.
Poteri dei quali poi non tendevano affatto a celare il prestigio e, al tempo stesso, l’indiscutibile autorevole singolarità. Che nel corso del tempo han poi anche avuto modo di estrinsecare, tanto plasticamente quanto visivamente, pur con l’erezione del campanile seicentesco che sormonta l’ingresso dello stesso monastero. Che, sulla sua facciata principale, orgogliosamente, esibisce, non certo per un caso, un’iscrizione che recita: “MONASTERIUN SANCTI BENEDICTI ORDINI CISTERCENSINS SANCTE SEDIS APOSTOLICAE IMMEDIATA SUBIECTUM EST. MDCLV”.
L’iscrizione quindi riporta, incisa in lettere maiuscole latine, la seguente precisazione: “Il monastero di San Benedetto [di Conversano] dell’ordine cistercense: è direttamente soggetto alla Santa Sede. 1655“.
Insomma le monache di San Benedetto proclamano al mondo intero (e soprattutto a chi non voleva intenderlo!) che il celebre monastero di San Benedetto era soggetto giuridicamente, unicamente - e solo - alla Santa Sede.
E non di certo al vescovo del posto.
Come, invece, avveniva per le altre consorelle di altri ordini religiosi monacali cittadini.
Non per nulla il monastero di San Benedetto a Conversano è stato celebrato dall’abate Ferdinando Ughelli. Il noto autore dell’«Italia sacra» – com’è noto - lo indica come “Neapolitani maximun ornamentum” (cfr., ‘Italia sacra’, Venezia 1721, volume XV, colonna 700).
Cioè definisce il monastero di San Benedetto come uno dei massimi ornamenti della comunità cristiana napoletana del Seicento.
Mentre tra gli epiteti più fortunati, che il monastero conversanese si è poi anche saputo conquistare, e che poi è anche giustamente tra i più citati, si è imposto quello di: ‘Monstrum Apuliae’.
Definizione che icasticamente compendia la sua millenaria, ben conquistata, singolarità e celebrità.
Le badesse di San Benedetto, infatti, non si limitavano a sovrintendere, con consumata abnegazione e maestria, al governo di un cenobio che al suo interno ospitava una cinquantina di monache di origini nobiliari spiccatissime e quindi su un altrettanto congruo corteo di converse: poste al servizio di quest’ultime.
Ma le stesse badesse godevano e quindi esercitavano, con competenza e fermezza, una giurisdizionale spirituale quasi episcopale sul clero e sul popolo del villaggio di Castellano (l’attuale Castellana Grotte).
Giurisdizione che rendeva, quindi, indiscutibile il loro prestigio religioso.
Giurisdizione alla quale poi sommavano un vero e proprio potere feudale in quanto era stato loro concesso di godere anche della giurisdizione feudale sullo stesso villaggio.
Non è quindi affatto un caso se le badesse di San Benedetto eran poi correttamente indicate come ‘badesse mitrate’.
Riconoscimento privilegiato che permetteva alla badessa mitrata in carica di esibire, in pubbliche assemblee, le insegne episcopali: e cioè la mitra (di qui: badesse mitrate!) ed il pastorale.
Antonio Fanizzi, quindi, ne ‘Il baciamano’ ricostruisce i rituali legati al celebre baciamano dovuto alle ‘badesse mitrate’ conversanesi come atto di soggezione ed allo stesso tempo di riconoscimento delle loro potestà giurisdizionali.
E per poterne rendere compiutamente conto Antonio Fanizzi si è attenuto ad una doviziosa documentazione mai prima utilizzata e quindi poi messa a disposizione degli studiosi, in una loro filologica trascrizione, posta quanto mai opportunamente nell’Appendice’ dello stesso volume. Il baciamano dovuto alle badesse mitrate conversanesi - documenta Antonio Fanizzi – era preteso nel corso di una manifestazione pubblica con la quale le badesse, esibivano - pubblicamente e con fasto spettacolare - il loro potere spirituale e feudale. Di fatto quindi celebrandoli in pompa magna.
Infatti il clero castellanese era tenuto al periodico baciamano della ‘badessa mitrata’. E con questo atto, di mera sottomissione, riconoscevano, pubblicamente, il potere giurisdizionale quasi episcopale che su di loro esercitava la ‘badessa-vescovo’ di San Benedetto.
Antonio Fanizzi, per ciò, non perde di certo l’occasione per ricostruire - in tutti i suoi articolati, particolari e significativi rituali - il complesso e sfaccettato cerimoniale del baciamano.
E non meno puntualmente poi ricostruisce, con l’acribia che connota i suoi contributi di microstoria, i momenti salienti di una cerimonia che, con il passare del tempo, ha poi dato luogo a clamorosi episodi di ribellione nei confronti di un cerimoniale ritenuto oramai superato.
Il fenomeno appena indicato si accentua perché la maggioranza dei componenti del clero del villaggio di Castellano, oramai divenuta Castellana, pur soggetti alla giurisdizione spirituale delle badesse conversanesi, con l’avanzare del tempo, finiscono con il non ritenere più tollerabile che dei maschi, in una manifestazione pubblica e volutamente spettacolarizzata, debbano poi esser tenuti a baciare la mano guantata della badessa conversanese: in atto di chiara sottomissione. Infatti, prima di baciare la mano della badessa, dovevano poggiare almeno un ginocchio per terra.
Per ciò Antonio Fanizzi si sofferma a dar conto delle contese legali sorte tra il clero castellanese e le stesse badesse.
Ma le badesse, anche perché spalleggiate dalla chiesa di Roma, non cedettero orgogliosamente mai.
Vincendo per ciò, su tutti i fronti. E quindi rivendicando giurisdizioni che eran state loro legalmente concesse. Che poi han poi pure dimostrato essere tutte legittime: grazie agli antichi diplomi che avevano avuto modo di conservare gelosamente nei loro rinomati archivi. Che son poi giunti, almeno in gran parte, sino ai nostri tempi. E che, fra l’altro, permettono di ricostruire tasselli non affatto modesti della stessa storia conversanese più antica.
In una apposita ‘Appendice’, oltre alla trascrizione di tutta la documentazione che è stata reperita sulla questione del rito del baciamano, è poi riportata anche la cronotassi (cioè l’elenco ordinato cronologicamente di tutte le ‘badesse mitrate’) più aggiornata che è oggi disponibile delle badesse che si son succedute, le une alle altre, nel non affatto semplice governo del monastero di San Benedetto a Conversano, dal XIII secolo sino al 1899.
Il volume è poi arricchito da un funzionale numero di illustrazioni a colori che punteggiano strategicamente non poche pagine della monografia.
Non meno preziose quanto interessanti si rivelano poi la puntuale ‘Introduzione’ dovuta a Nicola Montesano ed il saggio introduttivo dovuto a Francesco Sportelli, docente dell’ateneo potentino, intitolato ’Le abbadesse con giurisdizione quasi episcopale’.
Insomma si ha, finalmente, a disposizione una monografia che squaderna ogni aspetto dell’elaborato e tutt’altro che simbolico rito del baciamano. E quindi poi anche delle questioni giuridico-legali che son poi legate al celebre quanto discusso baciamano, dovuto alle badesse di San Benedetto.
Ma quanto non si può poi davvero tacere, in un tempo in cui ognuno si può togliere lo sfizio di abborracciare un libro e quindi di pubblicarlo presso un compiacente editore, è che con questo ‘Il baciamano’ Antonio Fanizzi offre un contributo che ha un’indiscutibile, quanto sua precipua, valenza scientifica.
E quindi poi pure che lo stesso, indubbiamente, poi colma anche una oramai inopportuna lacuna storiografica conversanese.
Si tratta quindi di dati di fatto che permettono di sostenere – a ragion veduta - che si è, per ciò, in presenza di una monografia della quale non si poteva davvero far a meno.
Infatti; 'Il baciamano’ di Antonio Fanizzi non solo colma una lacuna storiografica conversanese, ma lo stesso volume si pone accanto – e non vi sfigura affatto – ai più noti e celebrati contributi, contemporanei, di microstoria locale.
Dalla microstoria ‘Il baciamano’ di Antonio Fanizzi ha poi ereditato i maggiori pregi. E non certo alcuni suoi limiti storiografici.
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