Viene festeggiata - con questa nuova edizione della traduzione del Divae virginis insulae cupersanensi historia di Paolo Antonio Tarsia - la pubblicazione del ventottesimo volume della prestigiosa collana di saggi, emblematicamente intitolata ‘crescamus’, che si valgono della cura di Angelo Fanelli: uno dei maggiori, noti e celebrati storici cittadini che ha, fra l’altro, il non affatto modesto merito di aver contribuito a rinnovare, con ben pochi altri, gli studi di storia cittadini. Studi un tempo – come è noto - purtroppo affidati alla buona volontà di un Sante Simone, un Giuseppe Bolognini e quindi poi di alcuni loro meno fortunati epigoni: cittadini e non.
Il primo volume dei ‘crescamus’ – una collana fortemente voluta dai presuli della diocesi di Conversano che si sono succeduti nel tempo – è stato pubblicato nell’oramai lontano 2003. E dal 2003, con la loro apparizione, i ‘crescamus’ hanno segnato altrettante tappe per le ricerche di storia cittadina. Ricerche che, grazie ai ‘crescamus’, non hanno mai dovuto combattere con l’imperante provincialismo che connota, invece, gran parte della pubblicistica che affolla le pagine delle nostre infelici gazzette.
La collana dei ‘crescamus’, infatti, ha accolto nel suo seno saggi che sono, oramai, divenuti dei veri e propri punti di riferimento. E che, per ciò, hanno permesso di rinnovare, a volte quasi dalle fondamenta, la ‘vecchia e superata’ storiografia cittadina di un tempo. Offrendo quindi, non solo ai conversanesi, contributi che si valgono del raffinato uso dei più sofisticati ferri del mestiere che offrono le odierne conquiste della storiografia.
I ‘crescamus’, infatti, vantano, tra i loro titoli più riusciti, contributi che hanno messo a disposizione dei ricercatori ricostruzioni , per più versi, esemplari. Tra i ‘crescamus ‘, infatti, non mancano saggi che hanno, per primi, segnato l’inizio stesso di studi che addirittura mancano per alcune delle più note cittadine pugliesi che pur hanno, a volte, una storia ben più ricca di quella, pur esemplare, che hanno avuto Conversano e le sue genti.
Chi ha avuto modo di seguire gli appuntamenti dedicati agli ‘Incontri con la storia’ - promossi e fermamente voluti da Angelo Fanelli, volti a divulgare le conquiste ottenute con i ‘crescamus’ - ha già avuto modo di seguire, di persona, il felice, continuo affermarsi degli stessi quanto anche il loro progressivo imporsi nel panorama non solo cittadino. Panorama cittadino che risulta essere tutt’altro che asfittico.
Ora la pubblicazione del ventottesimo volume dei ‘crescamus’ segna un’ulteriore, significativa tappa. E questa contraddistingue, come non mai, non solo la sua longevità. Quanto anche la significativa continuità nel tempo che, quindi, rimarca la validità di una prestigiosa iniziativa che ha orami conseguito meriti che vanno ben al di là degli ristretti confini municipali. Infatti, a più d’uno dei ‘crescamus’, è stata rivolta un’attenzione che è andata ben al di là dei consueti riconoscimenti di prammatica. Non pochi ‘crescamus’, infatti, sono alla base di conquiste storiografiche che non si sarebbero potute realizzare senza aver dovuto tener conto dei risultati storiografici presenti in non pochi dei suoi prestigiosi volumi.
Le brevi note dedicate a segnalare la validità, oramai più che indiscutibile, dei ‘crescamus’ non ci può, però, esimere dal segnalare quali sono, almeno alcune, delle singolarità che offre la nuova pubblicazione della traduzione del ‘Divae virginis’ di P. A. Tarsia: stampato in Madrid, nel corso del 1648.
Il volume, infatti, si vale di una intrigante introduzione, quindi della traduzione e poi delle note di Angelo Fanelli. E, per ciò, è la ripubblicazione, quanto mai utile, di un volume oramai praticamente introvabile. Infatti la traduzione del ‘Divae virginis’ che propone il 28º volume dei ‘crescamus’ è la prima ed unica traduzione del ‘Divae virginis’ di P. A. Tarsia. Che è stata stampata, per la prima volta, in Castellana Grotte, presso la tipografia Pascale: nel corso del 1992.
La traduzione del ‘Divae virginis’ ha un suo particolare rilievo in quanto offre, fra l’altro, la traduzione del primo componimento letterario che si intrattiene a descrivere il rinvenimento ‘miracoloso’, in una grotta, che insisteva – e tutt’ora insiste - nella località oggi comunemente nota come l’«Isola». Grotta nella quale è stata rinvenuta un affresco che riproduce le fattezze della Vergine. Che, a sua volta, ha dato il nome al santuario che vi è stato eretto. Che è noto come ‘Complesso monastico di Santa Maria dell'Isola’.
Complesso nel quale, come è noto, vi è custodito, tra l’altro, il ‘Crocifisso nero’ al quale sono particolarmente devoti i conversanesi che, il giovedì santo mentre il ‘crocifisso’ percorre in processione le vie cittadine, accorrono a baciargli, reverenti, i piedi.
La riproposizione del testo del ‘Divae virginis’ (il cui testo è stato esemplarmente impaginato da Vincenzo Perillo: sicché si ha a disposizione il testo con a fronte la sua relativa traduzione) permette, anche, di leggere la prima, documentata biografia di Paolo Antonio Tarsia. E, oltre a mettere a disposizione la traduzione di un testo redatto nel latino del XVII secolo (e, per ciò, di non sempre facile decrittazione) il ‘Divae virginis’ ha, fra gli altri suoi singolari meriti, il pregio di fornire imprescindibili indicazioni sulla stessa produzione letteraria di P. A. Tarsia. Della quale, purtroppo, son giunti sino a noi, spesso, quasi solo alcuni titoli.
Questa nuova edizione del ‘Divae virginis’ è, inoltre, impreziosita da un dovizioso apparato iconografico. Si tratta di diverse riproduzioni (dovute a Rocco de Benedictis) inserite nel testo e/o proposte fuori testo. E quindi da un’Appendice nella quale Angelo Fanelli propone un suo saggio volto ad illustrare l’«Affresco del Cristo deposto del XVII secolo», che insiste nel complesso monastico di Santa Maria dell'Isola. Di recente restaurato a spese dei coniugi Maria e Gianni D’Accolti.
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