Feste e processioni a Conversano nel '700.
Agiografia illustrata
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Recensione
    
Collana Crescamus 8

In attesa

 

 

Scheda bibliografica
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Autore Angelo Fanelli 
Titolo Feste e processioni a Conversano nel '700. Agiografia illustrata
Editore Arti Grafiche Scisci Conversano
Prezzo contributo € 6,50
data pub. maggio 2007
In vendita presso: Emmaus - Conversano
Edicola p.za Castello - Conversano
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Il maestro del villaggio. Operetta semibuffa conversanese
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Recensione
    
Collana Crescamus 7

In attesa

 

 

Scheda bibliografica
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Autore Musica di Angelo Antonio Quaranta
Libretto di Domenico Morea. Giuseppe Vavalle, Sante Simone
A cura Angelo Fanelli 
Titolo Il maestro del villaggio. Operetta semibuffa conversanese
Editore Arti Grafiche Scisci Conversano
Prezzo contributo € 6,50
data pub. maggio 2007
In vendita presso: Emmaus - Conversano
Edicola p.za Castello - Conversano
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La formazione scolastica di Donati jaia
e il suo carteggio napoletano (1863 - 1884)
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Recensione
    
Collana Crescamus 6

        Nel sesto volume dei quaderni della collana “crescamus” Angelo Fanelli ripropone - dopo averlo rivisto e ampliato  con non modeste integrazioni (le integrazioni si riferiscono, in modo particolare, alle note a piè di pagina che rimandano ad altrettanti documenti inediti che sono custoditi presso la Biblioteca Archivio del Seminario Vescovile di Conversano) il contributo che aveva letto in occasione della giornata di studi dedicata al filosofo Donato Jaia e ch’era poi stato pubblicato negli atti delle suddette giornate con il titolo La “ratio studiorum” a Conversano negli anni ’60, in Donato Jaja (1838- 1914) . E gli dà, per l’occasione, un nuovo ma più pertinente titolo che ora è divenuto La formazione scolastica di Donato Jaja a Conversano (Arti Grafiche Scisci, Conversano 2007, pp.126 con ill. in b/n).
     Sottolineata la presenza particolarmente significativa dei nuovi contributi confluiti nel saggio, va quanto meno, in questa sede, rimarcato come La formazione scolastica di Donato Jaja costituisca un momento davvero tangibile degli studi dedicati a ricostruire i momenti più significativi della biografia del noto filosofo conversanese assurto alla cattedra di filosofia alla Normale di Pisa dove ebbe come suo allievo Giovanni Gentile. 
     Questo dato va rimarcato perché il contributo dettato da Angelo Fanelli scandaglia a fondo, e per la prima volta e per ciò offrendo in questo significati apporti alla ricostruzione di alcuni momenti della formazione umana e cultura di Donato Jaja, quando quest’ultimo, superato il tredicesimo anno di vita, prese a frequentare, come interno, l’allora prestigioso Seminario Collegio Vescovile di Conversano.
     Con questa sua illuminante, esaustiva ricerca Angelo Fanelli ricostruisce quella che si può ben definire la preistoria umana e culturale di Donato Jaja. Ricompone di fatto quelle prime fruttuose conquiste culturali che poi condurranno alla ben più articolata e matura formazione che nel prosieguo dei suoi studi farà suoi in modo particolarmente opeculaire il filosofo conversanese. 
     La formazione scolastica di Donato Jaja quindi, per la sua felice riuscita - e inoltre per la serie di inedite stimolanti informazioni che fornisce sulla prima formazione del filosofo conversanese - colma una lacuna non modesta che riguarda, poi inoltre pure , un delicato momento della realizzazione non solo culturale quanto anche umana di Donato Jaja. 
     Un nodo squisitamente esistenziale, quest’ultimo, sol che si tenga bene a mente quale sarà la successiva, radicale evoluzione che subirà la vita e quindi la stessa weltangshaung del filosofo conversanese che, com’è noto, getterà la tonaca alle ortiche dopo una sofferta quanto meditata decisione ch’è forse da rinvenirsi, quale suo motivo scatenante, in un evento luttuoso (è la prematura morte di una fanciulla di cui si era innamorato) che lo colpirà dolorosamente nell’animo e profondamente anche nel fisico. 
     Angelo Fanelli - sulla scorta di documenti inediti in gran parte conservati presso l’Archivio Biblioteca del Seminario di Conversano – ha ricostruito, quindi, la moderna temperie culturale ch’era stata tenacemente e anticonformisticamente perseguita dal responsabile degli indirizzi che avevano gli studi nel Seminario Vescovile di Conversano, il sacerdote alberobellese Domenico Morea, che aveva fortunatamente trovato il suo mentore e quindi il suo difesore più strenuo nel vescovo Giuseppe Maria Mucedola cui è riconosciuto un notevole antiborbonismo nutrito di genuino spirito liberale ed evangelico.
     La formazione scolastica di Donato Jaja ricostruisce per di più puntualmente, sulla corta di inediti documenti di archivio, i programmi scolastici del mattino e del pomeriggio che Donato Jaja seguì nel Collegio Seminario di Conversano. Individua la qualità dell’offerta formativa voluta dal presule Giuseppe Maria Mucedola. Specifica gli insegnamenti e gli insegnanti che ha avuto lo Jaja durante la sua permanenza nel Seminario di Conversano. Ricostruisce lo scenario scolastico complessivo dello stesso Convitto quindi la notevole, moderna valenza educativo-scientifica che avevano anche i testi che venivano adottati nello stesso Seminario. Individua quindi poi pure alcuni dei testi filosofici che influenzarono la prima formazione dello Jaja. E tra questi ultimi cita il volume, ancor oggi conservati nella Biblioteca Diocesana di Conversano, delle “Sette piaghe della santa Chiesa” del Rosmini di cui dopo l’edizione di Lugano del ’48 il Seminario aveva acquistato anche l’edizione napoletana del ’49: nel cui frontespizio non figura, addirittura, il nome dell’autore. 
     Al contributo ch’era già stato pubblicato nei “quaderni” della fondazione G. Di Vagno Angelo Fanelli, ora, unisce la trascrizione - dotata di apparati filologicamente accurati - della corrispondenza, in gran parte inedita, che intercorse tra Donato Jaja, la marchesa Marianna Florenzi Waddington e il filosofo Francesco Fiorentino negli anni compresi tra il 1863 e il 1884. Sono ben 39 lettere, offerte per la prima volta in una organica raccolta, che gettano nuova quanto significativa luce sui delicati quanto travagliati anni della vita di Donato Jaja che vanno dal 1863 al 1884.
     È questo, - com’è noto - un periodo nel quale il filosofo conversanese ottiene i suoi primi incarichi come professore di filosofia; redige le sue prime pubblicazioni prima di ottenere un cattedra universitaria e quindi poi la consegue ma dopo travagliate vicende.  E, per ciò, sono anni nei quali si affanna - come può e deve per necessità di cose - a trovare una sua degna collocazione professionale nel mondo universitario di fine Ottocento. Le lettere inviate da Donato Jaja, ai suoi corrispondenti - residenti in Napoli – segnano inoltre uno spartiacque che poi non potrà non avere che significativi rilievi, sin forse a giungere a condizionare del tutto o in gran parte - il prosieguo stesso della sua successiva evoluzione culturale e umana.
     La lettura di questo epistolario quindi permette anche al lettore colto ma non specialista, di penetrare nei più intimi recessi dell’animo e quindi delle stesse passioni culturali ed umane del filosofo conversanese. Dal che ne deriva una lettura oltremodo affascinante delle lettere che lo Jaja, in questo periodo della sua esistenza, invia  ai corrispondenti “napoletani” che  ha, inoltre, il pregio di restituirci il senso delle perplessità, delle preoccupazioni e delle apprensioni di una vita che poi sarà dedicata interamente allo studio e all’insegnamento.
     Le ragionevoli apprensioni, la passione quasi mai rattenuta e la sincera disposizione ad aprirsi con i propri corrispondenti, questa volta residenti a Napoli, ci fanno comprendere come e quanto - Donato Jaja, una volta nominato professore della Normale di Pisa e diventato quindi corrispondente di quello che poi sarà il suo più noto degli allievi - partecipi delle ansie e delle stesse apprensioni di cui il giovane Giovanni Gentile lo mette a parte e al quale risponde con paterna, sentita partecipazione.

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Scheda bibliografica
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Autore Angelo Fanelli
Titolo La formazione scolastica di Donati jaia e il suo carteggio napoletano (1863 - 1884)
Editore Arti Grafiche Scisci Conversano
Prezzo contributo € 6,50
data pub. maggio 2007
In vendita presso: Emmaus - Conversano
Edicola p.za Castello - Conversano
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Libro di secreti veri:
un ricettario conversanese del Settecento
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Recensito per "Scaffale" da Giulio Esposito
    
Collana Crescamus 5

"Piglia terra impastata con orina di cane e mettila sopra i porri, che tutti seccheranno ed anderanno via". Recita così uno dei tanti rimedi proposti in un curioso manoscritto, appena edito dall'infaticabile don Angelo Fanelli con il titoloLibro dei secreti veri: un ricettario conversanese del Settecento, nella collanaCrescamus dell'Archivio diocesano di Conversano, dell'Archivio Capitolo della Cattedrale e della locale Biblioteca diocesana "D. Morea", per i tipi delle Arti Grafiche Scisci.


Il codicetto, come è detto nella dotta introduzione, è custodito gelosamenete da un privato ed è "sopravvissuto per una provvida cura affettiva che lo ha salvato dalle facili e consuete distruzioni moderne". Si tratta di un agile elenco di precetti riguardanti la salute, la vita domestica, il ludico e le conoscenze lunari. 1 secreti a cui fa riferimento il titolo del manoscritto indicano ciò che è nascosto anzitutto nella natura e poi dagli uomini stessi. La segretezza di questo sapere aveva molteplici moventi. Innanzitutto poteva essere un sottrarsi al controllo ecclesiastico, in secondo luogo un celarsi alla sorveglianza delle autorità politiche, in terzo luogo un evitare quello che il curatore definisce l'altezzosa spocchia che i dotti del tempo riservavano a queste precettistiche arcaico – rurali ed infine ad un possibile aumento di prestigio, che in ambito popolare, si riservava verso coloro che possedevano conoscenze segrete.


Questa raccolta di precetti appare anche quasi come un contraltare agli arcana dei ceti dominanti. Si legga il seguente consiglio per scoprire un qualche tesoro: "Si mena una moneta in qual si voglia parte oscura e poi si alluma una candela [ ... ], che si vedrà un montone di quella moneta, e di queste coglionerie vi sono studi pubblici in Ginevra", conclude sarcasticamente l'anonimo. Si legga poi quanto scrive a proposito delle "maggie ed altro che sembrano cose diaboliche: Sono tutte chiacchiere ma sol tanto sono tutte distrezze di mani, arte e virtù di certe composizioni e stromenti preparati per tal mestiere, che sembrano superstizioni ed arte diaboliche a chi non è noto l'arte il secreto" Ed ancora quanto altrove ritenga infondata e "truccata" ogni cabala lottologica. Il che sembra rimandare all'idea che le fortune non si realizzano magicamente - così come potevano credere masse di lazzaroni - ma grazie alla conoscenza ed alla intraprendenza umana.

La cornice del testo sembra voler ribadire la produttività del sapere umano capace di risolvere in modo apparentemente prodigioso molti problemi quotidiani, un sapere certo non "scientifico" (giusti i canoni galileiani), da custodire gelosamente non perché magico - esoterico, ma per volontà di monopolizzare il dominio.

Da una serie di indizi si può arguire che Nicola Sciorsci autore del codicetto proviene da un ambiente appena alfabetizzato, con un orecchio attento alla precettistica medica più popolare, ma anche capace di cogliere (e stravolgere) qualche elemento del sapere dei letterati. Il testo è interessante perché mostra che anche a livelli sociali più ampi si diffonde una cornice di disincanto, che evidenzia comunque una maturazione degli stessi strati sociali meno alfabetizzati.

L'interessante e meritoria pubblicazione del codicetto è accompagnata da un glossario medico, redatto dallo stesso don Angelo Fanelli, strumento indispensabile per la corretta comprensione del testo.

 

Giulio Esposito per "Scaffale"

 

Recensito da Franco Iatta
    
Collana Crescamus 5

Quale rilievo, poi quale incidenza e per ciò stesso quale funzione può aver assolto la cultura popolare nella nostra comunità sul finire del '700? A questa non semplice querelle ha tentato di offrire una prima, quanto convincente risposta Angelo Fanelli nel suo recentissimo "Libro di secreti veri: un ricettario conversanese del Settecento" Arti Grafiche Scisci, Conversano 2006. 
L'illuminante saggio ch'è premesso alla pubblicazione del "codicetto" ("i secreti" cui fa riferimento indicano ciò che è nascosto nella natura e poi colpevolmente dagli uomini stessi e che s'impone per sottrarsi all'occhiuto controllo del 'potere') dimostra che l'inedito manoscritto fonda il suo 'sapere' - essenzialmente medico, ma poi anche domestico e quindi poi pure culinario - sulla somma delle conoscenze acquisite dall'esperienza popolare. Ma rileva, altresì, come gli stessi rimedi - che il manoscritto custodiva e quindi di fatto offriva a chi ne aveva pressante necessità - permettono di cogliere l'industriosità e la millenaria saggezza accumulata dalla cultura subalterna della nostra comunità. 
Così, se per un verso il "Libro di secreti veri" si presenta come un ricettario per por rimedio ai più incalzanti affanni che angustiavano un'intera collettività che lottava per la propria sopravvivenza, per altro ci squaderna uno spaccato significativo della cultura popolare che s'era affermata in Conversano sul finire del '700. E così la lettura del "Libro di secreti veri" ci rivela o fa intuire credenze più o meno diffuse; dettagli di singolari mentalità quindi poi pure caratteristiche tipiche di costumi e/o pregiudizi d'indole generale che filtrano, per l'appunto, tra e da i suggerimenti e i singoli rimedi che generosamente si ricavano dal "Libro dei secreti veri". 
Insomma, letto tra le righe, il codicetto ci fa inoltre intuire le ragioni che determinano l'insieme degli atteggiamenti, delle tendenze e delle opinioni di un gruppo sociale e quindi i modi differenti di considerare il mondo che lo fanno contrapporre alla cultura dei ceti dominanti; per ciò ci rivela anche i costumi, le credenze e poi parte degli stessi pregiudizi su cui si fonda la "saggezza" ch'è, per l'appunto, compendiata nel "Libro dei secreti veri". 
Di fatto il codicetto che custodisce "Libro dei secreti veri" propone un modello di cura e/ o di cure diverse, se non proprio contrapposte, a quelle ufficiali. Ci permette, per ciò, di sondare quanto e come questo modello culturale subalterno derivi da quello egemone, oppure se ne diversifichi o come, d'altro canto, questi due mondi, apparentemente contrapposti, possano essersi influenzati a vicenda.
Il manoscritto che contiene il "Libro dei secreti veri" ci offre, comunque, anche un suo altro insieme di caratteri - parimenti distintivi - da decodificato. 
Com'è noto ciò che, tra l'altro, connota la trasmissione della saggezza o dei saperi popolari è che questi sono, di norma, affidati alla loro trasmissione orale.
Perché, quindi, Nicola Sciorsci (l'autore del manoscritto che ci viene offerto in un'edizione che si vale della consueta cribia filologica di Angelo Fanelli) ha avvertito la necessità di affidare ad un libretto di auree ricette alcune perle della cultura subalterna conversanese, addirittura infrangendo una regola non scritta? 
Una delle ipotesi che si può formulare per spiegare l'escamotage cui ricorre Nicola Sciorsci è, forse, la seguente. 
Come si sa nell'alto medioevo - a stare a quanto racconta Iduino abate di St. Denis - si attribuiva pure ai libri la facoltà di fare miracoli. Il libro miracoloso - cui fa riferimento l'abate di St Denis - era stato un manoscritto greco che conteneva le opere dello Pseudo Dionigi l'Aereopagita (l'attuale codice Parigino greco 437). Il libro depositato nell'abbazia di St. Denis operò, infatti, diciannove guarigioni. Ma al di là della leggenda, quel che riteniamo debba tenersi maggiormente in conto è il ruolo di mediazione taumaturgica che venne affidato ad un libro. Quindi anche Nicola Sciorsci, assegnando al suo "Libro dei secreti veri" il compito di custodire, per il futuro, il ricettario dei rimedi di cui era depositario, forse, intendeva consegnargli anche il compito taumaturgico che, nel passato, avevano avuto i libri. 
La nostra non parà un'ipotesi cervellotica sol che si ponga mente ad un dato di fatto che si ha leggendo, non ingenuamente, "Libro dei secreti veri". 
Da una serie non modesta d'indizi si arguisce, infatti, che Nicola Sciorsci proviene da un ambiente semialfabetizzato e che Nicola è poi attento non solo alle suggestioni della precettistica medica popolare quant'anche è in grado di cogliere i non modesti elementi di un diffuso sapere letterario che circolava nel suo ambiente. 
Insomma il "Libro dei secreti veri" - a saperlo interrogare criticamente come merita- ci offre, com'era d'altro canto prevedibile, non solo un primo ritratto del mondo subalterno della nostra comunità di fine 700 (che altrimenti non avremmo potuto più ricostruire - sia pur nelle sue linee essenziali) ma ci propone anche motivi ben più ampi di riflessione che vanno, ovviamente, oltre la mera decodificazione di alcune sue questioni demo-etno-antropologiche. 
Meritano, al termine di questa nostra segnalazione, almeno un cenno, gli apparati paratestuali di cui é stata, opportunamente, arricchita la pubblicazione che ha curato Angelo Fanelli. 
Angelo Fanelli ha, infatti, posto di seguito all'edizione filologica del codicetto: un glossario medico, che è insostituibile per leggere correttamente i contenuti del "ricettario"; poi vi ha aggiunto un prezioso indice degli argomenti trattati e infine, sin anche, un indice sistematico. Quanto mai impagabile si rivela - pure per questo quinto numero dei "Crescamus" - altresì anche la cura che ha posto nell'impaginazione grafica e nella riproduzione delle illustrazioni: Leonardo Brescia. 
E' stata accolta, infine, con questo "Creascamus" una nostra precedente raccomandazione. Un'intera pagina del quinto quaderno dei "Crescamus" è stata dedicata a ricordare i numeri già editi nel recente passato. Ma manca ancora, a nostro avviso, l'indicazione del loro prezzo e presso chi si può, eventualmente, acquistarli. Riteniamo, inoltre, che non sarebbe del tutto inutile indicare quali saranno i titoli della collana che stanno per essere editi. O che i direttori dei quaderni si propongono di pubblicare, nell'immediato futuro. 
I "Crescamus", oramai, costituiscono una nota felice nel desolato panorama culturale cittadino, quindi destano nuove e legittime aspettative che non devono, per l'appunto, essere frustrate. In proposito ci permettiamo quindi di consigliare ad Angelo Fanelli e a Vito Castiglione Minischetti, direttori della collana, di provvedere, sin d'ora, a segnalare - nei modi che riterranno più opportuni - la possibilità di poter prenotare - indicandone, altresì, contenuto, pagine e prezzo - il prossimo numero dei "Ceescamus". Dato il successo di stima che oramai circonda la loro qualità, la "prenotazione per l'acquisto certo" potrebbe assicurar loro un vita più lunga di quella che sin d'ora è facile pronosticare.

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apparso su "l'altro FAX" il 19/04/06
Scheda bibliografica
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Autore Angelo Fanelli
Titolo Libro di secreti veri: un ricettario conversanese del Settecento
Editore Arti Grafiche Scisci Conversano
Prezzo contributo € 5,00
data pub. febbraio 2006
In vendita presso: Emmaus - Conversano
Edicola p.za Castello - Conversano
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Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento.
Per una lettura storica e iconografica del monastero
e della chiesa dei SS. Cosma e Damiano
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Recensione
    
Collana Crescamus 2

Angelo Fanelli offre un altro dono (davvero notevole e proprio per questo prezioso) alla sua città natale e - come gli è oramai solito da anni che sono tutti segnati da altrettanti proficui lavori - prima di tutto alla sua chiesa. Poi ai numerosi fedeli dei santi Cosma e Damiano. E - non certo per ultimo – anche agli altri componenti della comunità conversanese che si dedicano (in modi affatto anacronistici) non solo allo studio, ma anche alla tutela e quindi alla conservazione dei non pochi, affascinanti monumenti e dipinti (tutti di notevole fattura) che l’antica Norba ha la fortuna di custodire.

Angelo Fanelli, nella sua ultima fatica, ha - infatti - ricostruito (con la consueta acribia documentale, filologica e poi pure ermeneutica) la storia del culto dei SS. Cosma e Damiano, ne e i modi - affatto originali - con i quali la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano (e i tesori di squisita arte che custodisce) si sono saputi imporre alla devozione dei fedeli e, quindi poi pure, all’attenzione, ammirata, dei cultori di arte. Che, per l’appunto, visitano la chiesa dei santi Medici per ammirarne i grandi dipinti (del Finoglio, dell’Orbetto e di Nicola Gliri), gli affreschi (Finoglio) e gli stucchi (di Cosimo Fanzago)da ogni parte di Italia. Affermazione questa nostra, che può parere dettata da municipale orgoglio. Mentre, proprio al contrario, trova costante, sicuro riscontro non solo nella cronaca. Quanto, poi pure, nella serie di studi specialistici che sono stati dedicati alla valorizzazione dei tesori di arte che la chiesa dei santi, Cosma e Damiano, conserva.

L’ultimo impegno storiografico di Angelo Fanelli è presentato nel volume “Cultura economia e religiosità a Conversano nel ‘600. Per una lettura storica e iconografica del monastero e della chiesa de SS. Cosma e Damiano, «collana quaderni “crescamus”, n. 2 1»” (GraficaScisci, Conversano 2004, pp. 165). La monografia è suddivisa in nove capitoli. Nel primo capitolo (“Il culto dei SS. Cosma e Damiano prima del ‘600) vengono ricostruite le radici conversanesi del culto dei SS. Medici. E, quindi, le motivazioni politico-religiose che spinsero Giangirolamo II e Isabella Filomarino a costruire una chiesa in onore dei due santi. Nel secondo (“La «Casa santa»”) vengono delineati i passaggi che portarono all’ingrandimento della preesistente «Casa santa» e dell’annessa chiesetta, originariamente, dedicata a S. Marco. Le due fabbriche vennero, infatti, radicalmente, ristrutturate. La chiesa notevolmente ampliata fu dedicata ai SS. Medici. La «Casa santa» fu, invece, convertita nell’attuale Convento che è incorporato nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Nel terzo (“Il nuovo titolo”) vengono ricapitolate le vicende burocratiche, religiose e legali che contribuirono a mutare la destinazione originaria della chiesetta di S. Matteo in quella dedicata ai SS. Medici. Nel quarto (“La «charta» istituzionale”) si tratteggia come Giangirolamo II dà impostazione giuridica ai suoi due progetti di edilizia sacra che realizza prima rielaborando una regola per il convento. Poi con la richiesta del regio assenso. E, infine, con il conseguimento dell’assenso pontificio ai suoi progetti. Nel quinto (“I protocolli notarili dalla «Casa Santa» al monastero del SS. Cosma e Damiano”) vengono esaminati e quindi illustrati i registri in cui venivamo trascritti gli atti notarili che permettono di ricostruire i tre passaggi: dalla «Casa santa»” al nuovo monastero. Quindi dalla preesistente comunità monastica femminile alla nuova che la sostituisce. Infine la conversione strutturale della chiesetta di S. Matteo poi ai suoi nuovi titolari: i SS. Cosimo e Damiano. Nel sesto (“La chiesa dei SS, Cosma e Damiano nei protocolli notarili”) viene studiata l’evoluzione strutturale della chiesa dedicata ai Santi Medici. Nel settimo (“Per una lettura iconografica della volta della chiesa”) si tenta, per la prima volta, una lettura dell’iconografia agiografica che è raffigurata nella volta della chiesa di San Cosma e Damiano. Si ricostruisce quale fu la sceneggiatura che la ha guidata. E, infine quindi, a quale documentazione si è rifatta. Nell’ottavo (“Appendice documentaria”) sono trascritti una parte dei documenti di cui si è valso Fanelli per redigere la sua trattazione. Di ogni documento, se redatto in latino, come è oramai prassi consolidata della «collana quaderni crescamus» viene offerta la traduzione. Proprio per “giungere anche al lettore di ogni grado”. E nel nono (“Appendice agiografica”) infine sono riportati alcuni testi elogiativi e/o celebrativi dei SS. Cosma e Damiano. Che, se in latino, sono, more solito, offerti anche in traduzione.

La monografia di Angelo Fanelli come si sarà potuto rilevare dai pochi dati cui abbiamo accennato si vale delle specifiche competenze, acquisite dall’autore con l’elaborazione di altre decine di contributi scientifici dedicati alla ricostruzione (puntuale e puntigliosa) di alcune inedite, meno note e/o discusse querelle storiche di Conversano. Ma ha, inoltre, un altro, notevole valore aggiunto che non è affatto di scarso conto in simili imprese storiografiche. Le vicende ricostruite in “Cultura economia e religiosità a Conversano nel ‘600“ sono, infatti, narrate con una prosa tanto efficace quanto brillante, che rende il suo saggio un resoconto sempre interessante e sempre in grado di far apprezzare una materia che, invece, parrebbe destinata ai suoi cultori.

L’ultimo contributo di Angelo Fanelli (come le sue molte altre pubblicazioni di carattere storico) si pone, poi quindi, sullo stesso, solido solco storiografico che hanno saputo tracciare, con lui, i nostri più recenti e benemeriti cultori di storia municipale (Marisa Cacciapaglia, Antonio Fanelli,Vito L’Abbate, Caterina Lavarra, Guido Lorusso e Maria Aurelia Mastronardi), che hanno, per l’appunto, contribuito a creare una nuova, ma davvero proficua stagione, di ricerche storiche fondate, specificamente, sulle fonti. E, quindi, sul loro precipuo esame. Sicché risultano contributi che riscattano precedenti decenni di pressappochismo e/o di dilettantismo, che poi, purtroppo, non si erano sempre rivelati fruttuosi, per l’avanzamento (reale) degli studi di storia municipale conversanese.

Nella sua monografia Fanelli non cita (forse perché gli sono sfuggiti) due poco noti ma, forse, non marginali contributi che interesano, comunque, l’argomento del suo saggio. Questi sono: l’unico tentativo che ha ricostruito le vicende, storicamente accertate, della vita e delle opere della moglie di Giangirolamo II (cfr. Antonio Fanizzi, “Donna Isabella Filomarino contessa di Conversano”, in “« La Bruna». Il nobile culto carmelitano donna Isabella”, a cura di G. Lenoci, GraficaScisci, Conversano 1998).E la sola, anche se pur breve, nota dedicata a riorganizzare i dati dell’attività del benemerito notaio conversanese, Francesco Giuliani seniore, a ragione spessissimo citato nel contributo di Fanelli (cfr. Franco Iatta, “L’attività del notaio Francesco Giuliani”, in “l’altroFAX”, a. II, n. 163,del 24/9/2004, p. 6).

Poi manca, purtroppo, nelle pagine finali di “Cultura economia e religiosità a Conversano nel ‘600“ - e a nostro avviso questa è una delle poche mende della pubblicazione - l’indice dei nomi riportati nel testo e nelle note a piè di pagina, dato che non permette una rapida consultazione dell'opera. Mentre, oggi, l’uso dei personal computer ne rende la redazione molto meno faticosa che non nel passato.

Ci permettiamo, poi, di segnalare la monografia a tutti i membri del premio «M. Marangelli», che tra non molto si dovranno riunire per designare il vincitore del premio, che compie il suo ventennale della nascita. Perché la ricerca di Angelo Fanelli merita di far parte dei prestigiosi annali del premio.

 

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Scheda bibliografica
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Autore Angelo Fanelli
Titolo Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento. Per una lettura storica e iconografica del monastero e della chiesa dei SS. Cosma e Damiano
Editore Arti Grafiche Scisci Conversano
Prezzo contributo € 6,50
data pub. ottobre 2004
In vendita presso: Emmaus - Conversano
Edicola p.za Castello - Conversano
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