Angelo Fanelli offre un altro dono (davvero notevole e proprio per questo prezioso) alla sua città natale e - come gli è oramai solito da anni che sono tutti segnati da altrettanti proficui lavori - prima di tutto alla sua chiesa. Poi ai numerosi fedeli dei santi Cosma e Damiano. E - non certo per ultimo – anche agli altri componenti della comunità conversanese che si dedicano (in modi affatto anacronistici) non solo allo studio, ma anche alla tutela e quindi alla conservazione dei non pochi, affascinanti monumenti e dipinti (tutti di notevole fattura) che l’antica Norba ha la fortuna di custodire.
Angelo Fanelli, nella sua ultima fatica, ha - infatti - ricostruito (con la consueta acribia documentale, filologica e poi pure ermeneutica) la storia del culto dei SS. Cosma e Damiano, ne e i modi - affatto originali - con i quali la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano (e i tesori di squisita arte che custodisce) si sono saputi imporre alla devozione dei fedeli e, quindi poi pure, all’attenzione, ammirata, dei cultori di arte. Che, per l’appunto, visitano la chiesa dei santi Medici per ammirarne i grandi dipinti (del Finoglio, dell’Orbetto e di Nicola Gliri), gli affreschi (Finoglio) e gli stucchi (di Cosimo Fanzago)da ogni parte di Italia. Affermazione questa nostra, che può parere dettata da municipale orgoglio. Mentre, proprio al contrario, trova costante, sicuro riscontro non solo nella cronaca. Quanto, poi pure, nella serie di studi specialistici che sono stati dedicati alla valorizzazione dei tesori di arte che la chiesa dei santi, Cosma e Damiano, conserva.
L’ultimo impegno storiografico di Angelo Fanelli è presentato nel volume “Cultura economia e religiosità a Conversano nel ‘600. Per una lettura storica e iconografica del monastero e della chiesa de SS. Cosma e Damiano, «collana quaderni “crescamus”, n. 2 1»” (GraficaScisci, Conversano 2004, pp. 165). La monografia è suddivisa in nove capitoli. Nel primo capitolo (“Il culto dei SS. Cosma e Damiano prima del ‘600) vengono ricostruite le radici conversanesi del culto dei SS. Medici. E, quindi, le motivazioni politico-religiose che spinsero Giangirolamo II e Isabella Filomarino a costruire una chiesa in onore dei due santi. Nel secondo (“La «Casa santa»”) vengono delineati i passaggi che portarono all’ingrandimento della preesistente «Casa santa» e dell’annessa chiesetta, originariamente, dedicata a S. Marco. Le due fabbriche vennero, infatti, radicalmente, ristrutturate. La chiesa notevolmente ampliata fu dedicata ai SS. Medici. La «Casa santa» fu, invece, convertita nell’attuale Convento che è incorporato nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Nel terzo (“Il nuovo titolo”) vengono ricapitolate le vicende burocratiche, religiose e legali che contribuirono a mutare la destinazione originaria della chiesetta di S. Matteo in quella dedicata ai SS. Medici. Nel quarto (“La «charta» istituzionale”) si tratteggia come Giangirolamo II dà impostazione giuridica ai suoi due progetti di edilizia sacra che realizza prima rielaborando una regola per il convento. Poi con la richiesta del regio assenso. E, infine, con il conseguimento dell’assenso pontificio ai suoi progetti. Nel quinto (“I protocolli notarili dalla «Casa Santa» al monastero del SS. Cosma e Damiano”) vengono esaminati e quindi illustrati i registri in cui venivamo trascritti gli atti notarili che permettono di ricostruire i tre passaggi: dalla «Casa santa»” al nuovo monastero. Quindi dalla preesistente comunità monastica femminile alla nuova che la sostituisce. Infine la conversione strutturale della chiesetta di S. Matteo poi ai suoi nuovi titolari: i SS. Cosimo e Damiano. Nel sesto (“La chiesa dei SS, Cosma e Damiano nei protocolli notarili”) viene studiata l’evoluzione strutturale della chiesa dedicata ai Santi Medici. Nel settimo (“Per una lettura iconografica della volta della chiesa”) si tenta, per la prima volta, una lettura dell’iconografia agiografica che è raffigurata nella volta della chiesa di San Cosma e Damiano. Si ricostruisce quale fu la sceneggiatura che la ha guidata. E, infine quindi, a quale documentazione si è rifatta. Nell’ottavo (“Appendice documentaria”) sono trascritti una parte dei documenti di cui si è valso Fanelli per redigere la sua trattazione. Di ogni documento, se redatto in latino, come è oramai prassi consolidata della «collana quaderni crescamus» viene offerta la traduzione. Proprio per “giungere anche al lettore di ogni grado”. E nel nono (“Appendice agiografica”) infine sono riportati alcuni testi elogiativi e/o celebrativi dei SS. Cosma e Damiano. Che, se in latino, sono, more solito, offerti anche in traduzione.
La monografia di Angelo Fanelli come si sarà potuto rilevare dai pochi dati cui abbiamo accennato si vale delle specifiche competenze, acquisite dall’autore con l’elaborazione di altre decine di contributi scientifici dedicati alla ricostruzione (puntuale e puntigliosa) di alcune inedite, meno note e/o discusse querelle storiche di Conversano. Ma ha, inoltre, un altro, notevole valore aggiunto che non è affatto di scarso conto in simili imprese storiografiche. Le vicende ricostruite in “Cultura economia e religiosità a Conversano nel ‘600“ sono, infatti, narrate con una prosa tanto efficace quanto brillante, che rende il suo saggio un resoconto sempre interessante e sempre in grado di far apprezzare una materia che, invece, parrebbe destinata ai suoi cultori.
L’ultimo contributo di Angelo Fanelli (come le sue molte altre pubblicazioni di carattere storico) si pone, poi quindi, sullo stesso, solido solco storiografico che hanno saputo tracciare, con lui, i nostri più recenti e benemeriti cultori di storia municipale (Marisa Cacciapaglia, Antonio Fanelli,Vito L’Abbate, Caterina Lavarra, Guido Lorusso e Maria Aurelia Mastronardi), che hanno, per l’appunto, contribuito a creare una nuova, ma davvero proficua stagione, di ricerche storiche fondate, specificamente, sulle fonti. E, quindi, sul loro precipuo esame. Sicché risultano contributi che riscattano precedenti decenni di pressappochismo e/o di dilettantismo, che poi, purtroppo, non si erano sempre rivelati fruttuosi, per l’avanzamento (reale) degli studi di storia municipale conversanese.
Nella sua monografia Fanelli non cita (forse perché gli sono sfuggiti) due poco noti ma, forse, non marginali contributi che interesano, comunque, l’argomento del suo saggio. Questi sono: l’unico tentativo che ha ricostruito le vicende, storicamente accertate, della vita e delle opere della moglie di Giangirolamo II (cfr. Antonio Fanizzi, “Donna Isabella Filomarino contessa di Conversano”, in “« La Bruna». Il nobile culto carmelitano donna Isabella”, a cura di G. Lenoci, GraficaScisci, Conversano 1998).E la sola, anche se pur breve, nota dedicata a riorganizzare i dati dell’attività del benemerito notaio conversanese, Francesco Giuliani seniore, a ragione spessissimo citato nel contributo di Fanelli (cfr. Franco Iatta, “L’attività del notaio Francesco Giuliani”, in “l’altroFAX”, a. II, n. 163,del 24/9/2004, p. 6).
Poi manca, purtroppo, nelle pagine finali di “Cultura economia e religiosità a Conversano nel ‘600“ - e a nostro avviso questa è una delle poche mende della pubblicazione - l’indice dei nomi riportati nel testo e nelle note a piè di pagina, dato che non permette una rapida consultazione dell'opera. Mentre, oggi, l’uso dei personal computer ne rende la redazione molto meno faticosa che non nel passato.
Ci permettiamo, poi, di segnalare la monografia a tutti i membri del premio «M. Marangelli», che tra non molto si dovranno riunire per designare il vincitore del premio, che compie il suo ventennale della nascita. Perché la ricerca di Angelo Fanelli merita di far parte dei prestigiosi annali del premio.
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